Come anticipato la scorsa settimana, grazie alla presenza sul campo, Ultra Slow Mo ha avuto la possibilità di visionare i camera plan delle ultime tre tappe dell’edizione numero 19 del Tour de Ski che si sono disputate a inizio gennaio in Val di Fiemme, avendo così la possibilità di far comprendere agli appassionati quali telecamere sono impiegate per sfornare le immagini che abbiamo avuto il privilegio di ammirare dalla privilegiata postazione del nostro divano di casa.
GARA A SPRINT (venerdì 3 gennaio 2025)
19 le telecamere a disposizione della regia per la gara a sprint del 3 gennaio che le hanno consentito di coprire, di fatto, ogni metro della pista da più punti di vista.
Senza avere la pretesa di descriverle tutte, andiamo a conoscerne alcune.
In partenza, era presente la camera con ottica cinematografica montata su di un gimbal.

Questa telecamera, oggigiorno, presente nelle prodizioni della gran parte degli eventi sportivi di rilievo, è in grado di offrire immagini ravvicinate degli atleti con (alle spalle) un effetto sfocato (bokeh), che il gran pubblico ha iniziato ad apprezzare dopo la visione del film “Il Gladiatore”.

Dalla partenza in poi, due sono state le camere che sono state principalmente alternate per coprire la gara.
La cablecam, che scorreva lungo un cavo teso per diverse centinaia di metri.

Trattasi, come i lettori della rubrica sanno, di una telecamera, in grado di realizzare armoniose immagini in movimento, sia lungo il senso di marcia percorso dagli atleti, sia lungo la direzione opposta, con il vantaggio di poter muovere la testa a 360 gradi andando a zoomare sui dettagli.

Il drone, presente a Tesero nella duplice versione: stabilizzato (ritratto sopra il tappeto rosso) e acrobatico (immortalato sopra il tappeto blu), fotografati nella sottostante immagine.

Il primo (stabilizzato), impiegato per le classiche panoramiche del teatro dell’evento, riprese molto spesso utilizzate per mettere in sovraimpressione le grafiche riepilogative dei risultati delle singole frazioni, ma anche per effettuare qualche ripresa in movimento lungo il percorso.

Quello acrobatico, invece, adoperato per inseguire gli atleti durante la gara, a circa 45 gradi dal terreno e a pochi metri di altezza dal suolo, fornendo immagini molto simili a quelle che siamo abituati a vedere nei videogiochi.

Tattico, poi, il posizionamento della Jimmy Jib, dotata nella specie di un lungo braccio.

Grazie al suo posizionamento, infatti, il jimmy jib aveva la possibilità di filmare un duplice tratto di salita, il primo, subito dopo il rettilineo iniziale; il secondo, invece, rappresentato dal tratto che precedeva la discesa finale, fornendo riprese in movimento molto suggestive tanto dall’alto, quanto dal basso.

Degne di essere menzionate, poi, tra le altre, le riprese per il tramite del (secondo) gimbal, trasportato da un quad lungo il rettilineo finale.

L’effetto era molto simile al segnale proveniente da una rail camera.

Le due telecamere posizionate dopo la linea di arrivo per riprendere gli ultimi metri della gara: un’ottica lunga (sulla destra) dotata di SuperSlowMotion e una classica ottica corta (sulla sinistra) al suo fianco.

Un ultimo paio di chicche a disposizione di questa produzione televisiva: la (tipica) camera fissa perpendicolare alla linea del traguardo (per mostrare il dettaglio laterale dell’arrivo in volata).

E la microcamera a terra in prossimità della linea di partenza tra i binari, capace, di fatto, di immergere il telepcsportdipendente nella neve.

SKIATHLON (sabato 4 gennaio 2025)
Rispetto al giorno precedente, sei le telecamere in più a disposizione della regia per raccontare la gara di skiathlon del 4 gennaio: 25.
Anche nella circostanza, massiccio è stato l’utilizzo del drone, sempre nella sua duplice versione.

Acrobatico, nella parte superiore dell’immagine, all’inseguimento degli atleti, per coprire tratti della pista non coperti dalle telecamere fisse; stabilizzato, nella parte inferiore della foto, in funzione di “elicottero”, per fornire splendide immagini dall’alto.
Notevole è stato anche l’impiego della cable cam, sempre utilizzata, quando ve ne era l’occasione, considerando il limite del cavo, ma sfruttando il movimento della testa rotante della camera broadcast in essa installata, munita di zoom, per un tratto lungo qualche centinaio di metri, capace di coprire una buona parte dell’anello.

Tante, poi, le altre telecamere fisse posizionate lungo i 3.412 metri della pista, ubicate all’interno del bosco, perlopiù in corrispondenza dei traguardi intermedi, ove erano state posizionate, una vicina all’altra, un’ottica lunga (per andare a stringere sugli atleti) assieme a un’ottica corta, per una più classica visione di insieme.

Oltre al Jimmy Jib collocato nello stesso punto di venerdì, sabato ne è poi stato posizionato un secondo, lungo il penultimo tratto di discesa.

Tramite il gimbal, poi, è stato possibile avvicinarsi agli atleti in uno dei momenti topici della gara, ossia il pit stop per il cambio degli sci tra le due frazioni.

ASCESA AL MONTE CERMIS (domenica 5 gennaio 2025)
Dulcis in fundo, l’ultima tappa, la mitica ascesa al Cermis, alla quale è stato riservato un camera plan di assoluto spessore, sia per il numero dei mezzi di ripresa in campo (ben 33), sia per la loro qualità.
Una produzione decisamente particolare, dal momento che nella circostanza occorreva coprire lo stadio del fondo del lago di Tesero (teatro delle gare dei due giorni precedenti, nel quale i fondisti percorrevano i primi chilometri), il tratto che separava detto stadio con l’inizio della pista del Cermis e, da ultimo, l’intera (e mitica) salita.
Di conseguenza, le telecamere all’interno dello stadio del fondo non potevano essere il medesimo numero dei giorni precedenti, in quanto era necessario dirottarne una buona parte per la copertura integrale del più spettacolare tratto finale del percorso.
Pronti, via, e lungo i primi metri del percorso (ripreso, come sempre, per il tramite della cablecam, che ha rappresentato la “main camera” per questo tratto della gara) abbiamo subito notato una prima differenza rispetto ai giorni precedenti: al termine della prima salita, difatti, non era più presente il jimmy jib (spedito lungo il pendio), bensì una camera fissa su di un trabatello.

Immagini dall’alto, come scrivevo in precedenza, che arrivavano dalla cable cam e non più dal drone, ma (udite udite) anche da un elicottero dotato della wesley, la cui sagoma si intravede nel frame sottostante.

Nulla, ovviamente, è stato lasciato al caso, tant’è che la copertura dell’ultimo sprint all’interno dello stadio del fondo è stata garantita da una camera fissa, che ha sostituito le due (l’ottica lunga e quella corta) dei giorni precedenti.

In uscita dallo stadio del fondo è entrata in azione la prima telecamera trasportata da una motoslitta, che ha garantito assieme all’elicottero, la ripresa del tragitto verso l’inizio dell’iconica salita verso il Cermis.

Un comitato di accoglienza composto da un’ottica corta e un’ottica lunga (accoppiata presente in altri due punti della salita in corrispondenza dei punti di intermedio) ha poi aspettato gli atleti alle pendici del monte Cermis.

Da quel punto in poi, la maggior parte delle immagini dell’ascesa ci sono arrivate dalla camera a bordo dello slitta (capace di risalire la pista dietro gli spettatori, fornendo molto spesso il loro punto di vista, in grado di far comprendere nel contempo al telepcsportdipendente la pendenza del percorso) nonché dal drone stabilizzato.

Piccola curiosità: anche l’operatore del drone stabilizzato (l’amico di UltraSlowMo Alessio Giacomo Farese di Robe Di Droni di Torino, era a bordo di un’altra motoslitta a seguito dei fondisti lungo l’ascesa finale: gli attenti lettori della rubrica, ricorderanno che non è la prima volta che riprende una corsa in movimento, esperienza effettuata più volte nel corso del Giro Ciclistico della Valle d’Aosta).

Presenti inoltre lungo l’ascesa ben due jimmy jib, il cui braccio lungo era posizionato su di una piattaforma nei pressi della quale era stata posizionata un’altra telecamera (in grado di cogliere spettacolari immagini degli atleti in uno dei tratti più duri dell’ascesa): nella sottostante immagine un frame di una bella ripresa dal basso effettuata dal secondo jimmy jib.

E veniamo al tratto finale, laddove gli atleti sono stati inseguiti dal (secondo) drone FPV.

All’arrivo, una piacevole sorpresa: un (terzo) jimmy jib, che, personalmente, vedrei bene anche agli arrivi dei principali giri ciclistici a tappe.

Lo sforzo degli atleti all’arrivo, infine, è stato immortalato dal (sempre presente) operatore di ripresa con il gimbal in mano.

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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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