Un piacere, come sempre, quando me ne viene data l’occasione, è quello di scambiare quattro chiacchiere con coloro che ci danno la possibilità di vedere ogni singolo dettaglio di un’azione di un evento sportivo (nella specie) di una partita di calcio dalla postazione privilegiata del nostro divano di casa.
Questa settimana ci è venuto a trovare un operatore di ripresa altamente specializzato, grazie al cui impegno e professionalità ogni week end riusciamo a gustare particolari primi piani o suggestivi replay con cui vengono messi in risalto alcuni gesti atletici di fuoriclasse del pallone, proprio come questo.
È con Paolo Daraio, che ho avuto il privilegio di dialogare.
Potentino di nascita, classe 1966, da sempre appassionato di elettronica, Paolo si è trasferito fin da giovane a Milano, dove poco prima di diventare maggiorenne ha iniziato a collaborare per divertimento con un amico che aveva deciso di aprire una piccola TV locale:
“Telejolly, si chiamava, aveva sede in un appartamento di un piccolo comune alle porte di Milano, Melzo, ove il segnale veniva diffuso. Una collaborazione a 360 gradi durante la quale mi sono occupato di tutto, che mi è poi servita nei 15 anni successivi in cui ho lavorato per diverse emittenti private del Nord Italia, che, per me, hanno rappresentato una palestra per la mia formazione e crescita professionale, essendomi difatti occupato di tutto, dalle riprese in studio e in esterna, ma anche di montaggio video, nonché di installazione e di smontaggio delle scenografie”.
Il tutto, fino alla fine degli anni ’90, più precisamente fino al 3 aprile 1999 quando a Paolo venne affidato il ruolo di riprendere una partita di serie A, Piacenza-Udinese, valevole per la ventisettesima giornata della massima serie: “Me lo ricordo molto bene il mio esordio: mi diedero una telecamera a spalla, il cui ruolo era quello di fare la spola tra le due panchine, riprendendo nel contempo la partita da bordocampo. Ero emozionato, ma volevo far bene”.
Mi sento di dire che ci è ampiamente riuscito, confermandosi poi settimana dopo settimana, tant’è vero che il mio interlocutore, dalla sua, ha maturato un numero di partite di calcio riprese che oscilla tra le 1.500 e le 2.000: “Il numero esatto non Te lo so indicare, avendo perso il conto dopo un po’ di anni, ma sono sicuro che è vicino al doppio migliaio di gare riprese”.
Un percorso, quello di Paolo, che ha attraversato tanti stadi di Italia e di Europa fino a spingersi nel lontano Qatar, dove si è trasferito dal 2013 al 2016 per collaborare con il principale canale sportivo, e dove è poi ritornato a novembre del 2021 per occuparsi delle riprese della Fifa-Arab Cup, ossia l’equivalente del Campionato europeo: “Un’esperienza davvero interessante, quella in Qatar, il cui campionato nazionale di calcio è una competizione in cui gli standard di produzione sono elevatissimi, in quanto in tutte le partite sono impiegate un numero considerevole di telecamere (fino a ben 38, ad esempio, nell’edizione di quest’anno della Lusail Super Cup, l’equivalente della Supercoppa), tra cui almeno 6 super slow motion e 2 ultra slow motion. Un’occasione che ho sfruttato anche per migliorare il mio inglese, in quanto può capitare di far parte di un team composto anche da professionisti stranieri”.
Un po’ com’è capitato a Paolo circa un anno fa, quando è stato selezionato per far parte degli operatori che hanno curato le riprese della fase finale della Uefa Nation League disputatasi allo stadio di San Siro: una squadra diretta da Juan Figueroa e composta da professionisti portoghesi e italiani, tra cui proprio Paolo, il quale, tra i tanti, ha filmato da dietro la porta (anche) il gol di Mbappè che è valso la qualificazione alla finale per la nazionale transalpina, un gol che gli è rimasto particolarmente impresso.
L’esperienza, quella in Uefa Nations League, che ha fatto seguito in pratica senza soluzione di continuità a un’altra prestigiosa avventura, quella a Euro 2020, facendo difatti Paolo parte del team italiano di operatori selezionati da Giorgio Galli per la ripresa delle partite della nazionale di calcio disputatesi a Roma oltre al quarto di finale Inghilterra-Ucraina.
Ovviamente, sempre maneggiando una Super o Ultra Slow Motion (un modello di telecamere a cui sono davvero molto affezionato, non foss’altro perché questa rubrica prende proprio il nome da una di loro), il che mi induce a chiedere a Paolo quali accortezze deve impiegare nell’utilizzo di queste telecamere:
“Sono camere che riescono a catturare un numero più elevato di fotogrammi per secondo rispetto alle telecamere normali: le Super Slow Motion, difatti, ne scattano 75 al secondo (il triplo rispetto a una telecamera normale), mentre le Ultra Slow Motion anche 500 o addirittura 1000, quindi fino a 40 volte in più quelli di una telecamera classica. Ogni telecamera poi monta un diverso tipo di lenti che ci consentono di utilizzare uno zoom ottico da 80x fino a oltre 120x, che sono ottiche molto performanti”.
E su cosa si concentra Paolo ogni fine settimana?
“Non c’è ovviamente un elemento su cui focalizzare il mio lavoro, devo cercare di andare a cogliere quanti più particolari possibili, che permettano allo spettatore di vedere il dettaglio. E non è facile, lavorando con telecamere che scattano un elevatissimo numero di frame mantenere sempre a fuoco una immagine stretta molto spesso in movimento, ma la manualità acquisita con l’esperienza decennale, in molti casi aiuta, anche se, ogni tanto occorre rischiare un po’. Sai Wenner l’80% delle immagini che filmo vengono utilizzate per i replay, mentre solo il 20% circa durante la diretta dell’incontro”.
Ed esistono particolari richieste da parte dei registi?
“Lavorando in questo settore da molti anni, ormai penso di conoscere ciò che predilige l’uno rispetto a un altro, anche se durante i fondamentali briefing che precedono ogni incontro talvolta emergono particolari richieste, giustificate, per lo più, dal contesto dell’incontro. Uno di loro, ad esempio, predilige primi piani che permettono di mettere in risalto gli occhi dei calciatori, per cui, quando ve ne è l’occasione, cerco di stringere sull’espressione del giocatore in modo da potergli fornire quell’immagine che si aspetta”.
E che poi, va regolarmente in onda, aggiungo io.
Starei per ore a parlare con Paolo, ma si è già fatto tardi, per cui prima di congedarmi non posso non chiedergli cosa si aspetta dal futuro per la sua professione:
“Beh, senz’altro un’evoluzione della tecnologia, capace di rinnovarsi anno dopo anno. Altre sfide, ma con un po’ di pazienza e tanto impegno si prende la mano un po’ a tutto, come mi è già capitato nel corso della mia pluriennale esperienza. Ecco, un aspetto di cui si parla poco e di cui non possiamo non essere far finta di nulla è il progressivo aumento anche nel settore sportivo di telecamere remotate, il cui avvento potrebbe in futuro anche andare a ridurre il numero degli operatori”.
Un argomento, quello delle camere remotate, su cui mi piacerebbe ritornare, anche perché rappresenta un tema molto caldo nel settore.
D’ora in poi, fateci caso quando vedete durante in una partita di calcio il regista staccare su primi piani alla Sergio Leone ovvero ponete attenzione alle riprese al rallentatore dove viene immortalato un tocco con la suola di un attaccante, oppure le dita di un portiere con cui viene deviato un pallone diretto all’incrocio dei pali.
Le potrebbe avere filmate Paolo, o un suo collega, entrambi mossi dalla stessa passione per quello che fanno.
Grazie Paolo, ad maiora.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.