“Quando un appassionato di tecnologia può avere tra le mani un nuovo prodotto, diventa improvvisamente il bambino più felice del mondo e, qualora il prodotto sia valido, dopo poco tempo gli verrà spontaneo chiedersi come fosse la sua vita senza quel prodotto”.
Nel momento in cui ho letto queste righe ho pensato che mi stavo trovando al cospetto di una persona mossa dalle mie stesse passioni, con la quale viaggiamo sulla medesima lunghezza d’onda, il che mi ha indotto a chiedergli se fosse intenzionato a scrivere assieme a me, a quattro mani, un articolo per il quarto appuntamento con una delle novità di questa terza stagione di Ultra Slow Mo, quella che prevede il coinvolgimento dei followers della community di Sport in Media su Twitter.
Questa settimana, quindi, mi è venuto a trovare Cristian Bona (su twitter @Sberl1983), che nella vita quotidiana coniuga l’essere un medico nefrologo alla ben più difficile attività di padre di tre piccole pesti!
Tra le tante passioni, Cristian ne ha da sempre coltivata una particolare, quella per gli Stati Uniti d’America e in particolare per gli sport americani, che ha sempre e solo visto (rigorosamente) dalla privilegiata postazione del suo divano di casa (in realtà, come vedremo, anche da altre stanze!).
E oggi, Cristian, è qui per raccontare ai lettori di Ultra Slow Mo l’evoluzione della prima piattaforma streaming nata per trasmettere in diretta uno sport professionistico americano: MLB.TV.
“Ricordo distintamente, Wenner, il giorno in cui arrivò a casa mia il primo modem ADSL: ottobre 2002, agli albori del mio primo anno di università. E in quell’inverno, grazie al mondo di Internet che finalmente entrava nella mia camera, la mia fame di sport americani veniva finalmente saziata.
Grazie alla rete, divenne subito facile trovare notizie, leggere gli eventi, seguire le dirette testuali per le partite fino addirittura ad arrivare alle radiocronache live della NHL nelle fredde notti invernali italiane”.
Essendo da sempre affascinato dal baseball, la primavera successiva (ossia quella del 2003) fu il momento in cui assieme a un amico (infra capiremo il perché: n.d.r.) Cristian ha finalmente avuto la possibilità di seguire la MLB nello stesso modo con cui seguiva la NHL:
“Da studente squattrinato che ero non potevo permettermi granché, mentre il mio amico aveva la possibilità di sottoscrivere l’abbonamento a MLB.TV, con la promessa di condividerlo con me. Un sogno. Il giorno dell’opening day della MLB, mi preparai per sentire la radiocronaca di Milwaukee Brewers @ St. Louis Cardinals quando su MSN messenger mi arrivò un messaggio: clicca sull’icona tv, non sulla cuffietta. Clicco e per la prima volta nella mia vita entro nel mondo dello streaming: MLB.TV con tutte le partite in diretta del baseball americano. Siamo nell’aprile 2003 e ho la possibilità di vedere tutte le partite del baseball americano in diretta da casa mia via Internet. Totale fantascienza”.
“MLB.TV”, mi spiega Cristian, “non poteva che venire dagli Stati Uniti d’America, dove già la tv via cavo e le modalità pay per view erano in voga da almeno un decennio, dove il world wide web già impazzava (la WWE, storica compagnia di wrestling USA, aprì i suoi siti già nella seconda metà degli anni 90) e dove venivano cercati nuovi modi di aumentare le entrate. Il 26 agosto 2002 andò in onda via streaming la prima partita di baseball: Texas Rangers @ New York Yankees”.
Nell’anniversario del ventennale, la stessa MLB ha pubblicato uno screenshot, visibile via twitter, dove a livello tecnologico possiamo “apprezzare” alcune cose:
1) La “qualità” dello streaming, a 280kbps;
2) L’utilizzo del Real Player.
Quella partita fu vista da circa 30 mila persone e rappresentò l’inizio di un percorso che ancor oggi non sappiamo come andrà a finire, ma che ha visto una serie di evoluzioni sotto diversi aspetti, alle quali Cristian ha avuto la possibilità di assistere in prima persona.
E chi, allora, meglio di un appassionato come lui le può raccontare ai lettori di Ultra Slow Mo?
“Il primo aspetto”, mi fa presente Cristian, “di cui è quasi d’obbligo parlare nell’introdurre un servizio di streaming, è la sua qualità. Con gli occhi da ‘appassionato’ e sapendo le enormi difficoltà di accesso alla visione dello sport USA (oltre alla trasmissione in chiaro, è giusto ricordare l’attività della Pontel, che riforniva di VHS delle partite tutti gli appassionati), lo streaming a 280 kbps era in ogni caso godurioso; usando la testa ovviamente è una qualità infima, che sui monitor di allora (quasi tutti in tubo catodico da noi, qualche fortunato iniziava già a possedere quelli a schermo piatto) si apprezzava decentemente in finestra, spesso piazzata centralmente sul desktop. Lo schermo intero si guardava in maniera discreta a distanza, ma risultava comunque complesso seguire le traiettorie della pallina, soprattutto quando in volo dopo essere stata colpita a velocità supersoniche”.
“Ma”, prosegue Cristian, “la tecnologia viaggia veloce e già dopo pochi anni il servizio passa da Real Player a Windows media, portando la qualità a 640 kbps fino ad arrivare all’HD già dopo pochi anni dall’introduzione del servizio. Nell’ottica di una maggior accessibilità, l’evoluzione non è andata oltre all’HD: la MLB ha lavorato parecchio per trovare un equilibrio ideale tra la qualità e l’accessibilità, il fattore fondamentale per poter far diffondere il servizio il più possibile”.
“Oltre all’aumento della qualità video”, mi spiega Cristian, “si è arrivati allo staccarsi dallo storico Windows Media Player per sviluppare un player proprietario: una transizione non semplice, che ha creato qualche problema nel corso degli anni (inizialmente l’HD era disponibile solamente installando un software aggiuntivo, l’amato/odiato next-def) ma che ha permesso alla mlb di sfondare e approdare sostanzialmente ovunque: console, smart tv, cellulari, tablet; il tutto sempre per gradi. Ricordo distintamente a cavallo degli anni ‘10 alcuni viaggi in auto notturni in solitaria col telefono in vivavoce agganciato alla radiocronaca dei St. Louis Cardinals a farmi compagnia, un qualcosa che solo alcuni anni prima era pura fantasia”.
E quando un appassionato come Cristian, racconta queste cose, lo fa anche oggi, nel 2022, mettendoci quella stessa passione che lo spingeva qualche anno fa ad ascoltare in auto la radiocronaca dei St. Louis Cardinals, la sua squadra del cuore.
“Breve digressione a parte, Wenner, la qualità video resta assestata sull’HD con requisiti minimi di connessione oscillanti tra 1800/3000 kbps per poter vedere in quella che viene considerata la standard definition (720p, il nostro HD Ready per intenderci), tra 3000 e 5000 kbps per una definizione di 1080p fino ad arrivare ai 1080p con 60 frames al secondo per chi ha una connessione superiore (e la differenza con i 60 frames al secondo si nota)”.
Imparo da Cristian che tra le varie features introdotte da MLB.TV nel tempo, una di quelle presenti sin dall’inizio (e tra le più apprezzate) è il dual feed (cioè il doppio segnale audio).
“Quando ci si collega al servizio, da qualsiasi dispositivo lo si faccia, ci sarà la scelta se farlo guardando la partita tramite la tv della squadra di casa oppure quella della squadra in trasferta. Ogni tifoso ha quindi la facoltà di vedere ogni partita con il feed della sua squadra del cuore (salvo partite trasmesse su tv nazionali, comunque poche) e questo ci porta immediatamente a pensare che per ogni sera ci sono 30 feed diversi tra cui scegliere, con 60 telecronisti diversi (abitualmente 2 per ogni team, anche se la moda ultimamente è quella di avere anche la terza voce) e 30 ‘bordocampisti’. Ogni squadra ha la sua tv locale di riferimento e si crea una sorta di fidelizzazione, con qualche boom nazionale in caso di telecronisti particolarmente bravi o particolarmente riconoscibili. Citare Vin Scully, il leggendario telecronista dei Dodgers, è d’obbligo, ma negli anni si sono create diverse figure che vanno poi a dividere gli appassionati: un esempio è sicuramente Michael Kay, il telecronista degli Yankees che hanno la loro tv proprietaria (YES network), recentemente salita alla ribalta anche da noi per interessi calcistici; un altro esempio è rappresentato dal telecronista dei White Sox, sempre molto ‘colorito’ e ‘divisivo’, soprattutto negli anni scorsi. Attenzione però, Wenner, non lo si deve intendere come colorito e divisivo come lo intendiamo alle nostre latitudini perché lo standard americano in telecronaca è diverso, meno tifoso anche nei feed di parte e più tendente a raccontarti la squadra nelle sue mille sfaccettature, soprattutto quelle emozionali (una componente che in America funziona sempre)”.
E questo, penso fra me e me, è soltanto ciò che accade con il segnale audio televisivo: chissà come funziona il variegato mondo delle radio americane che commentano i tanti eventi sportivi, ivi compresa la MLB.
“Facciamo così, Wenner: dammi qualche settimana e, se Ti fa piacere, Ti torno a trovare dopo le prossime festività per parlare anche di questo, ma non solo. Ci sono un sacco di altri argomenti legati non solo a MLB.TV, ma anche al baseball, interessanti da raccontare!”.
Ti aspetto Cristian.
Per ora, grazie.
Mi (o forse ci) hai aperto un mondo.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.