Su Sky on demand è disponibile un film complesso e per certi versi respingente che si intitola “Tor”. È la storia di una direttrice d’orchestra megalomane (ispirata ad un vicenda vera) che finisce in disgrazia soprattutto a causa di un video “clandestino”, nato dal ri-montaggio vocale di una lezione, peraltro preziosa, che la direttrice aveva tenuto ad un gruppo di aspiranti leader orchestrali. In pratica, per incastrarla, un anonimo smanettone aveva rimontato le parole pronunciate dalla direttrice fino a far diventare il suo discorso un qualcosa di completamente opposto al senso del discorso originale.
Ora: sarebbe bello disquisire oltre della divina Cate Blanchett che interpreta la musicista ma in realtà questo lungo preambolo ci porta a occuparci di Gianluca Rocchi che, con tutta la simpatia, divino non è; e di “Open Var”, azzeccatissimo titolo della rubrica inaugurata da Dazn nella notte di domenica. Una rubrica in cui il designatore arbitrale in compagnia degli altri ospiti del post partita (si fa sempre fatica a ricordare i titoli dei programmi di Dazn) “fa ascoltare” gli audio dei dialoghi fra arbitri e sala Var riferiti agli episodi salienti, si badi bene, non della giornata appena conclusa ma di quella precedente: tra l’altro un po’ furbescamente introdotta come “l’ultima”. L’ascolto è assai accattivante perché si coglie l’apprensione di arbitri e addetti, la loro controllata ansia nel cercare di scovare la verità grazie alla tecnologia, il loro lavoro di squadra, l’ansia un po’ meno controllata del direttore di gara che deve fronteggiare i calciatori urlanti mentre si attende una sentenza.
Ma Rocchi non è Assange e gli audio di “Open Var” non sono dei wikileaks. Perché da che mondo è mondo è perfettamente inutile chiedere all’oste se il suo vino è buono: ti dirà che è ottimo. Guardi “Open Var” e non riesci a scrollarti di dosso la sensazione che quegli audio, prima di arrivare alle tue orecchie potrebbero (POTREBBERO) essere stati ascoltati e ri-ascoltati, selezionati fra quanti altri e mirati e celebrare la grande applicazione di chi li ha prodotti, a conquistare un credito presso i tifosi che da perfetti eterni dietrologi sospettano che ogni scelta sia frutto di una scelta “politica” precisa.
E poi, in tempi di AI, e qui c’entra il video che nel film incastra la divina Blanchett, chi può sostenere oggi o potrà azzardarlo in futuro, che quegli audio non siano stati magari “ritoccati” da un’intelligenza artificiale particolarmente intraprendente, che qualche parola troppo ingombrante non sia stata eliminata o che il senso di una frase non sia stato “reindirizzato” per evitare grane? Tanto il tempo c’è visto che gli audio più recenti non possono essere proposti perché, dicono a Dazn, il giudice sportivo non ha ancora emesso le sue sentenze. Intendiamoci: nessuno accusa Rocchi, i suoi collaboratori o Dazn di dolo, presente o futuro, ci mancherebbe. Ma viviamo ormai in un’epoca in cui certa tecnologia vive di vita propria, ciò che un tempo era romanzesco oggi è un pericolo da cui guardarsi.
Così com’è “Open Var” è soprattutto l’ultima puntata dell’eterno tentativo della classe arbitrale di scrollarsi di dosso la diffusa avversione che accompagna spesso il suo operato. Sarebbe una pura operazione di trasparenza se pronti-via (e forse manco in quel caso) si ascoltasse live il processo analitico che conduce alla decisione.
PS, E comunque alla fine viene da ridere visto che, come nel caso della palla dentro-fuori di McKennie in Juve-Lazio, la tecnologia non chiarisce nulla e, dopo lungo conciliabolo, il risultato è: non c’è evidenza. In altre parole: non si vede se la palla ha oltrepassato o no la linea e quindi vale ciò che ha deciso l’arbitro dal campo. Che era distante una decina di metri, come cent’anni fa. Sipario.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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