Estate del 1971. La nostra atletica si sta rinnovando. Abbiamo nel mezzofondista Franco Arese il nostro uomo di punta, ma il fermento viene dal settore della velocità. Nei 100 metri sono emersi due velocisti di belle speranze, Oliosi e Guerini, mentre sulla distanza doppia sta mettendosi in luce un campione che il “Corriere dello sport” chiama il sudista, un certo Pietro Mennea. Si può guardare ai Campionati Europei, di quello stesso anno in terra finnica, con fondata fiducia. Arriva però una notizia clamorosa ad entusiasmare l’ambiente. Sta piovendo dal cielo, da uno sperone dell’altra parte del mondo…. un altro italiano che può dare una speranza in più alla nostra atletica, guidata, con ottimismo e lungimiranza, da Pietro Nebiolo. Viene dal Sudafrica, pratica il rugby a Città del Capo, si chiama MARCELLO FIASCONARO: si disse allora che tutto partì da una segnalazione dell’ex lanciatore Carmelo Rado, di stanza in Sudafrica. Il giovane corre a spallate, quasi a non voler nascondere la sua provenienza rugbistica, ma va fortissimo e soprattutto promette davvero bene, soprattutto se i tecnici ne miglioreranno lo stile e l’efficacia di corsa. Suo padre Gregorio, musicista, nato a Castelbuono in Sicilia (prigioniero di guerra con gli inglesi a Durban), quando uscì di prigione divenne uno dei più importanti operisti del paese e insegnò all’università. Intanto Marcello (che era nato da una mamma belga, sig.ra Marie Mabel, consorte di Gregorio) cresceva giocando a rugby nei cortili.
In tempi sostanzialmente brevi Marcello ottiene il passaporto italiano. È quasi implicito sottolineare che questo capitolo di Viale delle Rimembranze esce in occasione del CINQUANTENNALE DELLO STORICO RECORD DI MARCELLO FIASCONARO SUGLI 800 METRI (1.43.7), all’Arena di Milano, il 27 giugno 1973, nel corso di un confronto fra le nazionali di Italia e Cecoslovacchia.
Per meglio “gustare” la puntata odierna dovremmo prima di tutto cercare di separare il ricordo dal rimpianto. Da un lato il dolce rimembrare di una impresa che poté essere seguita in diretta Tv, dall’altro il profilo di un campione dall’enorme potenziale fermato troppe volte dai tendini. Ma innegabilmente l’italo-sudafricano ha lasciato il segno nella storia, anche per la sua testimonianza di atleta gentile, con il suo italiano stentato (per dirla alla Ivan Graziani), dai modi sempre garbati, proiettato nell’atletica italiana, con il cuore e con gli affetti nel lontano Sudafrica.
Ecco una carrellata di alcune sue gare. Prima ancora di vederlo in Italia per il suo debutto sulle piste della nostra penisola nel 1971, ecco Fiasconaro impegnato in Rhodesia nel mese di giugno dello stesso anno. Il meeting di Salisbury ha una valenza più politica che sportiva, in quanto nell’ambito di un confronto fra Malawi e Rhodesia, partecipano a livello individuale atleti sudafricani bianchi e neri, per la prima volta insieme in una manifestazione ufficiale. In questo 400 metri, a poche battute dal traguardo, ormai proteso verso una facile vittoria, Fiasconaro cade maldestramente rischiando di farsi male. Ma l’Italia lo attende e questa disavventura finisce per essere subito dimenticata. Sta per arrivare la primissima parte della carriera italiana.
Debutto italiano all’Arena di Milano il primo luglio ’71. Egli figura nell’elenco dei partecipanti come appartenente ad una fantomatica società atletica chiamata FIDAL, onde sfuggire a sanzioni eventuali del Comitato Internazionale Olimpico e della Iaaf. Esordio vittorioso sui 400 in 46.7 per il neoitaliano. Degli altri azzurri, Puosi è secondo, Fusi quinto, Trachelio sesto. Voce di Maurizio Barendson in un commento di immagini di repertorio, susseguenti allo sfortunato forfait di Monaco 1972.
Campionati italiani all’Olimpico (finale l’8 luglio 1971) per andare a migliorare il record italiano in finale con un 45”7 che fa sognare in vista degli Europei di Helsinki, fra meno di 40 giorni. Tempo di grande rilievo europeo e nuovo primato italiano. Secondo è Puosi in 46″5 (record personale), terzo Tranchelio (47″). quarto Cellerino (47″3), poi ancora Costa, Bianchi, Fusi (campione uscente) e Serra. Una vittoria netta, a dispetto di chi alla vigilia aveva sporto reclamo in quanto l’azzurro non risultava ancora tesserato per alcun club e si riteneva non avesse ottenuto in tempo il requisito di qualificazione. Ma anche un risultato globale di una formazione 4×400 che egualmente può sperare in un grande risultato continentale. Invece il telecronista Rai Paolo Rosi deve far ricorso alle sue conoscenze dell’inglese in quanto Marcello Fiasconaro non parla ancora la lingua italiana. Seguirà, fuori dalle nostre immagini la fondamentale sfida di fine luglio 1971 a Viareggio contro Spagna e Grecia, dove l’italo sudafricano migliora ancora di due decimi il record nazionale.
Arrivano gli Europei di Helsinki, con il carico di entusiasmo e di interesse che l’atletica sta suscitando, con la nuova cadenza continentale. Si è, infatti, passati da un Europeo ogni quattro anni ad uno ogni due anni. Si ritornerà subito indietro ma intanto è così. Nella giornata di venerdì 13 agosto 1971 confluiscono varie speranze azzurre. Dionisi à bronzo nell’Asta, Mennea è sesto nei 200 scendendo sotto i 21” per la prima volta, ma le speranze fondate di una grande affermazione sono legate a Marcello Fiasconaro. Come diceva l’insigne giornalista Vanni Loriga, da poco scomparso, l’azzurro si preoccupò dello spauracchio di Polonia, Werner, non curandosi totalmente della fuga folle del britannico Jenkins, in corsia esterna. Il britannico si aggiudica la medaglia d’oro resistendo ad un altrettanto folle ritorno di Fiasconaro: 45.5 per entrambi, record nazionale eguagliato. Mani nei capelli per l’azzurro, forse anche lui si aspettava il gradino più alto. Fu un fantastico argento, ma forse poteva andare meglio per un oro europeo sulla distanza che non abbiamo mai conquistato a livello maschile. Il finale di gara nella telecronaca di Paolo Rosi.
Dopo due giorni la finale della 4×400 che chiude gli europei. È arrivato pochi minuti prima l’oro di Arese nei 1500. Con un finale spaventoso, cronometrato in 44.7, Marcello catapulta la 4×400 azzurra al bronzo (3.04.6) con Lorenzo Cellerino, Giacomo Puosi, Sergio Bello. Vittoria della Germania Ovest. Un bronzo che vorremmo idealmente attribuire anche a Furio Fusi ed a Claudio Trachelio, azzurri di grande spessore nella specialità a cavallo di due decenni. Non va anche dimenticato Sergio Ottolina, recentemente scomparso, che spesso si sobbarcava l’onere doppio di percorrere in prima frazione, a poche decine di minuti, tanto la 4×100, quanto 4×400. Lo stesso Ottolina si allenò in Sudafrica con Marcello. Ecco le immagini di quella gara premettendo che la rimonta di Fiasconaro non viene mostrata adeguatamente, ma ….il convento della memoria passa solo questo.
È il 1972: dopo una notevole stagione invernale indoor sui 400, sorge una suggestiva ipotesi, impostarlo sugli 800 metri, piuttosto che sui 400 per sfruttare il suo “motore” possente. Per tal motivo c’è questa gara di Bergamo nel corso della “Pasqua dell’Atleta”, trasferita, quell’anno, in sede orobica per via del rifacimento del manto dell’Arena di Milano. Un risultato di 1.47.7, su livelli di eccellenza nazionale per battere Fontanella, Riga e Baratto. Il tecnico Morale, ex azzurro e campione europeo sugli ostacoli nel 1962 è ancora dell’idea che l’azzurro debba persistere sui 400. Il coach scozzese Stewart Banner propenderebbe per la tesi opposta.
Fuori dalle immagini televisive la gara di Aarhus a poche settimane dalle Olimpiadi. Nel confronto Danimarca-Italia, Marcello Fiasconaro, sconfitto dal compagno di colori Lorenzo Cellerino denota tutti i suoi problemi fisici, un campanello d’allarme abbastanza consistente, amplificato da un collegamento radio con l’inviato Italo Gagliano, proprio nel momento del rettilineo finale.
Ed eccoci a Viareggio: quella che doveva essere la sfida clou assoluta del 1971, Newhouse contro Fiasconaro viene modificata dall’evolversi degli eventi. Newhouse non si è qualificato per i Giochi fallendo i trials Usa, Fiasconaro è assente e sembra in forse per i Giochi Olimpici: la rinuncia avverrà alla vigilia della gara in Baviera. Ma vediamoci comunque, pur in assenza di Marcello, questa vittoria di Newhouse nella cittadina versiliana, anche per un omaggio a Bello e Cellerino che si piazzano alle spalle del campione statunitense.
Entriamo nel 1973: la stagione comincia con varie gare in Sudafrica, culminate con i Giochi Sudafricani, dove Marcello va a conquistare il primato italiano, migliorandolo per 4 volte, segnando a Johannesburg un eccellente 1.44.7. Una stagione estremamente intensa nell’altro emisfero, ma ora viene la stagione europea. L’eterno dilemma 400-800 viene ancora a riproporsi fino al confronto Italia-Cecoslovacchia del 26 e del 27 giugno. Stiamo per arrivare al momento clou della nostra storia con il record mondiale sugli 800, ma intanto alla vigilia registriamo un’affermazione sui 400 che viene mostrata insieme ad altre prove del confronto con i ceki. Curiosamente il cinegiornale esalta la doppietta di Fiasconaro, mostra la vittoria sui 400, ma non …enfatizza a dovere il record mondiale sugli 800 metri.
27 giugno 1973. Eccoci al record mondiale: siamo quasi all’inizio della seconda giornata. L’Italia schiera Fiasconaro e Riga, i nostri avversari si presentano con Plachy e Kovacs. 1.43.7, basta il tempo per evocare un’impresa che il tempo non ha mai sopito. Il successo con la colonna sonora dei Focus, in una hit olandese in voga nelle radio italiane in quel caldo mese di giugno 1973.
Qui finisce la parte più gloriosa della nostra storia: ma per il 1973 c’è un capitolo amaro che va aperto, tanto incredibile, quanto inusitato. Una falsa partenza sugli 800 metri in semifinale di Coppa Europa, ad Oslo. L’Italia punta a confermare la qualificazione alla finale di Coppa del 1970, passano le prime due, l’Unione Sovietica è fuori portata, ma si deve battere la Gran Bretagna, impresa non impossibile in quanto la nazione avversaria è già qualificata, dovendo ospitare la finale ad Edimburgo. La seconda giornata offre quasi subito gli 800: Fiasconaro appare nervoso, si muove in partenza. Un acido giudice norvegese squalifica MARCELLO FIASCONARO PER DOPPIA FALSA PARTENZA NEGLI 800 METRI. Forse un movimento dell’azzurro ci sarà pur stato ma che diamine!!!, un pò di buon senso in una gara di mezzofondo. L’Italia perde punti preziosi, che si sommano ad altre disavventure, fino ad impedire la qualificazione per la finale di settembre.
Così per curiosità e per malinconia, vediamo la gara degli 800 nella finale di Coppa Europa ad Edimburgo. La seguiamo con commento inglese, non senza un ricordo televisivo, invero incidentalmente già accennato nella scorsa puntata. A commentare quella finale in Scozia, non Paolo Rosi, ma Giorgio Bonacina, telecronista reggiano che aveva commentato il nuoto fino all’avvento di Giorgio Martino. Vince il britannico Carter sul sovietico Arzhanov, in pratica gli stessi due difficili avversari che Fiasconaro avrebbe dovuto affrontare ad Oslo, se non fosse stato fermato dalla squalifica.
Rapidamente eccoci al 1974, alla finale degli 800 agli Europei di Roma dove Fiasconaro è approdato con qualche patema. La tattica di Fiasconaro è unica, un’azione possente con ritmo regolare che si spegne con l’attacco dello jugoslavo di Croazia, Luciano Susanj. Finita la “benzina”, Fiasconaro chiude sesto. Cosi Gianni Brera dalle colonne del Guerin Sportivo, con parole efficaci, forse impietose, con riferimento ad un grande purosangue del nostro galoppo che fu. “Fiasconaro ha i piedoni tarati, gli dolgono, è come se Ribot avesse un’unghia crepa, non potrebbe molto più che zoppicare”. Telecronaca della finale a colori con il commento di Paolo Rosi.
Dalla fine del 1974, vi mostriamo questo redazionale del Guerin Sportivo, che evidenzia il suo quadro familiare, l’importanza della sua Sally, il Sudafrica, le speranze di tornare in efficienza fisica, l’obiettivo olimpico distante ancora due anni.
Ancora un flash da inizio stagione 1975, ai campionati societari all’Arena. Fiasconaro ha molti problemi e deve imporsi senza entusiasmare in 1.50.1 precedendo Luigi Principato.
Nel mese di luglio 1975, alla vigilia della semifinale di Coppa Europa a Torino, avverrà un fatto tristissimo, la morte, dopo appena un mese, del figlio Gianmarco, che aveva avuto vari problemi fin dalla nascita. I guai fisici appaiono a questo punto un aspetto di secondo ordine ma certo non lo aiutano a distrarsi dalle tristi vicende familiari. Con forza d’animo straordinaria cerca di puntare alla finale di Coppa Europa, raggiunta dall’Italia, nel frattempo, nel concentramento di Torino. Dopo uno stentato meeting di Viareggio, Marcello Fiasconaro, inizialmente fra i convocati, deve rinunciare anche alla finale della Coppa Europa a Nizza. Negli 800 gareggia Vittoria Fontanella, senza troppa fortuna anche a causa di un alluce malconcio dopo una bellissima gara del giorno prima sui 1500. Di rinuncia in rinuncia, l’atletica non lo vede più tra i protagonisti, lo si capisce nel giugno 1976 ai societari di Rieti. Marcello vince con il tempo di 1’48″79, lamentando un forte dolore al tendine destro. In Italia si mette in luce nella specialità degli 800, Carlo Grippo che entra nella finale di Montreal, dove verosimilmente risente delle fatiche di una terribile batteria e di un’esaltante semifinale (finendo ottavo). Nella finale olimpica il cubano Juantorena toglie a Fiasconaro il record mondiale degli 800 con 1.43.5. Servizio sull’avvenimento di Gianni Minà e voce fuoricampo di Claudio Ferretti.
Considerazione finali… ma non andate via perché anche la clip sul 1973 è legata, in qualche modo agli avversari di Fiasconaro. Quanto al nostro protagonista ci sarà spazio nella pallaovale per disputare un campionato nel Cus Milano (1976/77). Nel 1976 la Fidal cercò di ripetere l’operazione Fiasconaro con un discobolo oriundo di provenienza nordamericana, Raffaele Fruguglietti, buon lanciatore, ma rimasto su livelli non superiori ai nostri due specialisti di punta di quelle stagioni, Silvano Simeon ed Armando De Vincentiis. Marcello torna a far parlare di sè, come padre di Luca Fiasconaro (classe 1980), che è ha giocato nelle file parmensi ad inizio del nuovo secolo. Abbiamo ricordato con piacere la carriera di Fiasconaro. Non tutti i sogni si sono realizzati: resta ancora il rammarico per il potenziale inespresso a causa degli infortuni. Ma chi era all’Arena od in Tv quella sera del 27 giugno 1973 non può dimenticare quel passaggio velocissimo in 51.2 e il secondo giro di pura, autentica, genuina, irripetibile follia.
SCUSATE AVETE VISTO PASSARE IL ‘73?
Restiamo nell’anno 1973 per un incontro triangolare tra Belgio, Gran Bretagna ed i padroni di casa della Grecia, ad Atene. Le immagini sono di metà luglio e si riferiscono dapprima ai 400, poi ai 200. Nei 400 metri vince il britannico JENKINS, la bestia nera di Fiasconaro agli europei del 1971; nei 200 s’impone l’avversario britannico di Mennea in quella stagione, Cristopher Monk sul belga (futuro asso dei 400m, prematuramente scomparso) Brydenbach e sul greco Tziortzis. Dovesse leggerci Franco Bragagna, il re del microfono (ed in tal caso lo salutiamo), ricorderà sicuramente, di aver menzionato l’ellenico in una telecronaca di oltre quindici anni fa, rimarcandone le origini cipriote.
Grazie a tutti ed a Sportinmedia. Per la prossima settimana la nostra proposta sarà un viaggio nel tempo più limitato, ma non per questo meno interessante; seguiremo un’edizione di un Giro ciclistico femminile, negli anni in cui il pedale muliebre ha costruito i prodromi di una progressiva ascesa a livello mediatico.
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