Dinanzi ai commenti che leggo ogni weekend successivo a un turno di campionato di calcio di Serie A, non posso non esternare una mia riflessione personale per cercare di contribuire nel mio piccolo a operare un po’ di chiarezza su tematiche di cui si sta parlando sempre più diffusamente anche nel nostro Paese, purtroppo con il precipuo fine di alimentare le polemiche.
Se in un camera plan di una partita di calcio sono previste, come ne el Clasico, 41 o 42 telecamere (in Italia, per partite organizzate dalla Lega Calcio, numeri prossimi a questi sono stati raggiunti solo in occasione di finali di coppa Italia o di Supercoppa, in quanto la partite di calcio di Serie A vengono riprese da un numero di telecamere inferiori che varia a seconda dello standard del match: A, B o C), non significa affatto che tutte queste telecamere riescano a riprendere ogni singolo dettaglio del match da più punti di ripresa per una serie di ragioni.
Innanzi tutto, come mi è stato insegnato, perché alcune telecamere non vengono impiegate per riprendere la partita, ma per raccontare la stessa o ciò che gravita intorno al match (ad esempio, l’ingresso delle squadre in campo, particolari dello stadio, immagini dall’alto, ecc.).
In secondo luogo perché molte telecamere non hanno un’ottica lunga, capace cioè di andare a zoomare dalla parte opposta del campo, mentre altre non hanno nemmeno lo zoom (per rimanere all’esempio spagnolo: la beauty, le microcamere posizionate nelle reti, quelle installate nelle panchine, ecc.).
In terzo luogo, perché ogni telecamera è dedicata alla ripresa di un qualcosa in particolare, non essendo lasciato alcuno spazio di improvvisazione in capo all’operatore, il quale si deve attenere alle precise disposizioni che gli vengono impartite, che, vale la pena rimarcarlo, non sono date a caso, dovendo difatti di contemperare le esigenze del pubblico a casa (che deve avere la possibilità di vedere nitidamente il gesto atletico) con quelle della sala VAR (che, grazie alle medesime immagini, deve avere la possibilità di rivedere taluni episodi con inquadrature semmai meno larghe).
Ne discende, pertanto, come la presenza di un numero rilevante di telecamere non potrà mai essere sinonimo di copertura capillare (e, soprattutto, da più punti di ripresa) di tutti gli episodi “da VAR” che si verificano in un determinato incontro, copertura non emendabile nemmeno dal posizionamento di un numero superiore di telecamere (anche le camere riservate a un solo giocatore devono fare i conti con l’unico punto di ripresa).
E poi, non dimentichiamocelo mai, gli operatori di ripresa, così come tutti coloro che fanno parte della squadra di produzione di un evento sportivo, sono, per ora, esseri umani, che lavorano in diretta (senza possibilità, cioè, di avere una seconda chance, perché filmare uno sport non equivale a riprendere un programma televisivo), e che vi garantisco non sono solo dei professionisti di assoluto livello, ma, soprattutto, dei grandi appassionati del lavoro che fanno.
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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