Per anni ha rappresentato per il sottoscritto l’evento che apriva la programmazione degli sport estivi in televisione (contestualmente a Le Tour de France), evento il cui fascino era (ed è rimasto) indiscusso, specie durante i primi giorni del torneo (che, per tradizione, inizia ogni anno sei settimane prima del primo lunedì di agosto) durante i quali la superficie dei campi ha quel colore pantone verde uniforme, che si decolora con il passare dei giorni a causa del calpestio dei soffici prati da parte dei tennisti.
Leggendo Decoder di Simone Salvador mi sono tornati in mente quei pomeriggi del 1992, quando a casa dei nonni (l’unica nella quale si riusciva a captare il segnale di Tele+2) mi sedevo sul divano alle 16 in punto per vedere l’unica ora in diretta che veniva trasmessa in chiaro dall’emittente televisiva a pagamento che si aggiudicò a partire da quell’anno i diritti per la diffusione del torneo in Italia.
Oggigiorno la copertura televisiva del torneo è pressoché integrale, grazie al notevole dispiego di mezzi impiegati (anche quest’anno) dal WBS (Wimbledon Broadcast Services), che a partire dal 2018 ha assunto il ruolo di broadcaster ufficiale dell’evento.
Ma per arrivare ai risultati di oggi, come sempre, di strada ne è stata fatta.
Le prime trasmissioni da Wimbledon furono quelle radiofoniche nel 1927, a cura di Henry Blythe Thornhill (Teddy) Wakelam, ex giocatore di rugby a cui era stato affidato sei mesi prima (sempre dalla BBC) il commento di un Inghilterra-Galles a Twickenham.

Pare (non essendoci registrazioni di quei primi commenti) che Henry Blythe Thornhill (Teddy) Wakelam stravolse il proprio modo di commentare le partite, mutando il suo stile entusiasta in un commento a tratti imperturbabile, proprio dell’atmosfera che si respirava fin da quegli anni nei campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Sempre da ciò che si legge sui siti che riportano la notizia, le radiocronache erano intervallate da musica leggera del Daventry Quartet e del soprano Dorothy Smithard, talvolta accompagnati dal violino di Fred Brough.
A Wimbledon la televisione arrivò una decina di anni dopo, più precisamente il 21 giugno 1937, quando Freddie Grisewood commentò sul campo centrale un match tra Henry Wilfred (detto) “Bunny” Austin e George Lyttleton Rogers, che, tuttavia, fu trasmesso per soli 25 minuti.

L’incontro, come tutti quelli successivi venne ovviamente prodotto dalla BBC, che, per l’occasione inviò una telecamera, un furgone che ospitava il trasmettitore e un altro che alimentava il tutto tramite un generatore.
Occorrerà però attendere altri 30 anni (il 1° luglio 1967) per assistere alla trasmissione a colori del primo incontro di tennis in televisione sulla BBC Two: la data del lancio delle trasmissioni a colori venne anticipata dal dicembre 1967 al mese di luglio, in modo da consentire all’emittente inglese di essere la prima in Europa a diffondere un servizio televisivo regolare a colori.
Sabato 1° luglio 1967 alle ore 14,00 andarono difatti in onda ben quattro ore di diretta degli incontri dal campo centrale di Wimbledon trasmesse rigorosamente a colori con il commento di Keith Fordyce: il primo match fu quello che vide opposti il sudafricano Cliff Drysdale contro il britannico Roger Taylor, che si impose per sei giochi a quattro nel quinto e decisivo parziale.

Il merito è tutto da attribuire a David Attenborough, che ha iniziato la sua carriera nel 1952 come presentatore fino a diventare nel 1965 controller dell’emittente.
Un ulteriore significativo passo in avanti si registrò nel 2011, l’anno in cui si disputò la 125 ma edizione del torneo, durante la quale sempre la BBC ha trasmesso in 3D le finali del singolare maschile e femminile.
Ai nostri giorni circa 2.500 persone lavorano nel Broadcast Centre di Wimbledon anche se con le limitazioni derivanti dall’attuale emergenza pandemica si stima che nell’edizione appena iniziata il numero sia stato ridotto a 1.300 persone.
Durante la prima settimana, tutti i 18 campi hanno una copertura televisiva in diretta, scendendo da 11 nella seconda settimana, garantendo riprese in Ultra HD / HDR nel Center Court nel quale, peraltro, ci sono ben 120 postazioni riservate ai commentatori.
I proventi dei diritti televisivi rappresentano un’entrata importante nelle casse dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, che provvede poi a restituirli in parte a tutti i livelli del tennis britannico.
Tutto è pronto dunque per consentire a noi telepcsportdipendenti di assistere dalla privilegiata postazione del nostro divano di casa all’edizione n. 134 dei Championship, all’esito della quale sapremo se Roger Federer riuscirà a far incidere o meno per la nona volta il proprio nome in quella coppa alta 18 pollici con un diametro di 7,5 su cui campeggia la scritta “The All England Lawn Tennis Club Single Handed Championship of the World”.
A proposito: dopo 35 anni di onorata carriera nel 2015 è andato in pensione Roman Zoltowski, ossia colui che per oltre tre decenni si è occupato della delicata operazione di incisione sul trofeo del nominativo del vincitore dei Championships. Gli è succeduto l’inglese Emmet Smith, il quale impiega in media 18 minuti per incidere sulla coppa anno e nome del nuovo campione, rigorosamente inquadrato dalle telecamere, giusto per non mettergli un po’ di pressione in un lavoro così delicato.
Ma questa, è un’altra storia, una delle tante del torneo di tennis più prestigioso al mondo che si gioca su di una superficie “che sarebbe già sparita dal tennis se non fosse stata tenuta in vita da Wimbledon, la superficie più onesta nei confronti del talento, perché sulla terra si può vincere con la pazienza e con la corsa, sul cemento con la violenza, mentre sui prati, ci vuole molto di più” (Rino Tommasi).
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.