Dopo la trasformazione di Tele+2 da canale di nicchia a canale maggiormente popolare – vedi cambio di direzione Rino Tommasi-Aldo Biscardi (con relativo Processo) e introduzione dei posticipi di Serie A -, tra il 1994 e il 1995, Tele+ è alla ricerca di un modello di business sostenibile. I numeri complessivi restano deludenti e ci sono delle crepe a livello societario. Vittorio Cecchi Gori sente sempre più forte la rivalità con Berlusconi. I due imprenditori, da soci e alleati su vari fronti (cinema, TV, calcio), ingaggiano un duello molto acceso, che durerà per diverso tempo. La direzione di Aldo Biscardi suscita malumori all’interno della redazione e l’edizione del Processo ai Mondiali – USA ’94 (trasmessa in chiaro) si rivela un flop. I dirigenti di Telepiù lavorano su due fronti: arricchire la proposta con nuovi eventi per attirare un numero maggiore di abbonati (e il mercato, molto aperto, dei diritti tv delle coppe europee favorisce questa intenzione) e preparare l’avvento della pay-per-view, attraverso cui i tifosi potranno assistere a tutte le partite della squadra del cuore in diretta televisiva. Si va, quindi, verso il calcio totalmente televisivo, quello che conosciamo oggi.
QUARTA PARTE – IL FLOP DI BISCARDI A USA ’94, I NUOVI POSTICIPI VOLUTI DA TELE+2, SI LAVORA PER IL PROGETTO PAY PER VIEW
Il 1993 porta con sè i primi cambiamenti a livello societario. Vittorio Cecchi Gori, in costante polemica con Berlusconi, cede le sue quote, privando Telepiù della sua library cinematografica. Il presidente della Fiorentina, soprattutto dopo la scomparsa del padre Vittorio, ingaggia un duello su tutti fronti con il Cavaliere. Memorabili in tal senso le aspre polemiche circa la paternità del film “Mediteranneo“, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero, e quelle per la conclusione del campionato 1992/93, con le accuse al Milan di aver favorito il Brescia per danneggiare indirettamente la squadra viola (alla fine la Fiorentina andò in Serie B assieme allo stesso Brescia, sconfitto dall’Udinese nello spareggio di Bologna). Cecchi Gori vuole sfidare Berlusconi sul suo terreno (la TV) e ha in mente diversi progetti, legati anche alla nascita di una propria Pay-TV.
BILANCIO PRIMA STAGIONE DI POSTICIPI
Verso la fine della stagione calcistica 1993/94 è tempo di bilanci per la prima stagione di posticipi. I risultati sono discreti, ma Telepiù vuole cambiare qualcosa: la par condicio imposta dalla Lega Calcio prevede che tutte le squadre abbiano il loro passaggio in TV, ma così facendo sono state messe in onda diverse partite dallo scarso appeal.
Tele+2 passerà all’attacco con la Lega sul livello qualitativo delle partite da trasmettere. Fatti un po’ di conti, alla pay si sono accorti che la seconda parte della stagione, quest’anno, ha penalizzato gravemente l’attenzione del pubblico e il rinnovo degli abbonamenti semestrali. Pochi appuntamenti importanti, molte partite programmate solo nella logica ecumenica del contratto siglato con la Lega. Ma i 50 e più miliardi sborsati dalla pay valgono, per quest’ultima, un trattamento migliore. Dice Mario Rasini, capo della struttura produttiva, che “tutti verranno accontentati, ma le squadre di rango minore dovranno essere programmate nelle sfide con le grandi”. Ossia, l’obiettivo è quello di avere sempre, in tutti i posticipi, una delle prime squadre del torneo. La Lega non dovrebbe opporre troppe resistenze: i dubbi sull’affluenza negli stadi e sul Totocalcio sono svaniti, tecnicamente quelli della pay hanno lavorato bene sulla presentazione del prodotto-calcio, controindicazioni, insomma, non ce ne sono.
Tele+2. Tra qualche giorno festeggerà i due anni dal primo giorno di programmi “crittati”. Ai Mondiali ci sarà, in chiaro, il Processo all’Italia, con Biscardi in azione dopo le partite degli azzurri e qualche difficoltà logistica. Il Rosso, infatti, non potrà lavorare all’interno degli stadi. Sono state quindi trovate postazioni a qualche decina di metri dagli impianti. L’ impressione è che a Tele+2 ne avrebbero fatto volentieri a meno, ma come si fa a tenere fuori Biscardi dai Mondiali?
Antonio Dipollina – La Repubblica 21 marzo 1994
IL FLOP DEL PROCESSO DI BISCARDI A USA ’94
Al termine della stagione sono in programma i Mondiali di USA ’94 e Tele+2, diretta da Biscardi (il cui Processo durante Italia ’90 fece registrare ascolti clamorosi), è priva dei relativi diritti. Così, il giornalista molisano convince i dirigenti di Telepiù a organizzare un Processo ai Mondiali da trasmettere in chiaro, con lo studio principale a New York e collegamenti dall’Italia.
Qui il video della puntata speciale del Processo, per l’occasione a Capri, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali statunitensi.
Questo il racconto di Dipollina sulla prima puntata del Processo ai Mondiali Usa ’94, targato Biscardi.
“La mia faccia è tutta un programma”, lo ha detto Aldo Biscardi aprendo il primo Processo ai Mondiali, cinque minuti dopo Italia-Eire. Il programma, però, c’è stato lo stesso: ed è stato quello che di solito si definisce un irresistibile a hellzapoppin. Prendete il Processo consueto, quello del lunedì, e dividete Biscardi e gli ospiti tra l’ ippodromo di Meadowlands, i cancelli del Giants Stadium, lo studio di Milano e le telefonate da Los Angeles. Esilarante. Quando Biscardi dà la linea al “nostro studio mobile”, si scopre che questo è costituito da Ambra Orfei (praticamente in bikini) in piedi davanti a un cancello con un nugolo di tifosi italo-americani alle spalle. Biscardi, sovreccitato, si sbraccia e cerca scintille polemiche in tutti: soffre come un matto, perché sa che nello stesso momento, altrove, Galeazzi e Pizzul comodamente seduti intervistano Sacchi e Matarrese, comodamente seduti. Una volta non sarebbe successo”.
Antonio Dipollina – La Repubblica 20 giugno 1994
Il Processo ai Mondiali di Biscardi non ottiene gli ascolti auspicati e il livello qualitativo delle puntate è molto distante da quanto preventivato, soprattutto tenendo presente l’importante sforzo di produzione. A completare il quadro, prima della finale Italia-Brasile, Biscardi&Co. sono costretti a tornare in Italia, non potendo seguire dagli USA la sfida di Pasadena vinta ai rigori dai verdeoro. Ufficialmente per reperire con maggiore facilità gli ospiti, ma in molti sotllineano che la scelta viene fatta per limitare i danni.
LA SVOLTA DEL 1994: È VERA PAY-TV
L’inizio della stagione sportiva 1994/95 segna un notevole cambiamento. Tele+2, sfruttando la maggior apertura del mercato dei diritti televisivi, diventa più aggressiva e acquisisce i diritti di alcune partite di Coppa Uefa e Coppa delle Coppe, allargando la propria offerta (che comprende, tra l’altro, molto tennis e la grande boxe).
Un anno fa, di questi tempi la frase era: “Tele+ non toglie nulla agli italiani, ma crea con il posticipo un evento televisivo che prima non c’era”. Ineccepibile. Quest’anno, però, la musica cambia del tutto: Tele+2 compra su un mercato molto allegro e libero i diritti delle italiane di coppa. Ovvero: il valore di una partita è dato dalla somma di due fattori: la possibilità di trasmetterla e il fatto che chi, prima, la vedeva gratis (o in canone, vabbè) non la vede più. A meno di pagare non solo per quella o quelle partite, ma per l’intera programmazione criptata della pay-tv. La novità vera del calcio televisivo è questa, non certo il fatto che i posticipi abbiano sempre in campo le squadre più forti. E’ l’ avvento di una pay-tv che si mette a fare definitivamente il suo mestiere (e su questo non c’è nulla di male) ossia quello di far pagare eventi che è impossibile vedere in un altro modo. Per la Nazionale non si arà mai, dicono (è già stato fatto, con conseguente vespaio, e non si ripeterà), ma tutto il resto, da qui in avanti, sarà possibile (prossimo obiettivo, si dice, il grande sci). Tele+2 è diventata molto più aggressiva dopo l’ ingresso dei Richmond nella compagine azionaria, si sente più solida finanziariamente, ha dirigenti operativi che sanno il fatto loro, stendono un piano d’azione e lo eseguono con spregiudicateza (Mario Rasini, per esempio). Altri, restano per la facciata, un po’ cadente. In ogni caso, parlare chiaramente di un milione di abbonati come obiettivo “a breve” è un azzardo totale: infatti la frase è stata detta una volta e non è stata più ripetuta. Rimane Biscardi. Assolutamente “in freddo” con una parte della dirigenza dopo lo sconquasso dei Processi mondiali, il Rosso si è autoappaltato il suo lunedì, ha trovato un socio nel padrone di Radio Dimensione Suono, Montefusco, e presenta un Processo con una caratteristica, il fatto di essere itinerante, che è stata invece abbandonata da altri (Tmc) proprio per i costi altissimi.
Antonio Dipollina – La Repubblica 4 settembre 1994
Il risultato concreto di questa nuova strategia è ben sintetizzato da questo articolo de “La Stampa”, del settembre 1994.

Col passare dei mesi, tuttavia, la direzione di Biscardi fa sorgere diversi malumori in seno alla redazione di Telepiù.
Un documento di vera sfiducia e Aldo Biscardi si ritrova nella buriana come direttore giornalistico di Tele+2. A votargli contro è stata la sua redazione (14 contrari, 8 favorevoli, un astenuto): col risultato che Biscardi è dovuto correre ieri da Roma a Cologno Monzese e partecipare a un’accesa assemblea che è durata più di quattro ore. Alla fine, la promessa di “venirsi incontro”, ma anche parecchio malumore e pochissima soddisfazione dei giornalisti. La contesa riguarda soprattutto l’organizzazione del lavoro a Tele+2, ma si può ridurre alle tre principali accuse che buona parte dei giornalisti muovono a Biscardi. La prima, l’eccessiva calcistizzazione della sua gestione, il Rosso si interesserebbe quasi esclusivamente al calcio e al suo Processo. La seconda, la scarsa propensione di Biscardi a partecipare alla vita di redazione (in pratica, trascorrerebbe tre quarti della settimana a Roma). La terza, l’essersi affidato quasi esclusivamente a un gruppo di fedelissimi, biscardiani di ferro, ossia i giornalisti – va da sé – che si occupano più strettamente di calcio. Il documento di sfiducia era stato votato nei giorni scorsi, ieri Biscardi ha affrontato la redazione al completo e l’ ha lasciata con qualche vaga promessa, per esempio quella di incontrarsi con più frequenza per parlare dei destini generali della redazione e del lavoro di tutti. Ha anche ammesso, Biscardi, di non essere interessato quasi per nulla agli altri sport che la rete trasmette in abbondanza (niente di segreto: un giorno, al termine di un Processo, il Rosso annunciò con enfasi che a seguire sarebbe andata in onda una bellissima puntata di “Il grande nuoto” e chiuse la trasmissione. Si trattava invece del Grande basket, il nuoto è tra l’altro uno dei rarissimi sport che Tele+2 non trasmette mai). Una difesa d’ufficio, come è stata definita da qualche presente all’assemblea, quella di Biscardi ieri. Che non ha risolto però il problema di una redazione spaccata tra fedeli e contrari. “Sembriamo il Ppi” ha detto un redattore, con l’analogia che anche in questo caso il potere sarebbe ufficialmente nelle mani di una minoranza, della quale però fanno parte i capiredattori, ovviamente fedelissimi alla linea.
Antonio Dipollina – La Repubblica 25 marzo 1995
IL PROGETTO PAY PER VIEW PRENDE FORMA
Il contratto tra Tele+ e Lega Calcio, come visto, ha una durata triennale. Dopo il primo, con connotazione maggiormente sperimentale, i dirigenti di Tele+ riescono a trovare l’accordo con la Lega per trasmettere più partite delle big, con annessi maggiori ascolti e introiti pubblicitari. Tuttavia, già al termine della stagione 1994/95 (secondo anno del contratto) si comincia a parlare di pay per view, un sistema che permetterebbe ai tifosi di assistere – pagando un abbonamento – a tutte le partite della propria squadra in diretta televisiva.
Ad aprile 1995, Mario Rasini, direttore di Tele+2, rilascia un’intervista a Gian Paolo Ormezzano de “La Stampa” in cui, dopo essersi detto soddisfatto dell’andamento della seconda annata di posticipi e del numero di abbonati (“siamo ormai attestati a 680.000 abbonati), parla di quello che potrebbe accadere ad aprile 1996, quando terminerà il contratto triennale con la Lega Serie A. Si incrociano due ambiti: quello tecnologico, con l’avvento delle trasmissioni via satellite, e quello di sistema, con la possibilità di mandare in onda tutte le partite della Serie A e consentire ai tifosi residenti fuori provincia, di assistere in diretta TV a tutte le partite della propria squadra. Un’autenica rivoluzione che trova però le prime resistenze, a cominciare da Marino Bartoletti, direttore della Testata Giornalistica Sportiva (l’attuale Rai Sport).
Curioso, se riletto con gli occhi di oggi, il seguente passaggio:
Il campionato 1995/96 potrebbe dunque non vedere il raddoppio delle partite di Serie A su Tele+, come previsto (o minacciato), con un match supplementare alle 18.30 per ora sgradito alla Lega, preoccupata di un frazionamento eccessivo del torneo, in cambio del rafforzamento della presenza di incontri di cartello e soprattutto di adesioni, da una parte e dall’altra, alla tematica tecnologica nuova dal 1996 in avanti.
G.P. Ormezzano – la stampa, aprile 1995

Nei mesi successivi si lavora alacremente al progetto pay per view, che prende forma, nella sua sostanza già ad ottobre 1995. La stagione 1996/1997 sarà la prima totalmente televisiva per la Serie A. Questo articolo di Roberto Beccantini dell’ottobre 1995, riassume perfettamente il nuovo, avveniristico progetto della pay per view. Fa una certa impressione leggere i numeri del primo contratto di “Telecalcio”…
Si chiama TeleCalcio, tutto attaccato. È la terza via scelta dalla Lega professionisti per spremere miliardi dalla TV (etere, satellite, cavo: tutto fa brodo). Il progetto è stato illustrato venerdì dal presidente Luciano Nizzola. Se dalla stagione 1993/1994 è possibile assistere agli anticipi (Serie B) e ai posticipi (Serie A), criptati su Tele+, dai prossimi campionati 1996/97, i tifosi potranno scegliere le partite della squadra del cuore. Dalla pay tv in senso lato alla pay per view (pagare per vedere) in senso stretto. La novità, grossa, è che si parte subito, da settembre ’96.
(…) Pay per view: la joint venture Lega/Tele+ garantisce alle 38 società di Serie A e B un minimo garantito di 70 miliardi a stagione, totale 210 miliardi, più il 50 per cento dei ricavi dalla vendita degli abbonamenti: e il 50 per cento, spiegava Nizzola, è il più alto gruzzolo (pay out) mai conseguito nel mondo da parte di un fornitore di diritti.
Ricapitolando: se l’ultimo contratto ha assicurato alla Lega 571 miliardi, il prossimo ne porterà, nella peggiore delle ipotesi, quasi il doppio (846 sull’unghia, da 900 a 1000 tra adeguamenti e varie). Da dividere per due (Serie A e Serie B) e da ridistribuire in parti più o meno uguali tra le 18 società di A e le 20 di B.
ROBERTO BECCANTINI – LA STAMPA 23 OTTOBRE 1995

Tutto bene? Nemmeno per sogno. I club si dividono in due fazioni, con Cecchi Gori e Sensi portavoci del partito d’opposizione (Milan e Juventus, invece, sono favorevoli a questo disegno). Ma di questo parleremo nella prossima puntata di FOCUS – La nascita della Pay-TV in Italia…
BIBLIOGRAFIA
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- https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/15/povero-biscardi-ha-perso-la-finale.html?ref=search
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- http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,32/articleid,0753_01_1994_0238_0045_10690150/
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