La scorsa settimana avevamo preannunciato un capitolo dedicato ai velocisti azzurri Ottolina e Giannattasio, salvo modifiche. In realtà una variazione l’abbiamo apportata in quanto abbiamo preferito dedicare ai velocisti azzurri due puntate distinte. Questo giovedì parleremo di Sergio Ottolina, mentre la prossima settimana ci occuperemo di Pasquale Giannattasio, dedicando egualmente alcune clips anche ad un altro velocista azzurro con punte di rendimento notevoli: Ito Giani.
Questa (e la prossima) non sono pagine per intristirci, stiamo ricordando, è vero, atleti azzurri che non ci sono più, ma vorremmo rievocarne le loro gesta nel pieno della loro carriera che li ha visti protagonisti nel corso degli anni Sessanta. Quindi bando ad ogni malinconia anche perchè, dai ricordi di chi lo ha conosciuto e dalle interviste rilasciate, il solo nominare la figura di Sergio Ottolina comporta un automatico “rimando” alla simpatia e al buonumore. Solo che allora non c’era un’Elisabetta Caporale al parterre per le interviste per far risaltare pubblicamente l’umanità degli atleti.
SERGIO OTTOLINA ci ha lasciato da poco, appena dopo aver varcato il traguardo degli Ottant’anni, di lui si ricorda una carriera sempre al vertice nazionale, in grado di ritagliarsi spazi internazionali di massimo valore, spesso in lotta con il suo rivale Livio Berruti. Chi ci legge non dovrà stupirsi di trovare filmati già mostrati nel corso della nostra precedente dissertazione su Berruti (puntata n.20) ma è evidente che, facendo le stesse gare, le loro carriere si sono intersecate spesso, talvolta unendosi in staffetta. In ogni caso anche i filmati riproposti possono essere visualizzati solo accedendo a Sportinmedia. Come anticipavamo il ricordo che Ottolina ha lasciato è quello di un personaggio brillante, capace di tirare su il morale ad un gruppo immalinconito dalle tante trasferte e dalla lontananza da casa, con scherzi ed ilarità. Proprio Livio Berruti la vittima preferita di questi scherzi, non proprio leggeri, dalle scarpe bianche lucidate di nero alle aringhe nel tubo di scappamento, dal teschio nascosto sotto le lenzuola per arrivare al classico del matrimonio inventato (con invio di partecipazioni spedite, dopo un viaggio del nostro protagonista proprio dal paese di Livio, Stroppiana Vercellese). I suoi compagni rimproveravano al piemontese un eccesso di divismo, forse da lì nasceva la “genesi” di quegli scherzi che possiamo comunque definire collettivi. Berruti ha peraltro spesso sottolineato che il suo non fosse un atteggiamento da divo, ma semplicemente un carattere eccessivamente timido, interpretato, invece, dagli altri come snobismo.
SPECIALE LIVIO BERRUTI – DI LUCIO CELLETTI
Ma la nostra è una storia per filmati e quindi cercheremo di vedere Ottolina in azione in alcune delle tappe della carriera. Non abbiamo la pretesa della completezza ma l’umiltà di credere di aver individuato alcuni suoi sprazzi di carriera fra i principali tra i 100 e i 200. Non esiste invece, purtroppo. una compiuta documentazione di contributi filmati delle sue incursioni sui 400 metri.
Una storia cominciata ai campionati studenteschi di Milano, con un salto in lungo da 6.62 ed una partecipazione in staffetta. Passano gli anni, Ottolina si fa le ossa in una nazionale dove nel frattempo Berruti vince le Olimpiadi. Dopo Roma 1960, Berruti disputa un eccellente 1961, ma Ottolina cresce in modo prepotente. Nel giugno 1962, sulla strada che porta agli europei di Belgrado, un successo contro la Germania all’Olimpico di Roma, nei 200. Per Ottolina un tempo di 21.0 per precedere Kaiser, Bender e, per la prima volta, Berruti, a tre mesi dalla massima rassegna di quell’anno.
Di quello stesso confronto la staffetta: vince la Germania ma potete sentire all’interno le sintomatiche belle parole dello speaker dell’Istituto Luce all’indirizzo della speranza azzurra, impegnata in terza frazione.
Ed infatti agli Europei di Belgrado del settembre 1962 è solo Ottolina a giocarsi le chances dell’Italia sui 200. Uno splendido bronzo con il tempo di 20.8, dietro allo svedese Jonsson ed al polacco Foik. Immagini già proposte da tempo da chi scrive (al punto che ci illudiamo che lo stesso Ottolina possa averle riviste) ma questa volta hanno un valore diverso perchè legate alla sua carriera.
Nella staffetta 4×100 dello stesso europeo, Ottolina è presente nella staffetta correndo la seconda frazione preceduto nell’impegno da Berruti e seguito da Sardi e Colani. Un quartetto da quinto posto in 40.3 nella finale che è vinta dalla Germania Ovest.
Nel luglio 1963 lo vediamo rappresentare l’Italia nei 100 metri nell’Esagonale di Enschede dove vince il transalpino Delecour in 10.7, mentre Ottolina è terzo preceduto dal tedesco Gamper, per la piazza d’onore. Come scrivemmo nella puntata su Berruti, l’Esagonale era un evento che raggruppava alcune nazioni dell’Europa occidentale: Germania, Francia, Olanda, Svizzera, Belgio e Italia.
NEL GIUGNO 1964 OTTOLINA VOLA NELLA PIU’ IMPORTANTE SETTIMANA DELLA CARRIERA. Dapprima la due giorni di Saarbrucken del giugno 1964 durante il tradizionale confronto contro la Germania. Tanto per gradire un primo squillo sui 100 imponendosi in 10.4 su Knickenberg, Berruti ed Hebaut. Il filmato con una ricostruzione, si parte dall’Istituto Luce e si chiude con immagini Rai.
Poi sui 200 metri per la furia Ottolina la vittoria in 20.4 per realizzare il primato europeo sui 200, migliorando lo storico record continentale di Berruti, realizzato nel corso della vittoria olimpica (al tempo anche record mondiale). Seguono Schumann, Sardi e Gamper. Anche qui una ricostruzione, si parte dall’Istituto Luce e si chiude con immagini Rai. Un record che verrà migliorato soltanto nel 1969, dallo svizzero Clerc di un decimo.
Il grande momento ottoliniano continua pochissimi giorni dopo nel Meeting di Zurigo: egli riesce ad imporsi brillantemente in 10.3, suo record sui 100. Queste le immagini a lui dedicate dalla corsia più interna.
L’atteso appuntamento olimpico di Tokyo 1964, ad ottobre. Nel frattempo le ginocchia avevano fatto i capricci al punto da dover ricorrere ai fanghi all’Isola d’Elba. Nei 200 metri, quinto posto per Berruti ed ottavo per Ottolina (20.9), ma lui stesso ci scherzerà sopra tramutando l’ottava piazza in …ottimo posto. Sicuramente il nostro atleta non disputò la finale nelle migliori condizioni, visto anche l’impegno ravvicinato con la semifinale nello stesso pomeriggio. L’Ottolina di giugno, formato Saar, aveva tutte le carte in regola per aspirare al podio, anche se il vincitore Carr sembrava francamente inarrivabile. Infatti nella finale in Giappone lo si vede in linea con i primi almeno per 160 metri.
La staffetta 4×100 a Tokyo 1964, in terza frazione. Lo precedono Preatoni e Berruti, mentre chiude Pasquale Giannattasio protagonista della nostra pagina della prossima settimana. Gli azzurri finiscono in settima posizione.
Un filmato con immagini esclusivamente dedicate ad Ottolina nell’Esagonale del 1965 a Berna. Una prova da terzo posto nei 200 metri, verosimilmente condizionata da problemi fisici. Vittoria per il transalpino Piquemal sul tedesco Schroeter.
Dal 1966 un successo a Modena sui 200 metri nel confronto contro l’Ungheria e la Svizzera, alla presenza anche di Berruti, definito nel filmato come il sempiterno rivale.
Nel Meeting allo stadio White City di Londra 1966, Ottolina termina terzo nei 100, tenendo quasi a Battesimo Jim Hines, futuro campione olimpico. Secondo il britannico Kelly. Proprio nella capitale britannica Ottolina aveva esordito in nazionale nel 1960.
Ma eccoci alla giornata olimpica di Città del Messico 1968 dove Sergio corre due finali in mezz’ora. La finale della staffetta 4×100 nel 1968, corsa in prima frazione con Preatoni, Sguàzzero e Berruti, per un settimo posto, con primato nazionale eguagliato (39.2).
Come abbiamo detto, abbiamo il rammarico di non poter disporre di filmati sui 400 metri, Sul giro di pista l’azzurro è stato primatista italiano con 46.2, fino all’avvento di Marcello Fiasconaro nel 1971. Possiamo seguire, però, la finale di Città del Messico della staffetta 4×400 con Ottolina, anche qui, in prima frazione, dove l’Italia è composta anche da Puosi, Fusi e Bello. Settimo posto per gli azzurri. Commento del 2003 di Dario Puppo.
La “valigia” dei filmati è stata svuotata, non quella dei ricordi, non sempre felici, ma sempre autentici, anche per certificare quella fama di “mattacchione”: come ad esempio il dopo Messico transitando per Cuba e per gli Stati Uniti (con ritorno in Italia con la nave Raffaello), l’incidente motociclistico che lo terrà lontano dai campi di gara per un lungo periodo e di fatto ne chiuderà la sua carriera di livello, i suoi trascorsi in Sudafrica (chiamato da Marcello Fiasconaro) dove nascerà sua figlia Greena, i resoconti da quel paese alla Gazzetta con lo pseudonimo di Otto Krumenacher, gli anni trascorsi nel settore vinicolo, negli articoli sportivi e nel suo settore quasi naturale, le moto, il Giro d’Italia in motocicletta, la sua seconda carriera nel bob, una Parigi-Dakar, gli anni alle Maldive, grazie al collega Furio Fusi (allora Direttore Generale del “Club Vacanze” di Milano); prestò quindi la sua opera (che potremmo definire di affabulatore) nelle Maldive in inverno come pescatore accompagnando i clienti a pesca all’alba ed al tramonto ed a Lavarone in estate come P.R., non disdegnando anche di salire sul palco per piccoli spettacoli di animazione serale. Ecco una foto dalla sua esperienza delle Maldive. Ce l’ha trasmessa Furio Fusi che ci ha ricordato Ottolina mettendoci il cuore.
Come ci ha detto Furio Fusi (che salutiamo e ringraziamo) campione italiano dei 400 metri, collega ma soprattutto amico carissimo di Sergio Ottolina, questi era uno spirito libero, un’anima semplice che sapeva emozionarsi anche per piccole cose.
Sempre da Fusi, crediamo sia giusto concludere, con alcune sue parole estrapolate dal sito la-cross.org : “Un po’ di sana follia non guasta mai, come anche Sergio Ottolina e compagni di merende, ci avevano insegnato…..Il mondo era in bianco e nero e le piste erano di carbonella nera e terra rossa ma, il colore che maggiormente brillava era l’Azzurro”. In fondo, aggiungiamo noi, le prove veloci delle pista sono una metafora della vita e le varie distanze rappresentano i momenti della nostra esistenza che in fondo non è che una corsa continua. Ma vogliamo concludere con spirito allegro con una immagine da uno scherzo appena compiuto ed un’atmosfera di grande amicizia fra gli atleti di quella nazionale. Si riconoscono Eddy Ottoz, Furio Fusi, Sergio Ottolina, un semicoperto Ennio Preatoni, Erminio Azzaro.
La prossima settimana ripercorreremo le stesse latitudini atletiche, sul versante di due colleghi della pista, Pasquale Giannattasio ed Ito Giani che lo stesso Ottolina aveva rinominato “Gito” (scopriremo il perchè la prossima settimana).
SCUSATE, AVETE VISTO PASSARE IL ’73?
Ci spostiamo al 1973, ma rimaniamo in ambito atletico per seguire una prova della finale di Coppa Europa femminile che per la prima volta si svolge nella stessa località dell’epilogo maschile, ad Edimburgo, in sessione unica, un giorno prima della doppia giornata maschile. A caratterizzare l’evento la mitica Renate Meissner-Stecher, regina incontrastata per la velocità anche per il 1973. Eccola affermarsi sui 200 metri.
Chiudiamo rivolgendo un commosso pensiero, lassù, a Sergio Ottolina, ringraziando Sportinmedia e tutti i lettori della pagina.
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