Scusate se parlo di Claudio Gentile; che non è la Maria della canzone di Gaber ma vale la pena lo stesso. Dalla grande abbuffata di celebrazioni che stanno accompagnando i quarant’anni al Mundial di Spagna la figura del terzino azzurro è emersa televisivamente con una grinta analoga a quella con cui il nostro annullò Maradona e Zico nei match contro Argentina e Brasile. Gentile l’ha fatta da padrone sia nello speciale Rai condotto da Marco Giallini sia nella miniserie “Italia-Brasile 3-2” prodotta dalla Eliseo di Luca Barbareschi e tuttora visibile su Sky On demand.
In fondo che Gentile sia assurto al ruolo di vestale di quei giorni memorabili non dovrebbe essere una sorpresa: lui non è mai stato uno qualunque, ma un ossimoro vivente dato che, ad onta del suo cognome, in campo randellava spesso come un fabbro. Con metodo e oculatezza certo: ma sempre di calcistiche randellate si trattava. Ora la novità è che il prode Claudio si è rivelato perfettamente in linea col cognome assurgendo al ruolo di narratore sopraffino. Molto, ma molto, più sereno, più sensibile e più comunicativo degli altri che sono intervistati per i prodotti citati: Zoff, Bruno Conti, Antognoni, Bergomi per non dire di Mancini che nello speciale Rai ha mostrato un’empatia con quegli eventi paragonabile a quella di un malcapitato che debba ritirare una cartella esattoriale.
Il “nuovo” Claudio Gentile si è rivelato capace di sorriso e lacrime sincere, di ironia centrata (quando ha raccontato della “fragilità” della maglietta di Zico pareva un comico professionista e consumato) e il suo stesso volto tradiva l’emozione del ricordo e un certo doloroso stupore davanti al tempo che passa. È stato ed è lui il vestale di un ricordo generazionale che ha travalicato ogni confine sportivo per diventare simbolo (come Piero Trellini ha ben raccontato nel suo libro “La partita” sui cui la miniserie Sky è basata) non solo della generazione che quegli eventi ha vissuto; ma del concetto stesso di imprevedibilità. O anche della capacità di restare convinti che quando tutti gli indicatori puntano in una direzione può succedere QUALCOSA che sconvolge tutte le convinzioni e porta la vita in una direzione opposta. Vedere Gentile sciogliersi in lacrime al ricordo del momento in cui Bearzot gli disse “Maradona lo prendi tu” è stato probabilmente l’antidoto più efficace contro la melassa di emozioni fasulle da cui siamo circondati ogni giorno, su ogni piattaforma, su ogni device e fors’anche in molti angoli della vita reale. A vederlo con quel volto un po’ così pedalare ai piedi dei colli comaschi da cui doveva scendere a piedi per allenarsi quando era ragazzino dato che il padre non gli pagava la funicolare, è stata la prova provata di quanto avesse ragione Ernesto Guevara quando raccomandava ai suoi: non perdete mai la GENTILezza.
Gentile è riuscito con una manciata di parole a essere ciò che il pur ottimo Marco Giallini non è riuscito a essere nello speciale “Il viaggio degli eroi” prodotto da One More Pictures e diretto da Manlio Castagna andato in onda la settimana scorsa su Rai 1 e visibile ora su RaiPlay: il neurotrasmettitore delle emozioni totali che quei giorni suscitarono in chi c’era. Forse l’esigenza era di far entrare in punta dei piedi Giallini su Rai 1 in vista del prossimo avvento su quel canale del suo imperdibile Rocco Schiavone; e in più metteteci che questa celebrazione televisiva (se ne ha traccia qui e là) avrebbe dovuto avere, negli intenti della rete e degli ideatori, il gusto di una beneauguranza in vista dell’avventura mondiale in Qatar: poi le cose, come ben sappiamo, sono andate diversamente.
Ma Gentile ci ha insegnato che può succedere di tutto, nella vita: anche che un giorno il tuo personale Bearzot ti metta la mano sulla spalla e ti dica: lo prendi tu, Maradona. E che tu debba raccogliere i tuoi stracci e partire per l’avventura.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.
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