Fin da piccolo ho sempre seguito con grande attenzione quel serpentone che nel mese di maggio di ogni anno percorre in lungo e in largo (più o meno tutta) la nostra penisola, forse perché la mia maestra Vally ci invitava a guardarlo in televisione, perché, secondo lei, ci aiutava anche a imparare la geografia del nostro bel paese.
Le volte che è passato vicino casa, non ho mai mancato occasione di vedere dal vivo non solo il passaggio dei corridori, ma tutto ciò che lo precede e (quel poco) che lo segue, come feci, ad esempio, un paio di anni fa, seguendo in prima fila la prima tappa a cronometro che vide i corridori inerpicarsi fino alla Basilica di San Luca.
E quando non mi è stato possibile vederlo dal vivo, l’ho seguito dalla privilegiata posizione del mio divano di casa attraverso la copertura televisiva dell’evento offerta dalla Rai e da Mediaset, emittenti che, l’una grazie alla concorrenza dell’altra, hanno via via ampliato sia la copertura dell’evento (quest’anno, per la prima volta sarà visibile dal primo all’ultimo chilometro), sia la qualità delle riprese.
Partiamo, ad esempio, da quelle aeree, scontate oggigiorno, ma che vennero introdotte dalla Rai a inizio degli anni ’80, quando un operatore, ancorato su di un seggiolino, riprendeva la corsa con la telecamera in spalla. All’epoca, di elicottero al seguito del Giro, ve ne era soltanto uno, ed al suo interno erano presenti le apparecchiature sia per la trasmissione del segnale che per la ricezione dalle telecamere a bordo delle moto che seguivano la tappa. Di conseguenza, se, da un lato, il volo a bassa quota consentiva la ripresa aerea dell’evento, dall’altro lato, precludeva alle moto di distanziarsi troppo tra di loro per non fuoriuscire dal cono di ricezione del segnale da parte dell’elicottero. Al contrario, il volo ad alta quota permetteva alle moto di distaccarsi maggiormente tra loro, ma precludeva alla regia di utilizzare le riprese dall’elicottero, in quanto le telecamere dell’epoca non avevano un zoom tale da poter riprendere i corridori da lunghe distanze.
La vera svolta ci fu nel 1984, quando venne introdotto un secondo elicottero, la cui esclusiva funzione era quella di fare il ponte tra le riprese provenienti dai due cameraman a bordo delle moto, nonché dal (secondo) elicottero che ospitava la telecamera. Dal 1986, invece, venne introdotto un secondo elicottero ponte, che diede la possibilità ai mezzi impiegati nelle riprese (elicottero e due moto ripresa) di potersi distanziare ancora di più tra loro e coprire anche le fughe più lunghe.
Da un punto di vista strettamente tecnico, verso la fine degli anni ’80 a bordo dell’elicottero trovò spazio la Wescam, vale a dire una palla installata su di un lato del veivolo al cui interno era posizionata la telecamera, controllabile dall’operatore che la comandava da bordo dell’elicottero tramite apposito Joystick, producendo così riprese molto più stabili rispetto a quelle alle quali eravamo abituati in passato.
Un deciso cambio di passo venne impresso nel 1993, quando il giro passò agli annali per essere il primo trasmesso da un’emittente diversa dalla Rai, con un dispiego da parte della Fininvest di mezzi e operatori di ripresa francesi, al punto che nel 1998, quando la Rai tornò a trasmettere nuovamente la grande kermesse, fu costretta a rinnovare totalmente non solo i programmi, ma anche le riprese.
Oggigiorno le riprese aeree sono effettuate da un elicottero (pare siano tre quelli che verranno impiegati nell’edizione appena iniziata, di cui due per le riprese e uno “ponte”, il quale, assieme all’aereo “ponte” viaggia in prossimità della zona nella quale avviene l’evento, la cui funzione è quella di collegare il punto da cui viene effettuata la ripresa con un punto di ricezione) nel quale vengono smontati i sedili del lato passeggero, al cui posto vengono installate le apparecchiature per la trasmissione del segnale audio e video, nonché quelle che consentono all’operatore di comandare attraverso un joystick la telecamera remotata con un sistema di stabilizzazione giroscopica che rende fluidi i movimenti, telecamera installata sulle staffe del veivolo.
Altrettanto spettacolari risultano le riprese effettuate dai cameraman a bordo delle motociclette (ne sono previste sei, in questa edizione, al seguito dei corridori).
Si tratta di moto granturismo, quindi di veicoli che escono dalla fabbrica principalmente per percorrere lunghi tratti di strada a velocità elevate, che necessitano, pertanto, di modifiche che consentono loro di percorrere anche tratti di strada con pendenze superiori al 20% a una velocità di soli 6/7 km/h.
Per evitare che il motore vada in sofferenza, viene quindi modificato il radiatore (così da aumentare la struttura radiante e, quindi, lo scambio termico) e vengono pure aggiunte due ventole supplementari azionabili qualora la temperatura dovesse comunque salire.
Anche per quel che concerne l’alimentazione, la moto viene rivista, tramite l’installazione di due dorsali in grado di consentire l’utilizzo dei trasmettitori, dei gps, nonché delle radio veicolari.
Per cercare di agevolare il lavoro del cameraman, inoltre, vengono installate due pedanine, che permettono all’operatore di rimanere più facilmente in equilibrio mentre riprende in piedi la tappa, appoggiando i polpacci sulle borse laterali in vetroresina (create ad hoc) al cui interno sono collocate le apparecchiature indispensabili per diffondere il segnale.
Si tratta di un lavoro di equipe difficilissimo, per il quale vengono impiegati piloti e cameraman professionisti che superano una serie di esami prima di essere abilitati ad affiancare i ciclisti in corsa. La sinergia fra pilota e cameraman deve essere elevata, poiché il primo deve costantemente controbilanciare la moto (che pesa 350kg) rispetto ai movimenti del cameraman, mantenendo il più possibile una guida fluida per far beccheggiare l’operatore il meno possibile, anche in occasione delle andature sui ripidi passi alpini a pochi chilometri orari di velocità.
Persone, prima ancora che professionisti, che lavorano decine di ore al giorno ed alle quali vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per l’eccellente lavoro che ci permette di assistere in prima fila a un evento che, dal vivo, dura solo pochi istanti durante i quali però, l’emozione è sempre tanta.
Buon Giro a tutti!
Stay tuned!
P.S.: un ringraziamento particolare va a Francesca, che sabato pomeriggio è stata la preziosa reporter in prima fila a Torino, che ha immortalato i cameraman e uno degli elicotteri a seguito dei corridori nella tappa iniziale del 104mo giro d’Italia, consentendomi di integrare questo articolo con i suoi video in slow motion. Grazie Francesca!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.