A dire il vero, quando l’8 marzo 2021 venne pubblicato il primo articolo di quella che poi sarebbe diventata una rubrica settimanale (questa), non immaginavo minimamente di avere uno spazio tutto mio per scrivere degli argomenti che avrei voluto trattare, men che meno di essere in grado di mantenere una cadenza costante nel tempo.
Dopo tutto, di professione facevo (anzi faccio) altro, e non avevo alcun contatto con quel grande mondo che mi aveva incuriosito, affascinandomi fin da bambino, nel quale mi sono affacciato in punta di piedi nei mesi successivi, per cercare, da un lato, di saziare la mia curiosità, e dall’altro, di avere materiale per scrivere le puntate settimanali di Ultra Slow Mo in cui cercare di parlare di un mondo che, a mio avviso, non veniva sufficientemente valorizzato (a proposito: un sentito ringraziamento a tutti coloro che mi hanno dato una mano).
E dopo 100 puntate è giunta l’ora di fermarsi.
La ragione dipende dall’imminente arrivo non solo del classico periodo feriale augustano (durante il quale la redazione di Ultra Slow Mo, ogni anno, si prende un po’ di ferie, benché lo sport in tv, fortunatamente, non manchi mai!), ma, soprattutto, di una bimba, che verrà alla luce nelle prossime settimane, la quale non potrà che rappresentare il fulcro di questa mia seconda fase della vita, nella quale, probabilmente, avrò un po’ meno tempo per seguire lo sport dalla privilegiata postazione del mio divano di casa, dovendomi difatti occupare di qualcosa di meravigliosamente più bello e importante, pur nella speranza di riuscire, di tanto in tanto, a sbirciare qualche incontro “in bassa frequenza” (come si diceva una volta!), con la promessa di tornare quanto prima (nel prossimo autunno), alla pubblicazione degli articoli, con una cadenza probabilmente dapprima non regolare, salvo, poi, appena possibile, con la consueta uscita settimanale.
E allora, buona lettura di quella che è la puntata numero 100 di UltraSlowMo, perché dalla privilegiata postazione del mio divano di casa è davvero tutto…per ora!
Unanime è stato tra i telepcsportdipendenti il giudizio positivo (anche quest’anno) sulle grafiche sovraimpresse nel corso dell’edizione numero 110 de Le Tour de France, grafiche che si sono poste in continuità con quelle che abbiamo avuto la possibilità di ammirare nel corso delle ultime edizioni, pur con qualche nuova introduzione.
La prima, forse più significativa, è la grafica associata a quella che è stata la vera e propria novità dell’edizione che si è da poco conclusa, vale a dire la possibilità per noi telepcsportdipendenti di ascoltare alcuni dei dialoghi tra direttori sportivi e ciclisti (emblematico quello di Pogacar nella tappa del 19 luglio): e nella specie la grafica ci ha permesso di leggere il testo del messaggio, non sempre perfettamente intelligibile, vuoi per la qualità non eccelsa dell’audio, vuoi perché, molto spesso, scandito in un inglese non proprio perfetto.
La seconda, invece, che non mi pareva di avere scorso nelle precedenti edizioni, è stata la grafica con l’indicazione del numero di corridori facenti parte di un gruppo (solitamente di fuggitivi) raggruppati, però, a seconda della squadra di appartenenza, in maniera tale da comprendere fin da subito se vi potessero essere i presupposti per un lavoro di equipe all’interno di una determinata fuga.
Per il resto, le grafiche che abbiamo avuto la possibilità di vedere sono le medesime viste nel recente passato, non essendo stata necessaria alcuna (ulteriore rilevante) implementazione, in ragione, a mio avviso, della loro completezza ed esaustività: pulite, ben definite a livello cromatico, in grado di trasmettere in maniera immediata una serie di informazioni in tempo reale (molto spesso non solo una) e in contemporanea, posizionate in modo ben visibile, ma nel contempo discrete all’interno dello schermo, senza mai sovrapporsi alle immagini.
In più, rispetto al Giro, ad esempio, abbiamo visto grafiche con gli abbuoni vinti o con i punti guadagnati dopo un traguardo volante o un gran premio della montagna.
Il top di gamma in circolazione per il ciclismo, a mio avviso.
Premesso ciò, elevata era nel sottoscritto la curiosità per vedere quale impatto avrebbero avuto le grafiche e la produzione televisiva nell’unica cronometro in programma, vale a dire per quella disputata il 18 luglio 2023, anche al fine di cogliere eventuali analogie e/o differenze con le cronometro che abbiamo visto all’ultima edizione del Giro d’Italia.
E, come ho fatto per la tappa culminata nell’ascesa a Monte Lussari, ho preso nota di quel che mi è piaciuto e di ciò che, invece, mi è piaciuto di meno, nonché alcune curiosità, passate, probabilmente, inosservate ai più!
Partiamo con quel che mi è piaciuto.
Innanzi tutto, la presenza di una grafica che ci ha permesso di capire se il corridore inquadrato era in vantaggio o meno rispetto al leader provvisorio della classifica di tappa: di facile intuizione (grazie alla colorazione dello sfondo del distacco: verde in caso di vantaggio, rosso in caso di ritardo), con l’indicazione del cognome sia del ciclista nell’immagine, sia, e soprattutto, del primo in classifica (il che consentiva anche a chi non aveva seguito la tappa fino a quel momento di comprendere subito chi fosse il leader provvisorio).
La contemporanea presenza di una serie di molteplici dati all’interno della grafica: come ho anticipato in precedenza, infatti, raramente abbiamo visto sovraimpressa nello schermo una sola una grafica, ma, quasi sempre, abbiamo visto occupato 3 dei 4 angoli del teleschermo (l’unico vuoto, non a caso, era quello in alto sulla destra, nel quale è solitamente impresso il logo del broadcaster che si è aggiudicato i diritti per la trasmissione dell’evento.).
La sovraimpressione durante la cronometro della classifica provvisoria non solo relativa all’ordine di arrivo della tappa, ma anche di quella concernente i singoli rilevamenti cronometrici (personalmente ho trovato esagerata la presenza della foto del corridore in un riquadro posto in corrispondenza del cognome).
L’indicazione dei centesimi di secondo nel tempo finale del corridore: anche se, come mi era stato spiegato da coloro che si sono occupati delle grafiche dell’ultimo Giro d’Italia, la loro indicazione ai fini della classifica finale è quasi irrilevante, ai fini del risultato della tappa possono essere fondamentali per comprendere il motivo per cui a parità di secondi un atleta finisce davanti all’altro.
La creazione di un’apposita grafica (proiettata prima della partenza dei corridori) che ha permesso (non tanto a tutti i telepcsportdipendenti ma soprattutto) ai cicloamatori di comprendere quali rapporti erano stati montati sulle bici dei leader, sì da far vivere agli appassionati un’esperienza sempre più immersiva (il singolo cicloamatore, difatti, grazie a queste grafiche, ma, principalmente, alla collaborazione con un partner tecnico che ha curato l’apposita sezione nel sito ufficiale della competizione, ha avuto, ed avrà, la possibilità di confrontare i propri tempi nelle ascese ai vari gran premi della montagna con quelli dei grandi campioni).
Non è una novità, ma è un qualcosa in disuso alle nostre latitudini.
Ma veniamo a ciò che mi è piaciuto di meno.
Dinanzi a un distacco di pochi secondi fra i primi due in classifica due erano le cose che mi aspettavo:
1) la presenza di una costante grafica che ci consentisse di percepire in tempo reale la differenza in termini di tempo nella prestazione dei due atleti al vertice;
2) un utilizzo dello split screen al fine di paragonare le rispettive pedalate.
Purtroppo le mie aspettative sono state disattese, in quanto la grafica con il distacco live tra i due leader è stata sovraimpressa qualche volta ma in maniera discontinua, mentre lo split screen (fra i corridori) non è mai stato proposto, il che mi lascia presumere che si tratti di un modo per raccontare il ciclismo attualmente non più in voga, circostanza che mi lascia alquanto perplesso, perché potrebbe non solo essere utilizzato dalla cabina di regia nelle tappe a cronometro, ma venire in soccorso in quelle in linea quando, molto spesso, un fuggitivo è in prossimità del taglio del traguardo di tappa (un’inquadratura doverosa) e nelle retrovie ci sono scatti e controscatti di taluni ciclisti che concorrono per la classifica generale (inquadratura altrettanto doverosa).
Al netto di questo, qualche curiosità sulle grafiche della cronometro, su cui mi è caduto l’occhio.
In primis: nella grafica messa in onda mentre un atleta era in procinto di tagliare il traguardo veniva riportato il distacco dal ciclista provvisoriamente in testa, il cui nominativo rimaneva bloccato nella grafica, che, a differenza di quanto abbiamo visto in altre occasioni, non proponeva invece il cognome del ciclista la cui posizione sarebbe stata scalzata dal corridore in arrivo.
In secondo luogo, una particolarità notata durante il passaggio del ciclista dal secondo rilevamento cronometrico, quello, per intenderci, posizionato a poco più di 6 km dal traguardo: il transito dell’atleta dinanzi alle fotocellule interrompeva sì il tempo parziale, che, tuttavia, non veniva riportato nella grafica, il cui cronometro continuava a scorrere.
E, infine, un piccolo problema legato al cambio delle bici da parte di taluni atleti (problema che si potrebbe riproporre in futuro, visto che è tutt’altro infrequente che ciò possa accadere durante una cronometro, specie quando la stessa è composta da un tratto iniziale pianeggiante e una successiva ripida ascesa): se la bici con cui l’atleta era partito era munita di apposito rilevatore gps, non sempre lo stesso era installato a bordo della seconda, il che, com’è accaduto, per l’elvetico Kung, ha comportato una piccola imprecisione nella parte della grafica dedicata al chilometraggio residuo.
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.