“Quando succederà qualche questione spinosa potremo eventualmente ripassarcela qui, tra amici, con calma e decidere, se del caso”
Veniva presentata così, da Enzo Tortora, il 28 febbraio 1965, in una puntata della Domenica Sportiva (il cui spezzone è presente all’interno dello splendido speciale disponibile su Raiplay per celebrare i 70 anni della trasmissione giornalistica più vecchia della RAI), quel sistema elettromeccanico utilizzato per la visione rallentata dei filmati che avrebbe dovuto comporre eventuali divergenze fra i tifosi di squadre che avevano incrociato i rispettivi destini nel corso della domenica pomeriggio.
Purtroppo, con il passare degli anni, le pacate intenzioni della vigilia si sono trasformate in scontri financo troppo accesi fra vari opinionisti (o presunti tali) in occasione di una serie di programmi televisivi (talvolta, ma non sempre) incentrati su quella che veniva comunemente chiamata la moviola.
Poco più di 50 anni dopo in Italia è stato introdotto il VAR (che non è la moviola in campo, bensì, come tutti sappiamo, uno strumento usato dagli arbitri per esaminare particolari situazioni dubbie).
Una svolta epocale nel modo di esaminare quelle che Enzo Tortora definiva “questioni spinose” che ha, di fatto, mutato anche le “esigenze” di noi telepcsportdipendenti, al punto tale che proprio durante questa stagione uno dei broadcaster che detiene i diritti per la trasmissione in Italia del campionato di calcio di serie A ha realizzato un format in collaborazione con la FIGC per analizzare gli episodi arbitrali della massima serie con l’ausilio delle comunicazioni audio tra l’arbitro e la Var Room.
“La nostra ambizione, che è una grossa ambizione, ma abbiamo il dovere di provarci è quella di cercare di migliorare la cultura sportiva di chi ci ascolta, dobbiamo cercare di migliorare la comunicazione anche quando si parla di arbitri, cercando la massima trasparenza possibile, quindi raccontare cosa succede anche per umanizzare la figura degli arbitri e dei direttori di gara”
Nella speranza che l’ambizione di Marco Cattaneo possa diventare realtà, e lasciando (volentieri) a opinionisti più autorevoli il commento sulla trasmissione (visibile non solo agli abbonati della piattaforma, ma anche sul profilo youtube dell’emittente), mi soffermo su un aspetto che, molto probabilmente, è passato inosservato ai più, viceversa intercettato da chi, come me, nutre una qual certa passione per le produzioni televisive degli sport in generale, e delle partite di calcio, in particolare.
Dall’ascolto dei dialoghi fra la sala VAR e gli arbitri in campo, in più di un’occasione ho avuto modo di percepire l’utilizzo tra arbitri e i tecnici in sala VAR di un linguaggio specifico, proprio di coloro che lavorano nel mondo delle produzioni televisive, frutto, con ogni probabilità, di una serie di apposite lezioni cui sono stati sottoposti gli arbitri appartenenti alla CAN al fine di padroneggiare con un siffatto linguaggio.
“Fammi vedere la retro del program”
“Ti do la 16”
“Mi fai vedere la GLT per favore?”
Uno slang che, molto probabilmente, è oscuro a coloro che non sono addetti ai lavori (né tantomeno sono mossi dalla medesima passione in capo al sottoscritto).
È questo il motivo per cui ho pensato potesse essere utile (almeno, spero, per qualcuno) associare all’immagine che vediamo nel programma in onda su DAZN, quella della corrispondente telecamera, in modo da consentire a ciascun telepcspordipendente di familiarizzare con questo lessico e capire di cosa si sta parlando, dando così vista alla presente “rubrica nella rubrica” di alcune mini puntate, a partire da questa, che verranno pubblicate nelle prossime settimane.
Di alcune di queste telecamere ho già avuto modo di parlare, mentre di altre, ancora no.
Partiamo da quelle che solitamente sono le prime telecamere che vengono (ri)viste in Sala VAR quando succede qualcosa all’interno dell’area di rigore, ossia la 16 metri e la GLT.
La 16 metri è una telecamera collocata in corrispondenza della linea lunga che delimita l’area di rigore, cioè, per l’appunto, a 16,50 metri dalla linea di porta (anche se, da “regolamento” può essere posizionata tra i 14 e i 22 metri dal fondo): solitamente è una telecamera dotata di ottiche grandangolari che oscillano dal 12 al 25X, in grado, pertanto, di farla “lavorare larga”, come si dice in gergo, “senza stringere troppo”.
Cosa significa? Significa che l’operatore di ripresa della 16 metri non deve ricercare il particolare o la giocata del singolo calciatore, in quanto il suo compito è quello, principalmente, di fornire delle immagini idonee a rilevare eventuali fuorigioco.
Specie prima dell’avvento del SAOT, all’operatore della 16 metri veniva richiesto di mantenere l’inquadratura in maniera tale da mostrare sempre il tocco del calciatore che gioca il pallone, al fine di dare un’immagine che consentisse di far comprendere al telepcsportdipendente l’eventuale sussistenza o meno di un fuorigioco (un modus operandi rimasto, di fatto, invariato, anche in seguito all’introduzione del SAOT, vale a dire il fuorigioco semiautomatico).
Indipendentemente dallo standard di produzione della partita, in un campo di serie A sono sempre presenti due 16 metri, una in corrispondenza di ciascuna area di rigore e, come abbiamo avuto modo di vedere, vengono utilizzate in Sala VAR anche in maniera incrociata tra loro, rivedendo, cioè, l’azione anche dalla 16 metri opposta a quella dell’area di rigore in cui si è verificato un determinato episodio.
Ma come è fatta una 16 metri?
Una domanda a cui riesco a rispondere grazie alle immagini che mi ha trasmesso un operatore di ripresa noto ai lettori di questa rubrica, ossia Thomas Deluca Gambini, che ringrazio.
Un’altra immagine “inflazionata” in sala VAR che viene messa in onda qualora accade qualcosa all’interno dell’area di rigore è quella proveniente dalla telecamera posizionata in corrispondenza della linea di porta, cioè quella telecamera che viene utilizzata (non solo ma anche) per mostrare l’elaborazione grafica del “gol/non gol”.
Una piccola precisazione, innanzi tutto: non esiste la GLT (acronimo di Goal Line Technology) come spesso si ode nei dialoghi, perché il sistema GLT è composto da ben 7 telecamere per ciascuna porta, una delle quali (quella che vediamo in onda) è ubicata sul prolungamento della linea di porta.
Non si sa molto di queste telecamere (anche in ragione dei diritti di proprietà industriale e intellettuale che tutelano questa tecnologia): ciò che si sa è che sono camere che scattano un numero elevatissimo di frames per secondo, non controllate da un operatore (né, ovviamente in loco, né tantomeno da remoto) e che non sono dotate di zoom (ciò non significa che tramite appositi software in sala VAR non si riescano ad ingrandire le immagini, sia quelle provenienti da questa telecamera, sia quelle che arrivano da altre camere).
Ma chi avrà seguito OPEN VAR nelle scorse settimane avrà sentito parlare anche di altre telecamere.
Quali?
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.