TOUR DE FRANCE, un romanzo quotidiano di luglio che richiama alla canicola, al territorio d’Oltralpe, alle…salite ardite e alle ridiscese, alle imprese epiche e perfino alla noia di certe tappe.
Tutte caratteristiche (con qualche distinguo, soprattutto stagionale) che potremmo attribuire anche al nostro Giro d’Italia, eppure con maggiore efficacia mediatica i nostri cugini transalpini hanno fatto del Tour la corsa a tappe più ambita, quando in passato si poteva parlare di due corse paritetiche del panorama del pedale.
In ogni caso il nostro appuntamento odierno è dedicato ad alcune tappe della corsa gialla che sono arrise ai colori italiani, da parte di campionissimi, comprimari, gregari o velocisti.
QUESTA DISSERTAZIONE È SUDDIVISA IN DUE APPUNTAMENTI, in quanto una soluzione unica del capitolo avrebbe rischiato di essere ancor più selettiva di quanto dovrà pur esserlo.
Prima dei filmati, anche per rispettare l’ordine cronologico, svolazziamo per 99 anni alla scoperta di una cronaca cartacea d’epoca del “Guerin Sportivo” che …santifica in prima pagina il successo di Ottavio Bottecchia. In questo modo apriamo idealmente il countdown del centenario del primo successo italiano al Tour, nel 1924.

Non potevamo non continuare con Gino Bartali, trionfatore in due Tour a cavallo della guerra. Dal 1948 la splendida vittoria a Lourdes, nel commento di Beppe Conti, davanti a Robic e Bobet. Nel tempio della devozione la vittoria del pio Gino, campione di fede. Come’è noto Bartali vincerà il Tour andando a togliere la maglia gialla a Bobet in occasione delle tappe alpine. Vi tralasciamo la storia che il “toscanaccio” abbia sventato con i suoi successi una guerra civile perchè verosimilmente giunta fino a noi anche grazie ad una narrazione vieppiù esagerata.
Di anno in anno, il Tour si tinge del tricolore azzurro. Una tappa del 1949 che il traguardo italiano di Aosta contribuisce a rendere ancora più epica. Parzialmente con un commento d’epoca la vittoria di Fausto Coppi che conquista la maglia gialla in via definitiva. Secondo Gino Bartali.
Del terzo uomo, Fiorenzo Magni, la vittoria di Niort in quello che poteva essere il suo anno, il 1950, se la squadra non si fosse ritirata in seguito ad alcuni scalmanati nella tappa di Saint Gaudens, nei confronti di Bartali. E così Magni che aveva conquistato il giallo, giusto in quella tappa, deve seguire tutta la squadra nel ritiro collettivo. Diversamente avrebbe vinto il Tour? Fiorenzo è morto nel 2012, ancora nel dubbio di un interrogativo, forzatamente irrisolvibile.
Anno 1961: tappa pirenaica terribile (meteorologicamente parlando) di Superbagneres con trionfo di Imerio Massignan davanti a Guido Carlesi. Quest’ ultimo si piazza al secondo posto nella classifica finale dietro al fuoriclasse Anquetil. La voce è del transalpino Jean Paul Ollivier, insigne giornalista francese delle epoche di Antenne 2, con una passione infinita per la storia del ciclismo e dello sport che purtroppo i giornalisti italiani non hanno, salvo qualche nobile eccezione. A lui il merito di aver ricostruito nel 1980 la storia del Tour attraverso una rubrica che ripercorreva, uno al giorno, gli ultimi venticinque Tour (dal 1955 al 1979).
Tour 1962: si è passati dalle squadre nazionali alle formazioni con i gruppi sportivi: un’affermazione di Mario Minieri su Rino Benedetti. mentre Dino Bruni è quinto sul traguardo di Lucon. Ancora con la voce di J.P.Ollivier. Arrivo di quelli che non se ne vedono più, su una pista in terra battuta.
Nel 1965 il trionfo di Felice Gimondi, neoprofessionista. Questa è una delle tappe decisive, la cronoscalata di Mont Revard. Voce di Beppe Conti.
Dal 1970 a Rennes, la volata di Marino Basso. La voce francofona è del belga Rodrigo Beenkens, di origine materna portoghese, come tradisce il nome di battesimo, la cui fama ha travalicato i confini per giungere fino a noi.
Dal 1971, tappa di Roubaix, questa affermazione di Pietro Guerra che, da cronoman più che discreto, deve anticipare (con Stevens) i fuggiaschi per evitare una volata in cui il belga Van Vlierberghe avrebbe avuto vita facile. Audio rielaborato per necessità di racconto.
Nel 1976 Giovanni Battaglin si aggiudica con un colpo di mano la tappa di Caen ad inizio Giro. Particolare fuori onda. A fine tappa il corridore di Marostica viene aiutato nell’intervista da un euforico Cesare Facetti, giornalista di Tuttosport, che ne traduce le parole per la diretta di Antenne 2. E’l ‘ultima comparsa in Tv del giornalista che purtroppo ci lascerà improvvisamente poche settimane dopo il Tour. Il posto del ciclismo nel quotidiano torinese sarà preso da Beppe Conti.
Tappa all’Isola d’Oleron (1983), vittoria di Riccardo Magrini. Non sono immagini inedite, al punto che lo stesso interessato ha condiviso questo stesso video nel suo “Veglione del Tritello” ma l’8 luglio prossimo saranno quarant’anni dal successo dell’opinionista di Eurosport, apprezzatissimo per la brillante esposizione e per il modo inimitabile (anche spassoso) di fare ricorso alle esperienze del passato non necessariamente ciclistiche (fra le tantissime, sceglieremmo il ricorso, anni fa, al cronometro del famoso driver di trotto tedesco, Gerhard Kruger). In ogni caso un finale particolarmente roboante che non possiamo non ignorare in occasione di questa rotonda ricorrenza. La vittoria del Magro interrompeva quattro anni di digiuni azzurri nelle vittorie di tappa al Tour, cagionati soprattutto da una…scarsa frequentazione italiana.
Altro digiuno. Per ritrovare un nuovo successo italico al Tour dobbiamo ancora arrivare alla tripletta di Bontempi nel 1986. Questo il suo secondo successo a Nevers (penultima tappa) con notiziario belga d’epoca.
SCUSATE, AVETE VISTO PASSARE IL ’73?
Il consueto appuntamento dei 50 anni. Il Tour 1973 (del quale abbiamo visto la settimana scorsa il prologo) non è certo anno da corsa a tinte…azzurre, il mese ci porta invece una grande affermazione dai mondiali di scherma a Goteborg. Mario Aldo Montano si aggiudica l’oro nella sciabola, superando in particolare il sovietico Sidiak, l’oro di Monaco 1972. Di quell’assalto possiamo vedere una ricostruzione, parzialmente con la voce di Mario Malagamba, Una rivincita in grande stile per il campione livornese. L’evento fu seguito in radio da Mirko Petternella. Tra i protagonisti nazionali della spada, quell’anno, anche Francesco Loy (figlio di Nanni Loy, famoso regista) che si divideva fra scherma e musica. Infatti egli faceva parte del famoso duo Loy e Altomare, che proprio in quella estate avrebbe avuto successo con il brano “Insieme a me tutto il giorno”. Approfittiamo dell’occasione per specificare che ci occuperemo di scherma fra due settimane per un storico viaggio iridato fra le lame, esaurito il doppio capitolo sul Tour.
Grazie ancora a tutti Voi e naturalmente a Sportinmedia.