Mi sono chiesto più e più volte perché Netflix abbia cancellato dopo due stagioni la serie “Break point” dedicata al tennis. Non che non si fossero notati i presupposti del fallimento anche solo lanciando alla serie una fugace occhiata: nonostante gli sforzi degli sceneggiatori non c’erano spunti più o meno accattivanti che seducessero lo spettatore. Non quello appassionato di sport di racchetta e ancor meno quello che di tennis sa poco o nulla e magari vi si è avvicinato giusto perché Sinner è diventato un fenomeno anche mediatico che deborda oltre i confini rettangolari del campo da gioco. Per dire: ha certamente solleticato più la fantasia il fatto che un lucido pazzoide come Nick Kyrgios si sia trasformato in un composto commentatore per Eurosport (visto agli Australian Open) che non il rincorrerlo per le players lounge del circuito mentre smanetta sullo smartphone o passeggia con la fidanzata.
Di certo c’è che l’esasperato individualismo dei tennisti-azienda, dove ogni nome-top è un brand e come tale deve essere trattato, deve essere stato un bel problema per quelli di Netflix. Che si sono trovati probabilmente di fronte a più di “niet” quando hanno chiesto di potersi attaccare come cozze a questo o quel campione per riproporre quel (molto) presunto “dietro le quinte” che ha fatto la fortuna di “Drive to survive” per la F1. Devono essersi sentititi rispondere qualcosa del genere: perché il mio campione deve finire in un calderone di nomi mentre meriterebbe invece una serie ad personam? Infatti, pronti-via, ecco che sono filtrate le voci su una serie interamente dedicata a Carlos Alcaraz che sarà rilasciata l’anno prossimo.
Se però gli intenti di Netflix sono naufragati di fronte alle esigenze di visibilità dei singoli atleti c’è certamente stato anche dell’altro. E per capire cosa mi sono dedicato alla visione di “Full swing” di cui è disponibile la seconda stagione. Invece di singoli episodi dedicati ciascuno alle vicende di un soggetto o di uno specifico torneo, la docuserie dedicata al grande golf si presenta con un taglio diverso, come se avesse qualcosa in più da raccontare. E in fondo è proprio così: la stagione 2023 è stata contrassegnata dalle vicende legate alla guerra fra PGA Tour (il super circuito americano) e la LIV Golf dei sauditi che ha coperto d’oro alcuni protagonisti del circuito per aggiudicarsene le prestazioni. E la bravura di chi ha scritto la serie sta proprio nel fatto che un evento appartenente alla politica sportiva (dunque di per sé non esattamente affascinante) diventa “il” racconto e diventa pure appassionante. I colpi sui campi diventano il riflesso delle tensioni accumulate dai protagonisti e non solo un’esibizione para-circense. Anche perché McIllroy e Fowler, per fare due nomi, si prestano a essere parte di quel racconto invece di esserne il fulcro esclusivo. Lo spettatore ha la sensazione di entrare in un mondo (anche se il non visto e il non detto pesano pure qui: ne è prova l’utilizzo frequente di riprese effettuate durante le conferenze stampa, cioè in occasioni pubbliche e non in conversazioni private) che non conosceva, mentre in “Break point” quasi sempre il non detto prevaleva e si aveva la sensazione di assistere ad un racconto molto filtrato. “Full swing” rende assai più glamour il golf di quanto “Break point” abbia fatto col tennis.
Il segreto è tutto qui: una buona idea, nella fattispecie quella di fare di una guerra politico-sportiva il perno del racconto, funziona (quasi) sempre. Anche se i campioni compiono un passo indietro.
“Full swing” rende assai più glamour il golf di quanto “Break point” abbia fatto col tennis.
Piero Valesio
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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