Da qualche anno a questa parte, la finale di Coppa Italia (così come la Supercoppa Italiana) rappresenta l’evento sportivo durante il quale i vari broadcast ai quali viene affidata la produzione dell’incontro hanno la possibilità di mettere in mostra i migliori mezzi che hanno a disposizione per la trasmissione televisiva di una partita di calcio.
E così, anche quest’anno, dopo la lettura del comunicato stampa di presentazione dell’evento diramato dalla Lega Calcio nella mattinata di martedì, nutrivo una certa curiosità nel vedere raccontato l’evento mediante nuovi punti di vista rispetto a quelli tradizionali.
Più di 35 “tra telecamere Host e telecamere di integrazione del primario Licenziatario nazionale Mediaset e del Broadcaster internazionale Abu Dhabi Sports”, tra cui una Robycam, una Buggy-Cam, ben 2 droni (di cui uno acrobatico impegnato il giorno prima della gara), camere cinematografiche (in particolare una Cine steadycam Venice in RF con focus puller e cine gimbals RF), ma soprattutto la “Virtual Reality Cam per Grafiche in realtà aumentata”, nonché la “’Virtual Recreation’ con la riproposizione di replay di azioni di gara, includendo anche i dati statistici e di tracking evoluti combinati con il video”.
Chi mi conosce e chi ha avuto in passato la pazienza di leggere le precedenti puntate di questa rubrica, ricorderà che in più occasioni ho lodato gli sforzi produttivi posti in essere durante questa stagione dai vari services (composti da decine e decine di Professionisti che lavorano senza soluzione di continuità), i quali hanno senz’altro permesso di livellare le riprese del nostro campionato di calcio a quelle delle altre principali leghe europee.
Nel contempo, tuttavia, ho posto in evidenza come a livello di grafiche sia ancora notevole il divario fra ciò che vediamo in Italia e quello che vediamo durante (perlomeno) i match di cartello di Liga, Bundesliga e Premier League, le quali utilizzano con una qual certa continuità grafiche tridimensionali sfruttando la realtà aumentata, intelligenza artificiale e dati statistici in tempo reale.
Pensavo, pertanto, che la prestigiosa vernice dell’incontro di mercoledì (trasmesso in oltre 170 territori) potesse essere l’occasione di vedere finalmente colmato questo divario.
Tuttavia, le mie (forse troppo) elevate aspettative della vigilia si sono purtroppo rivelate deluse (almeno in parte) al termine della serata.
Ascolta “In Media(s) Res” su Spreaker.TELECAMERE FINALE COPPA ITALIA 2022 – Dalla privilegiata postazione del mio divano di casa ho apprezzato le camere cinematografiche che la regia ha impiegato svariate volte nel corso della serata prima dell’ingresso delle due squadre (anche se, a voler cercare il pelo nell’uovo, per un paio di minuti prima del calcio d’inizio sono andate in onda oscillanti riprese dal tunnel), durante la partita e in occasione della premiazione.
Qualche problema con la messa a fuoco ci deve essere stato, in quanto talvolta non era nitido né il soggetto in primo piano, né tantomeno quello sullo sfondo, ma sono sicuro che si tratta di una modalità particolare di ripresa non semplice da realizzare e ancora da affinare, ma dalla quale non possiamo (e non si deve) più fare a meno.
Azzeccata, poi, a mio avviso, la scelta di trasmettere i (una volta si diceva così) “riflessi filmati” provenienti da una telecamera a filo terra (probabilmente il gimbal) intenta a riprendere gli allenatori (o le panchine) poco prima di un’azione importante o dopo un gol.
Una sicurezza, inoltre, si sono rivelate le inquadrature e/o i replay provenienti dalle Superslowmotion, dalle Steadycam e dalle pole cam (ben due quelle impiegate all’Olimpico, una delle quali è stata trasportata a tempo di record in prossimità del palco per la ripresa della premiazione!).
E pure le riprese attraverso il drone sono state da me molto apprezzate: finalmente lo abbiamo visto all’opera con continuità prima del calcio d’inizio, durante l’intervallo e a fine gara.
Una ripresa decisamente suggestiva (anche se ogni tanto il drone era un po’ troppo lontano dall’impianto, ma rigide sono le regole che devono essere rispettate dai piloti, vale la pena ricordarlo), che ci ha permesso di scorgere dietro la curva sud i campi da tennis illuminati del Foro Italico durante la disputa della sessione serale degli Internazionali d’Italia (al contrario le immagini realizzate con il drone acrobatico sono confluite in passaggi di pochi secondi per lanciare l’evento: ben altro rispetto alla USFL, ad esempio).
E veniamo, invece, a ciò che ha deluso le mie aspettative.
La Robycam: bellissima, un sistema di ripresa che permette davvero allo spettatore di volare sul campo per godere di una insolita visuale grazie alla quale riesce a percepire lo schieramento tattico delle due squadre in campo.
L’impressione che ho avuto, però, è che in molti casi sia stata sovrautilizzata (come se si dovesse far vedere che c’era), in quanto sono state numerose le occasioni in cui l’abbiamo vista all’opera senza che ve ne fosse particolare necessità: vuoi perché troppo lontano dall’azione, vuoi perché la stessa roteava (in diretta) alla ricerca della giusta inquadratura, vuoi perché a un’altezza decisamente elevata rispetto a quella che siamo soliti vedere in Champions, o in Liga o Bundesliga.
Mi sarei inoltre aspettato di vederla impiegata in diretta durante due ghiotte occasioni: i calci di rigore, sulla scia, forse, di ciò che mi ero abituato a vedere con regolarità in occasione degli ultimi campionati Europei di calcio (a meno che non vi fosse una limitazione regolamentare che ne vietasse l’utilizzo in occasione dei penalty di cui non sono a conoscenza).
La Buggycam: una telecamera montata su di un carrellino capace di sfrecciare a circa 30km/h che mi aspettavo operasse con continuità sulla pista di atletica posta sul lato opposto a quello delle panchine per riprendere i contropiedi da un punto di vista davvero inedito.
Se non mi sono perso qualcosa, però, questa ripresa l’abbiamo vista soltanto una volta nell’incontro intorno al trentesimo minuto del primo tempo, mentre è servita principalmente per riprendere i tifosi girando sotto una delle due curve.
Un vero peccato, a mio avviso, non avere sfruttato fino in fondo le potenzialità di queste telecamere, che, molto probabilmente, vedremo all’opera nella prossima stagione sportiva in gare organizzate dalla Lega Calcio solo in occasione della Supercoppa e della finale di Coppa Italia.
Ma quel che mi ha profondamente deluso sono state la “Virtual Reality Cam per Grafiche in realtà aumentata” (non me ne sono accorto), ma, soprattutto, la “Virtual Recreation”, che (per fortuna) è stata messa in onda per una volta sola durante la partita per riproporre (dopo un quarto d’ora) il gol di Barella che ha sbloccato l’incontro.
Mi è subito tornato alla mente il telebeam, mentre ad altri, sui social, la moviola di Aldo Biscardi, ovvero qualche grafica di videogiochi degli anni ’90, quelli diffusi nelle sale giochi.
Peraltro, l’unico dato che è stato sovraimpresso in questa inutile ricostruzione grafica della quale nessuno sentiva particolarmente la mancanza è la distanza dalla porta del tiro di Barella: 223 metri.
Sì, avete letto bene.
Ora, è evidente che mancava una virgola fra il 2 e il 3 (a meno che Barella non abbia scagliato il tiro dal campo 2 del Foro Italico o che l’Olimpico non si fosse trasformato nel campo di Holly e Benji…), così come è altrettanto evidente che era stato preannunciato che si trattava di una “sperimentazione live”.
È però altrettanto vero che questa insignificante ricostruzione grafica (purtroppo anche errata l’unica volta in cui è stata utilizzata) è stata vista da milioni di persone in Italia (circa 8), e, forse, nel mondo (non ho contezza se tale oscenità sia stata trasmessa anche all’estero).
A mio avviso una partita di calcio di questo genere non può essere un banco di prova in cui fare siffatti test in diretta, perché il rischio è che se qualcosa poi va storto, come poi è andato, la figuraccia vada in onda in mondovisione.
Ma, forse, sono io a non aver capito la portata innovativa di queste grafiche, visto che il giorno successivo la gara mi sono causalmente imbattuto in un autorevole profilo Instagram che ha così definito quanto sopra illustrato:
“the new way to see and understand football”.
“Anche no”: e, questa volta, non mi riferisco al titolo della rubrica ideata da Sandro Bocchio e Simone Salvador in chiusura di ogni puntata del podcast In Media(s) res.
Se questa è la direzione, preferisco grafiche minimaliste, nella (vacua) speranza che, in realtà, la prossima possa essere la stagione in cui si riesca a colmare il divario fra le grafiche che vediamo in onda nel nostro campionato di calcio e quelle delle altre principali leghe internazionali, mettendo in soffitta la la “Virtual Recreation”, anche se, purtroppo, da quel che si legge in rete, pare essere destinata a farci compagnia nella prossima stagione del campionato di calcio di Serie A.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.