La 19ma edizione dei campionati del mondo di atletica leggera disputatasi a Budapest nel mese di agosto ha rappresentato un evento che ha tenuto incollati ai rispettivi devices milioni di telepcspordipententi in tutto il mondo, i quali hanno avuto la possibilità di apprezzare non solo le gesta tecniche degli atleti delle rispettive nazioni, ma anche l’importante produzione televisiva messa in campo nella capitale magiara.
Alcune sono le cose che mi sono piaciute, altre, invece, quelle che non mi sono piaciute: per una volta partiamo proprio da queste.
In primis, quella che ritengo la più grave: una vetrina del genere non può rappresentare un evento in cui non arrivare pronti con le grafiche da mettere in onda e nel quale testare alcune soluzioni, o, peggio ancora, non arrivare pronti con tutto che funziona al meglio.
Due, in particolari, gli episodi a cui mi riferisco:
1) durante la sessione mattutina del primo giorno delle gare in pista non compariva inopinatamente il cronometro, che, di solito, viene sovraimpresso nella parte bassa a destra del teleschermo: una mancanza che non può passare inosservata in una gara di atletica leggera (problema poi risolto alla fine della mattinata);
2) i tempi dei vari atleti che venivano messi in onda durante la gara (i parziali), ma, soprattutto, al termine di ogni batteria o finale (specie nei primi due giorni): totalmente inattendibili con errori evidenti e ingiustificabili in un contesto come quello di Budapest (in taluni casi, specie, all’inizio, gli stessi commentatori sono stati messi in evidente difficoltà). E il problema non è di poco conto se si considera che se è vero che i tempi ai vari passaggi intermedi possono risultare errati a causa di problemi ai chip (o al programma di AI che traccia l’atleta) è tuttavia altrettanto vero che non può trovare giustificazione quando il tempo dell’atleta viene rilevato da una fotocellula (come avviene per l’appunto sul traguardo, problema che ha costretto nei giorni successivi gli organizzatori a mettere in sovraimpressione queste grafiche con più calma).

Un’altra, una scelta che ho trovato di difficile comprensione, pur rappresentando un’inezia rispetto a quanto sopra esposto: il lilla tenue scelto come sfondo del cronometro, ossia un colore che non permetteva di mettere in risalto il tempo quando veniva sovraimpresso sulla pista, e che, al contrario, consentiva di vedere bene il cronometro quando lo sfondo era l’area grigia riservata per i concorsi o il verde del campo.
Si sarebbe potuto optare, secondo me, per il colore azzurro, impiegato per i concorsi che non avrebbe presentato i suesposti problemi di carattere cromatico.

Passando, invece, alle cose che mi sono piaciute, esteticamente gradevoli, invece, a mio avviso le grafiche di presentazione degli atleti nelle gare di velocità (con la differenza che in quelle più veloci la grafica era orizzontale, con il menu a scomparsa con le migliori prestazioni diretto verso l’alto, mentre in quelle più lunghe verticale, con il menu a scomparsa sempre verticale ma che “accorciava” l’elenco dei vari atleti), così come nei concorsi.
Una differenza rilevante rispetto alle grafiche che abbiamo visto in occasione dei meeting estivi, in modo particolare, nelle gare di Diamond League in cui le grafiche di presentazione dei vari atleti prima delle gare (senza distinzione fra gare di velocità, mezzofondo e concorsi) erano affidate a un riquadro verticale sul lato sinistro del teleschermo.

Rilevante, inoltre, è stato l’impiego delle grafiche con la realtà aumentata (anche in questo caso, qualche problemino si è verificato nel primo giorno), utilizzate in maniera ormai classica (vale a dire in maniera tale da proiettare prima della partenza le bandiere delle nazioni di provenienza, o, anche, il nominativo e la posizione nel world ranking di ogni atleta: un qualcosa che durante l’estate avevamo visto anche ai mondiali di nuoto di Fukuoka).

Il tracciamento virtuale, invece, ci ha consentito di vedere all’opera interessanti pannelli, soprattutto nelle gare di velocità e mezzofondo: mi riferisco, in particolare, a quelli che ci indicavano il distacco in tempo reale in metri lineari tra gli atleti (purtroppo non sempre precise), quelli in cui veniva rammostrata la velocità live del singolo atleta (in alcuni momenti è stato possibile verificare anche se la stessa rappresentava o meno anche quella maggiore), nonché una grafica con cui i più attenti telepcspordipendenti avevano già familiarizzato in occasione degli ultimi giochi olimpici, vale a dire quella che ci ha consentito di percepire l’andamento della velocità in una determinata gara (o frazione) da parte di ogni atleta.


Un paio di chicche, invece, che probabilmente sono passate inosservate ai più:
1) un interessante grafico a torta nelle gare multiple (da cui è stato possibile percepire i punti accumulati dagli atleti nelle singole discipline);
2) un pannello riportante i dati del lancio di un determinato atleta (velocità e angolo di inclinazione del giavellotto lanciato) dati paragonati a quelli del leader della classifica.

Molto utile e interessante, soprattutto, al fine di comprendere il gesto atletico del saltatore con l’asta la grafica (ritratta anche nella copertina del presente articolo) che permetteva di percepire l’ampiezza e la profondità del salto appena realizzato.

E dal punto di vista delle riprese che mondiali sono stati?
Beh, la copertura è stata senz’altro sontuosa, con qualche pecca.
Mi riferisco, ad esempio, all’incomprensibile posizionamento della camera sull’asse di battuta ubicata controsole durante le gare pomeridiane di salto in lungo e triplo, nonché nella ripresa da parte di operatori non troppo specializzati in taluni concorsi: asta e lungo in particolare, concorso nel quale non ho capito per quale motivo non sia andata in onda dopo ogni salto il frame dell’asse di battuta al momento dello stacco per capire quanti cm sono stati persi dall’atleta ai fini del salto.
Costante, inoltre, è stato l’impiego di microcamere, che ci hanno permesso di apprezzare particolari inquadrature (soprattutto delle pedane), capaci pure di immortalare le espressioni degli atleti in procinto di arrivare all’impianto, in quanto installate sui mezzi che li accompagnavano dal campo di riscaldamento allo stadio (anche se le stesse sono passate alla storia per l’episodio di cui al sottostante post).

Presenti, inoltre, anche un rilevante numero di cable cam (in modo particolare due wirecam dentro stadio e una cable cam lunga ben 985 metri per la maratona e le gare di marcia), in alcune delle quali erano state montate anche teste geostabilizzate superslowmotion, utilizzate dalla regia ungherese per mostrarci gli atleti lanciati in velocità, ovvero, in maniera inusuale, ma a mio modo di vedere decisamente dinamica, le immagini laterali dell’atleta impegnato nel salto (in lungo o triplo).
Piccola curiosità, infine: per ragioni di sostenibilità ambientale le buggycam (ossia le telecamere montate sui veicoli utilizzati per riprendere i marciatori e i maratoneti) sono state posizionate su veicoli elettrici, mentre per le medesime ragioni è stato preferito il drone all’elicottero.
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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