Sia nella stagione 2019-2020, che in quella che si è appena conclusa, la Coppa Italia ha rappresentato per il calcio professionistico italiano la competizione associata alla ripresa di quel qualcosa che era stato sospeso a causa della pandemia: venerdì 12 maggio 2020, difatti, Juventus e Milan scesero in campo per la sfida di ritorno delle semifinali di Coppa Italia tre mesi dopo lo stop forzato delle competizioni; mercoledì 19 maggio 2021, invece, Juventus e Atalanta hanno dato vita a un incontro che passerà alla storia per essere il primo disputatosi in presenza di pubblico dopo oltre un anno di incontri giocati a porte chiuse.
E dinanzi a una vetrina così importante, altrettanto considerevole è stato il dispiego di persone e di mezzi (e delle persone) impegnati nella ripresa dell’incontro, coordinati dal decano dei registi sportivi italiani, Popi Bonnici, che ringrazio per avermi rivelato, assieme a Omar Voltolini, alcuni particolari di natura tecnica che riempiono senz’altro di importanti contenuti il presente articolo.
Già in sede di presentazione dell’evento, l’amministratore della Lega di Serie A parlava di “standard produttivo più alto mai visto nel nostro Paese con oltre 30 telecamere”, tra cui microcam all’interno degli spogliatoi e un drone per le riprese aeree (a memoria dello scrivente, mai utilizzato in Italia, ma soltanto all’estero, in Spagna, ad esempio, in occasione del recente derby di Madrid, definita dai media la partita di calcio ripresa meglio al mondo).

Le aspettative della vigilia non sono state affatto disattese.
La prima rilevante novità che abbiamo potuto apprezzare è stata la Steady Cam Sony Venice full frame con ottica cinematografica, impiegata per la prima volta in Italia per la ripresa di un evento sportivo, che consente di sfocare l’immagine, in modo da mettere in risalto il soggetto in primo piano sfocando nel contempo gli oggetti sullo sfondo.

Tale ripresa è stata utilizzata principalmente prima dell’inizio dell’incontro per riprendere i giocatori e gli allenatori, nonché, più di rado, nel corso della gara per il semplice fatto che le azioni non hanno permesso un suo impiego più diffuso.

Di notevole livello sono stati pure i replay andati in onda durante il match, grazie all’utilizzo di ben 4 telecamere ultra motion (due delle quali, le pole cam, posizionate sul retro di ciascuna porta), di 3 superslowmotion 150 fps (i “fps” sono i frame, ossia i fotogrammi, che un dispositivo può registrare in un solo secondo), nonché di altre 3 superslowmotion 75 fps, dispositivi, soprattutto le 4 ultra motion, capaci di rendere fluidi e nitidi i replay.
Tra l’altro, in pochi, forse, hanno notato che al termine della gara una delle due polecam è stata spostata dagli addetti ai lavori a tempo di record al centro del campo, al fine di riprendere la premiazione dell’evento da un punto di vista finora (quasi) inusuale.
Altrettanto inusuali, ma particolarmente apprezzate (almeno dal sottoscritto), sono state le riprese andate in onda durante lo schieramento delle squadre prima dell’inizio dell’incontro, quando, grazie al particolare impiego delle steadycam, noi telespettatori abbiamo avuto la possibilità di vedere ciò che (finalmente) sono tornati a vedere i giocatori negli attimi che precedono il fischio d’inizio, vale a dire la tribuna piena di tifosi, da un particolare punto di vista che, in Italia, non avevo mai notato.

Così come non avevo mai notato che in televisione passassero le immagini delle telecamere che andavano incontro ai giocatori mentre questi ultimi percorrono la direzione contraria, uscendo dal tunnel per entrare in campo.
Un esperimento, così come un’esperimento è stato l’utilizzo delle riprese attraverso il drone, apparse tuttavia, se non erro, solo per pochi secondi prima dell’inizio dell’incontro, ma che ci auguriamo divengano ben presto una costante, quanto meno nella ripresa dei big match della serie A fin dal prossimo campionato.

Uno spettacolo, quello andato in scena mercoledì sera, reso possibile grazie all’armonico lavoro di una squadra di professionisti, coordinati da un regista, che, da ormai quarant’anni a questa parte, è un precursore delle riprese degli eventi sportivi che si disputano nel nostro paese.
Tra i tanti attori non protagonisti della finale di Coppa Italia, un pensiero particolare, però, non può non andare a due persone che hanno partecipato all’incontro, il cui ruolo, purtroppo, passa molto spesso inosservato, specie quando, come mercoledì sera, hanno dimostrato di essere prossimi alla soglia dell’infallibilità.
Mi riferisco ai due assistenti arbitrali vale a dire l’eugubino Matteo Passeri (che dalla sua ha collezionato ben 207 presenze nella massima serie) e l’orvietano Alessandro Costanzo (che lo tallona con 171 presenze in serie A).
Un’affiatata coppia di assistenti umbri (peraltro internazionali), che hanno aggiunto questa (ennesima) perla alle loro rispettive prestigiose carriere: due amici che corrono ogni fine settimana ai margini del terreno di gioco, valutando con precisione millimetrica decine di situazioni (talvolta molto complesse) in poche frazioni di secondo.
Subito dopo la premiazione, uno di loro (Matteo) ha levato gli occhi al cielo, in ricordo di coloro, che purtroppo, non lo hanno potuto vedere all’opera in una serata che per lui, come per ciascuno di noi, passerà alla storia per essere la prima che ha visto il ritorno del pubblico in uno stadio.
L’altro (Alessandro), compagno di tante avventure, quando lo ha visto commosso, non ci ha pensato un attimo, stringendolo in un fraterno abbraccio a cui hanno assistito milioni di italiani in diretta tv, immagine, quest’ultima, che, per me, è stata la più bella dell’intera serata.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.