La miniserie “Shaq” (Sky Documentaries) è uno di quei videoprodotti che confermano come la NBA sia oggi non solo il campionato con più appeal al mondo; ma anche quello più capace di autopromuoversi. Ciò che conta sono i personaggi e le loro storie: tutto sommato ciò che producono in campo viene dopo. Tanto che ormai si può parlare di un universo NBA che in qualche modo ricalca quello della Marvel e dei suoi supereroi: da “The Last dance” a “They call me Magic”, da “Shaq” a “Stephen Curry Underrated” in uscita il prossimo 21 luglio su Apple Tv è tutto un proliferare di storie singole che danno vita, per l’appunto, ad un mondo dove le vicende dei personaggi s’incrociano, dove un buono di una serie diventa un villain o quasi in un’altra. Se la Marvel ha dato vita davvero con l’Uomo Ragno, gli Avengers e i Fantastici Quattro, alla più riuscita versione del tanto atteso e forse mai arrivato “grande romanzo americano” allora il video universo Nba non è altro che la trasposizione di quel romanzo su un parquet. Prendete Shaq ad esempio: la sua vicenda umana non è forse assimilabile a quella di Peter Parker, nerd della New York degli anni ’60 che poi si trasforma in un possente “dominatore”, che poi è la definizione che Shaq dà più frequentemente di sé stesso quando deve descrivere il suo muoversi in campo? D’accordo: Parker era uno studente gracilino mentre Shaq era già incredibilmente alto e dotato a 14 anni. Ma la figura del padre non biologico militare che lo sottopone ad una disciplina ferrea non è forse sovrapponibile a quello dello Zio Ben di Spiderman, che si è preso cura del giovane Peter quando questi rimase orfano?
Gli episodi di “Shaq” sono esteticamente molto diversi l’uno dall’altro. Più verboso il primo, più costruiti e appassionanti gli altri. La sua fase a Los Angeles con i tre titoli consecutivi e il duello di personalità con Kobe Bryant, il suo essere giocatore e assieme anche narratore di basket e manager sono gli aspetti che meglio emergono e che più convincono il telespettatore. Quello stesso spettatore che esce dalla visione con una consapevolezza: che dopo Shaq e Magic, dopo Kobe e Russell, dopo Antetokoumpo e Jokic ci saranno altri supereroi che poteranno avanti la saga. Wembanyama è già pronto a ricevere il testimone. Proprio come gli Avengers o gli XMen.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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