Chiudere una gara al passo (come un Redmond ante-litteram)
Salire su un podio con Smith e Carlos (ma non chiamarsi Norman)
Se avete voglia di proseguire la lettura, potremo comprendere che queste storie annunciate di sport, riguardano due azzurri della velocità italiana anni Sessanta; Pasquale Giannattasio e Ito (Ippolito) Giani, atleti che hanno avuto tra il 1966 ed il 1967, un paio di stagioni ad alto livello. Siamo ancora vivendo l’effetto Berruti che ha avuto in Ottolina (come visto la scorsa settimana) il primo atleta capace di seguire le orme del torinese.
È il 1966, Europei di Budapest: PASQUALE GIANNATTASIO (velocista campano di Giffoni Valle Piana) gareggia agli europei con un obiettivo ed una speranza. L’obiettivo è la finale, la speranza è il podio, anche se oggettivamente ci sono avversari proibitivi da poter superare, a cominciare dal francese Bambuck e dal polacco di turno, Maniak. Eppure alla finale Giannattasio ci arriva dopo aver vinto batteria e semifinale. Ma proprio in quest’ultimo impegno, il velocista azzurro ha rimediato uno strappo. Arrivare ad una finale dopo aver vinto una semifinale e non poterla disputare è forse la situazione più sgradevole e più sconcertante per ciascun atleta. Ti lascia la disillusione dopo un’estate passata a preparare ed a sognare quell’evento e l’interrogativo irrisolvibile di come sarebbero andate le cose senza quel maledetto contrattempo. Eppure a quella finale Giannattasio vuole essere presente e si presenta ai blocchi per onor di firma. Possiamo vederlo per un secondo in corsia otto, al passo, poi le inquadrature devono occuparsi degli altri atleti in gara. Fra questi, in corsia uno, ITO (IPPOLITO GIANI) un varesino che riesce a far parte dell’elite europea centrando un buonissimo quinto posto in 10.7. Ottolina lo chiamava Gito per comunanza di passione motociclistica. Si era formata, una vera e propria squadra Laverda con Carlo Laverda, Eddy Ottoz, Sergio Ottolina, Roberto Frinolli, Renato Dionisi, Furio Fusi e giustappunto Ito Giani. Per la cronaca vittoria del polacco Maniak sul francese Bambuck.
Nella staffetta di Budapest qualche giorno dopo, buon sesto posto dell’Italia (Preatoni, Ottolina, Simoncelli e Giani). Vittoria francese sull’Unione Sovietica. Ovviamente assente Pasquale Giannattasio per via dell’infortunio nella prova individuale. È anche l’occasione per riparlare di Ottolina, il protagonista della scorsa settimana nelle nostre storie.
Il capolavoro di Giannattasio agli europei indoor di Praga 1967 (ancora nella forma ufficiosa di Giochi Europei e sulla distanza di 50 Metri). Vittoria e medaglia d’oro in 5 secondi e 7, sul sovietico Lebedev. E in premiazione l’atleta azzurro non sa trattenere un largo sorriso.
Giani risponde con il bronzo alle Universiadi di Tokyo del 1967 nei 100, in corsia più esterna. Vince l’ivoriano Kone. Non una gara qualsiasi. Tanto per certificare la grandezza di quella finale, l’argento è di Tommie Smith, l’eponimo dei 200 metri nella finale olimpica dell’anno dopo. Nelle immagini anche Ito Giani in ottava corsia sul podio, con cotanta compagnia. Allora le Universiadi valevano dieci volte di più di quanto non avviene oggi. Non disponiamo, purtroppo, dell’oro che Giani vince con la staffetta azzurra a quegli stessi Giochi Universitari. Sarebbe un sogno poter recuperare anche il suo oro ai Giochi del Mediterraneo, sui 200, qualche settimana dopo, trasmesso dalla Rai ma mai riproposto.
Grandi momenti per Giannattasio e Giani anche a Città del Messico 1967 nelle Preolimpiadi che si svolgono ad un anno dai Giochi previsti nella capitale messicana. Manifestazione preolimpica non più in vigore ma allora estremamente interessante ed utile perché si prendeva confidenza con l’altura messicana.
Nei 100, in semifinale, Giannattasio realizza il primato italiano di 10.2, eguagliando Livio Berruti. In precedenza lo speaker della manifestazione aveva annunciato il tempo di 10.1 (sarebbe stato record assoluto con possessore unico), ma poi l’arrotondamento aveva fatto slittare l’ufficialità di un decimo in più. Le immagini si riferiscono alla finale di quella Preolimpiade dove Giannattasio (nelle corsie centrali) è secondo, preceduto solo dal solito ivoriano Kone, eguagliando ancora il tempo di 10.2. A testimonianza della grande prova di Giannattasio, oltre al tempo, di due decimi superiore al record mondiale, il fatto di aver battuto gli statunitensi quotatissimi Carlos, terzo e Pender, quinto.
Nel secondo impegno di quella manifestazione messicana, i 200 metri, sono presenti sia Pasquale Giannattasio, che Ito Giani. Giannattasio (al centro) deve arrendersi in 20.8 allo stesso John Carlos che sarà bronzo nel 1968 nella celeberrima finale olimpica, mentre possiamo vedere al terzo posto Ito Giani, un decimo appena dopo, in ottava corsia. Mentre Giannattasio tornerà in Italia con la soddisfazione di un doppio argento, Giani potrà realizzare, di essere salito anche lui su un podio, l’anno prima con i due statunitensi della famosa protesta olimpica di Messico 1968, Smith (Universiadi) e Carlos (Preolimpiadi).
Ma l’Atletica, come si è detto più volte, è un’autentica metafora della vita. A volte i destini si incrociano, condizionati dal morale e dagli esiti agonistici. I sogni a volte non si realizzano e le storie lasciano talvolta qualche rammarico di troppo per non essersi espressi come si voleva o si poteva.
Causa infortunio, Giannattasio dovrà rinunciare alle Olimpiadi di Messico 1968. Terminata l’ attività agonistica, seguì in particolare i migliori velocisti delle Fiamme Gialle, da Ullo a Simionato. Il destino ce lo ha portato via molto presto, nel marzo 2002. A lui è dedicato lo stadio della Stella Polare di Ostia.
Giani non seppe ripetere il suo fantastico 1967. Il 24 maggio del 1969 un incidente motociclistico poteva costargli la vita; egli si scontrò contro un camioncino che stava facendo manovra proprio nella sua Varese. Riportò gravi contusioni ed uno stato comatoso ma si salvò senza poter tornare a gareggiare. Ci ha lasciato nel 2018.
SCUSATE AVETE VISTO PASSARE IL ’73
Tripletta Urss ai Mondiali londinesi di Pentathlon moderno. Le immagini si riferiscono alla corsa campestre che chiudeva l’evento. Vittoria globale per Lednev, in grado di precedere i connazionali Tchmelev e Onishenko.
Chiudiamo ringraziando Sportinmedia e tutti i lettori della pagina. Prossima settimana ci occuperemo di ginnastica, rievocando i mondiali di Anaheim del 2003.
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