Come ogni anno accade, anche nel 2024 Ultra Slow Mo è pronta a rinnovarsi introducendo una novità per portare sempre di più i telepcsportdipendenti nel backstage delle produzioni degli eventi sportivi.
E quest’anno lo fa grazie ai preziosi contributi di Sarah Volpi, una professionista che lavora in questo ambiente da 27 anni, avendo ricoperto diverse mansioni.
Da bambina, la passione per la fotografia e il cinema l’ha spinta a inseguire il suo sogno, affrontando sfide e formandosi nel settore.
Oggigiorno, come docente e professionista, offrirà ai lettori di questa rubrica un dietro le quinte delle produzioni televisive sportive, svelando il meticciato tra tecnologia e creatività che rende possibile la magia che vediamo sui nostri schermi.
Grazie alla sua specifica formazione e alla poliedrica esperienza quasi trentennale acquisita, Sarah sarà ospite di Ultra Slow Mo con cadenza regolare, mettendo a disposizione i suoi appunti di viaggi broadcast internazionali, appunti che daranno vita a TechSportVision, che ci consentirà di vedere sempre da più vicino l’architettura interna dei media che ci circondano e che ogni giorno ci invadono di immagini, nello specifico quelle sportive.
Prima però di leggere i primi appunti di Sarah, non ci resta che conoscere come le è nata la passione per quello che sarebbe poi diventato il suo lavoro.
“Dunque Wenner, bisogna tornare un po’ indietro nel tempo, quando ero bambina. Due i ricordi che riaffiorano, il primo, risalente alla mia prima comunione quando mi venne regalata una Polaroid. Un regalo che mi ha fin da subito incuriosito per la possibilità di trasformare in una foto immediatamente tangibile, ciò che vedevo attraverso mirino (che tra l’altro porta un errore di parallasse) mediante quel “scaclak” che si udiva pigiando il pulsante. Il secondo, invece, quando in famiglia guardammo uno speciale alla tv, sulla realizzazione del film L’Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci. Vidi il personaggio del bambino imperatore, salire sul dolly gru (il dolly gru è un braccio montato su un carrello che scorre su binari o si muove con ruote di gomma, permettendo il rapido spostamento, in senso orizzontale, verticale in su e giù della cinepresa o della telecamera montata su di esso: n.d.r.), ed esclamai “Da grande voglio fare quel lavoro lì!”. Un’esclamazione che non trovò, per usare un eufemismo, molto d’accordo mio padre, che immediatamente replicò: “Sì, certo, l’artista che dalla fame ha perso la vista”.
È stato fin da subito chiaro a Sarah che per inseguire il suo sogno, avrebbe dovuto superare alcune resistenze, non rispettandosi dinanzi a sé un cammino in discesa.
“Ho iniziato a frequentare un corso di fotografia e di sviluppo e stampa in camera oscura alle scuole medie e, per caso, aiutando un vicino di casa nell’effettuare un trasloco, mi è stato regalato il materiale necessario per allestire la camera oscura. Ho letteralmente occupato dapprima il bagno di casa, dopo di che il bagno del capannone, ove aveva sede l’officina di mio padre, per allestire una camera oscura, presso la quale trascorrevo interi pomeriggi”.
Sarah ha fatto capire di essere portata, in particolare, per la fotografia, e con diversi cambi di indirizzo (sperimentale informatico, elettrotecnico, fotografico) ha frequentato a Milano, la scuola di formazione con indirizzo nell’area fotografica, nella comunicazione visiva e nel video, specializzandosi in cinematografia e tv.
Ed è stato proprio dopo lo stage finale che Sarah è riuscita ad entrare a fare parte del mondo dei service (partendo dagli regie mobili, impegnate negli stadi di Brescia e di Bergamo); iniziando come runner e backliner con lo stendere i cavi necessari per la trasmissione dei segnali audio e video dal OBVan fino allo stadio (in gergo si dice: “tirare i cavi”).
Nonostante gli impegni lavorativi, Sarah ha continuato la propria formazione, frequentando e diplomandosi alla Scuola del Cinema di Milano (oggi Luchino Visconti), inseguendo quel suo sogno che aveva da bambina, vale a dire lavorare nel mondo del cinema. Ha vinto, con il cortometraggio in 16mm diretto da Lapo Melzi “Al di là del bene e del male” una borsa di studio a Vancouver, in Canada per la Direzione della Fotografia.
Gli anni successivi l’hanno vista all’opera principalmente nel mondo delle produzioni televisive, relative alle sfilate di moda, facendo parte di alcune troupe, ove ha rivestito i ruoli di assistente audio, video, luci “nonostante fossimo all’alba del 21mo secolo”, mi confida Sarah, “quando mi veniva assegnata la convocazione per la troupe, il mio nome era puntato, così da evitare di capire che fossi una ragazza”.
Sennonché, a Sarah la tenacia non è mai mancata, così come la convinzione che per poter fare strada in questo settore sarebbe stato indispensabile continuare a formarsi, al punto da conseguire una seconda laurea, oltre alle diverse Masterclass e Workshop del settore.
Nel corso della sua carriera ha collaborato per i principali network italiani (come Sky Italia, Rai, Mediaset, La7) e internazionali, tra cui CNBC USA, Tokyo TV, Bloomberg Television, emittente per la quale ha girato per 9 anni in lungo e in largo coprendo l’area del Sud Europa, occupandosi a 360 gradi della realizzazione video: “E’ stata un’esperienza unica, in cui ho avuto modo di aumentare in maniera esponenziale la mia esperienza e anche la mia capacità di problem solving. Ho viaggiato tanto, portandomi dietro anche 72 kg di attrezzatura: una volta venni richiamata da una hostess di terra dopo avere effettuato il check in perché, a suo dire, avevo dimenticato il barboncino dinanzi al desk…in realtà era il boom del “gatto morto” cioè il guscio antivento peloso del microfono mezzo fucile!”
Attualmente, è docente dei Laboratori Tecnologici ed Esercitazioni Multimediali per il MIR del percorso Tecnico dell’Immagine Fotografica ed è stata docente dei corsi IFTS Digital Video Specialist; nei fine settimana si occupa anche del controllo delle camere live, nell’ambito delle produzioni televisive di alcuni sport, tra cui, ovviamente, il calcio.
Ed è proprio questa la mansione per la quale questa settimana Sarah mette a disposizione per i lettori di questa rubrica i suoi appunti.
“I miei primi appunti partono dal racconto delle operazioni preliminari che pongo in essere quando arrivo allo stadio per svolgere la mansione del controllo camera, per lo più ignote al pubblico che segue le gare da casa.
Quando si arriva in postazione, si trova quasi sempre tutto acceso dal Capo Tecnico; qualora ci siano delle telecamere spente o con le barre EBU [cioè qualora sul monitor sia acceso il segnale delle barre colore: n.d.r.] le si accendono tramite l’OCP, vale a dire il pannello di controllo, che permette di effettuare gran parte delle regolazioni, e con un tasto dedicato si tolgono le barre colore.
Il passo successivo è quello di allinearsi con i colleghi per la scelta della matrice e del gamma: si inizia pertanto l’allineamento con l’oscilloscopio [uno strumento di misura elettronico che consente di visualizzare, su un grafico bidimensionale, l’andamento nel dominio del tempo dei segnali elettrici ed effettuare misure a lettura diretta di tensione, rappresentata sull’asse verticale, e periodo, con il tempo rappresentato sull’asse orizzontale: n.d.r.], il vettorscopio, che mostra un grafico circolare, nel quale sono rappresentati i livelli di tonalità e saturazione nell’immagine, il gamut (o gamma di colore, è l’intera gamma di colori che può essere prodotta da un modello di colore. Indica anche l’insieme dei colori che una periferica è in grado di produrre, riprodurre o catturare ed è un sottoinsieme dei colori visibili); sul display del controllo camere viene indicato il valore in Kelvin della temperatura colore per la Color Correction [il processo utilizzato per la correzione e allineamento dei colori che riproducono la colorimetria verosimile alle condizione di illuminazione naturale e mista del campo e delle luci dello stadio: n.d.r.].
A seguire, si iniziano le operazione di color grading sulla camera 1, che sarà presa di riferimento per allineare anche tutte le altre camere, nel limite del possibile. Questo processo ha lo scopo di creare pathos, definire esposizione, saturazione e contrasto, il master black, e influenzare lo spettatore attraverso l’utilizzo di alcune specifiche sfumature di colore, al fine di dare profondità ai colori.
Si ascoltano poi le istruzioni del regista e si chiede ai vari cameraman di effettuare il controllo del back focus, di controllare il segnale cicalino call per il controllo intercom in ricezione e trasmissione audio per le comunicazioni tecniche, il tally fronte e retro (che è la luce rossa che si accende per indicare che la camera è in onda) e il ritorno video di messa in onda in onda del program.
A quel punto si controllano le bolle dei cavalletti per l’allineamento al campo, si battono i fuochi per controllare i remote control dei fuochi e il retro zoom.
Inoltre, per le microcamere, posizionate “sul retro porta” si utilizza un software dedicato a parte (installato su un pc), funzionale alla gestione dei parametri tecnici di allineamento colore ed esposizione”.
A questo punto, inizia la parte del lavoro che vediamo (si fa per dire) noi telepcsportdipendenti sui nostri devices e/o sulle nostre televisioni, che grazie al racconto di Sarah possiamo adesso ancor di più apprezzare.
E qual è la cosa che mette più a disagio un controllo camera durante il suo lavoro? “In primis l’attrezzatura difettosa, che manca di rispondere ai comandi in maniera rapida ed efficiente. A seguire, il posizionamento di determinate camere, la cui collocazione genera di per sé l’impossibilità di intervenire (vedi flare in macchina o luci in macchina). Il terzo le zone di sole e ombra che creano rapporti di contrasto talmente alti che l’escursione della cloche è in continuo movimento. Approfondiremo poi, se vorrai Wenner…”
Intanto grazie Sarah per questi primi appunti.
Non ci resta che aspettare che ci torni a trovare per i prossimi appuntamenti.
Stay Tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.