Non è certo il docufilm più adrenalico che ci sia. E, a ben vedere, già questa è una notizia visto che il protagonista, Steph Curry, è probabilmente l’atleta al mondo che negli ultimi anni è stato capace di provocare le maggiori scariche di adrenalina non sono nei supporters dei Golden State Warriors ma anche in chiunque ami la pallacanestro. “Underrated”, disponibile su Apple Tv+, solo a tratti, invece, indulge nella molto hollywoodiana tentazione di utilizzare il ralenty per tenere lo spettatore col fiato sospeso (la palla scagliata da quel mingherlino entrerà a canestro o no? Ci sarà gloria o, per parafrasare una celebre stripe di Charlie Brown, fallimento?). In realtà il regista Peter Nicks ha fatto della storia di Curry molte altre cose. In primis ha posto abbondantissimamente l’accento sulla natura (per l’appunto) di “underrated” (sottovalutato) di Steph: il docufilm si apre con la lettura del testo di accompagnamento con cui colui che sarebbe diventato il miglior tiratore da tre di sempre è stato presentato al draft Nba del 2009 e che, in sintesi, lo definiva uno scarso e del tutto inadatto alla lega più competitiva del pianeta. In pratica una sorta di seguito dei precedenti lavori di Nicks che si è occupato della vita e degli studenti in una high school di Oakland. In certe immagini di Steph ragazzino e anche in alcune di lui non più tanto ragazzino è quasi impossibile non vedere una similitudine fra lui e Peter Parker prima che diventasse (e pure dopo) l’Uomo Ragno: un nerd magrolino che prende il bus per andare a scuola e te lo immagini se non proprio bullizzato di certo guardato con uno sguardo di scherno dai compagni di scuola. E le similitudini non si fermano qui: ci sono i genitori che stanno sullo sfondo e soprattutto il padre “putativo” che nell’Universo Marvel è lo zio Ben e nella vita reale di Curry è stato il coach della Davidson, Bob McKillop, colui che più di tutti ha creduto in lui.
Il fil rouge del film non è la parabola sportiva di Curry ma quella…universitaria dato che il nostro, rispondendo a precisa esigenza della madre, si è laureato un anno fa, ultimo di quel gruppo della Davidson che divenne un caso nazionale con il raggiungimento delle semifinali Ncaa e la semifinale persa per un tiro sbagliato all’ultimo secondo. Quasi che, sulla falsariga dell’arrampicamuri più famoso del pianeta, Steph dovesse rispettare il motto “da un grande potere derivano grandi responsabilità” che, almeno nella versione cinematografica, è il mantra di Parker.
La domanda, alla fine è: è l’universo Marvel che codifica i personaggi a cui la realtà poi si ispira o il contrario? Un ottimo spunto si cui riflettere sotto l’ombrellone.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
TUTTE LE PUNTATE DE “LA NUCA DI McKINLEY”
IN MEDIA(S) RES | IL PODCAST SU SPORT&MEDIA