Come si lavora per preparare la produzione televisiva di un evento sportivo di caratura internazionale come i campionati europei di ginnastica artistica che si sono disputati a Rimini tra fine aprile e inizio maggio 2024?
Questa settimana ci è tornato a trovare Federico Fazzini, un amico di Ultra Slow Mo, a cui è stato affidato il ruolo di regista host broadcaster dell’evento, in ragione anche – ma non solo – della precedente esperienza delle Universiadi di Napoli del 2019 in cui aveva per l’appunto ricoperto tale ruolo.
“Si è trattato Wenner di un impegno decisamente stimolante a cui ho iniziato a lavorare fin dall’ottobre del 2023, facendo una serie di sopralluoghi presso l’impianto in cui si sarebbero disputate le gare. Una tipologia di lavoro che mi ha appassionato, non foss’altro perché ho visto crescere il progetto da zero, pensando non solo al numero delle camere da utilizzare, ma anche alla loro tipologia e, per quanto possibile, al posizionamento, al fine di privilegiare una lettura e un racconto artistici e non solo tecnici dell’evento. Per quanto possibile, infatti, perché il camera plan che viene utilizzato nella ripresa degli eventi di ginnastica artistica è abbastanza uniforme, in ragione degli apparati, ovvero le specialità, sui quali il ginnasta è chiamato a eseguire i suoi esercizi: 6 per gli uomini (corpo libero, volteggio, parallele simmetriche, cavallo, anelli e sbarra) e 4, invece, per le donne (corpo libero, volteggio, parallele asimmetriche e trave)”.
E, per riprendere in maniera completa il singolo apparato, Federico mi spiega che non esiste una sola main camera come invece nella gran parte degli sport che vediamo in televisione:
“Nella ginnastica artistica, infatti, abbiamo una main camera per ogni singolo apparato, ognuna delle quali viene posizionata per garantire una ripresa dell’esercizio in tutta la sua interezza, dalla fase di partenza a quella di arrivo”.
Di fatto, pertanto, sono ben 6 le main camera utilizzate per filmare il racconto dei singoli esercizi in campo maschile, mentre 4 quelle nel femminile.
Come diceva Antonio Lubrano, a questo punto “la domanda sorge spontanea”: queste telecamere sono utilizzate solo come main camera oppure il regista se ne può avvalere anche per raccontare anche le altre specialità?
“Nei limite del possibile, ognuna di loro è stata impiegata anche per riprendere altro: ad esempio, Wenner, il corpo libero si svolgeva in uno spazio molto vicino a quello riservato al volteggio, cosicché la main del volteggio, è stata utilizzata per riprendere anche il corpo libero, mentre non poteva essere impiegata per le riprese degli esercizi agli anelli, poiché questo apparato si teneva in uno spazio molto distante”.
Tra le tante camere, ben 17 (per riprendere la competizione maschile, due in meno per quella femminile), compresa la beauty, era presente anche un Jimmy Jib:
“Il Jimmy jib ha rappresentato il jolly che avevo a disposizione, consentendomi di coprire sia il corpo libero, il volteggio, le parallele e la sbarra. Ho preferito ricorrere a un braccio agile e corto, di soli sei metri, funzionale per le esigenze della produzione, ma nel contempo non troppo invasivo. Perché anche di questo aspetto fondamentale bisogna tener conto quando si progetta un camera plan per un evento di ginnastica artistica. Mi sarebbe piaciuta una railcam per riprendere il volteggio, ma, probabilmente, sarebbe stata troppo invasiva per la giuria, per cui si è optato per non introdurla”.
Nel camera plan, invece, era presente una camera montata su di un gimbal:
“Al posto di una classica camera a spalla, abbiamo deciso di utilizzare un gimbal, il cui impiego ci ha permesso di realizzare immagini con bassa profondità di campo finalizzate ad esaltare non solo l’aspetto estetico del gesto atletico, ma anche l’espressività dei ginnasti, avendo sempre cura di non essere di intralcio a questi ultimi”.
Ma l’aspetto su cui Federico e il suo team hanno lavorato in modo particolare è stato il racconto dell’evento attraverso uno speciale (e bello spinto, aggiungo io) utilizzo dei replay:
“Permettimi innanzitutto di ringraziare i vari operatori di ripresa che si sono succeduti nel corso dei due fine settimana, molto attenti e precisi, capaci di darmi sempre immagini estremamente pulite ed efficaci.
Erano presenti 4 Super Slow Motion con le quali abbiamo cercato di arricchire un prodotto che di solito non è così ricco, raccontando non solo la parte tecnica dell’esercizio, ma anche cercando di fornire un racconto emozionale che è passato non solo dalle reazioni degli atleti ma anche da quelle del pubblico presente sugli spalti. All’interno dei vari replay, abbiamo cercato di focalizzare l’attenzione dello spettatore sui singoli dettagli, un qualcosa possibile anche grazie all’utilizzo del ramping, ossia quel cambio di velocità nei replay che ci ha permesso di avere più tempo per mettere in risalto il punto chiave dell’esercizio. In alcuni casi, poi, il singolo dettaglio, come l’eventuale uscita o meno del piede dell’atleta dalla pedana, è stato mostrato attraverso lo still frame, un qualcosa che è stato più volte apprezzato dai telecronisti”.
Usa il plurale, Federico, perché il suo lavoro si è collocato tra quello di una squadra di professionisti provenienti da ogni parte del mondo:
“Fondamentale, tra gli altri, è stato il supporto che mi ha dato la tv coordinator australiana, in particolar modo durante le gare a squadre in cui c’è una rotazione di 4 apparati per volta ed occorre scegliere quale apparato far vedere in diretta e quale, invece, registrare, tenendo sempre conto che l’esercizio va proposto dall’inizio alla fine in maniera pulita. Se, ad esempio, si decide di mettere in onda un esercizio registrato, al termine dell’esercizio non si può staccare live sull’atleta, perché nel frattempo quest’ultimo si è già rimesso la maglietta, per cui il telespettatore capirebbe di avere visto un fake live. In casi come questi, bisogna sfruttare qualche immagine del pubblico, qualche replay, in maniera da uscire in maniera coerente con le immagini live sull’atleta. Un ulteriore supporto, poi, è quello ricevuto dai due consulenti che avevo al mio fianco, ex giudici con competenze specifiche, capaci di fornirmi un supporto per riproporre un punto particolare dell’esercizio, ovvero per indicarmi parenti o tecnici degli atleti da mandare in onda. Il lavoro di squadra è la ricetta giusta per raggiungere un obiettivo”.
Se l’esperienza di Rimini si è da poco conclusa, un’altra è già alle porte, tant’è che Federico è già al lavoro in vista di un altro evento di ginnastica di rilevanza, questa volta, mondiale, che si disputerà sempre in Italia a inizio autunno:
“Da qualche settimana, Wenner, ho infatti iniziato a fare i sopralluoghi in vista dei Campionati Mondiali di Ginnastica aerobica che si disputeranno a Pesaro tra il 27 e il 29 settembre, evento per il quale curerò la regia host broadcaster. Ho già diverse idee in testa, finalizzate, come sempre a privilegiare il racconto non solo tecnico della kermesse, ma anche quello emozionale”.
Non mi resta che ringraziare Federico per avermi svelato tanti dettagli della produzione televisiva di uno sport che non conoscevo, dandogli appuntamento al prossimo autunno per raccontare ai lettori di Ultra Slow Mo la sua esperienza di Pesaro.
Stay Tuned!
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