La scelta estetica e di contenuto più originale di “MILAN 1994 – Più che una squadra” (produzione Sky, disponibile on demand) arriva alla fine del secondo e ultimo episodio. Quando il personaggio narrante, Billy Costacurta, è su un divano a riguardare la finale di Champions, divenuta epica, col Barcellona. Ma non è solo: al fianco c’è il compagno di sempre, Paolo Maldini. Che fino a quel momento, nelle due ore circa di prodotto, era comparso solo in spezzoni di interviste d’archivio. Paolo però non è mai inquadrato frontalmente. Sempre da dietro, come se fosse un ospite in incognito oppure l’uomo del mistero. Qualche volta la camera si sposta di fianco, come se fosse lo spettatore a scrutare Maldini dietro la spalla di Costacurta. Una scelta facilmente decodificabile visto i rapporti fra il grande Paolo e l’attuale dirigenza rossonera: è come se l’ex giocatore avesse voluto essere presente nella celebrazione di quell’anno straordinario e importantissimo per la vita del Milan e dell’Italia: ma in punta dei piedi. Come se fosse “quel” Milan ad appartenergli e non volesse in alcun modo apparire connesso con quello attuale, che peraltro non compare in alcun modo. L’oggi non esiste: anche i commentatori che raccontano quella stagione sono quelli che la vissero allora e i segni del tempo trascorso che segna i loro volti e quelli dei giocatori (tranne Franco Baresi che è sempre lo stesso) contribuisce in misura determinante a fare di loro una sorta di gruppo di guerrieri Jedi che hanno la responsabilità di tenere viva una sapienza antica e la memoria di una stagione che ha avuto i crismi dell’unicità.
Che quel Milan sia stato “molto più di una squadra” è chiaro ancora oggi, quando la potenza di quel messaggio è ancora evidente e ha ancora un ruolo nel discorso sociale e politico.
Ma c’è un altro aspetto, più profondo anche se legato al precedente, che rende “Milan 1994” un docufilm che merita di essere visto con attenzione. Il 1994 fu l’anno della discesa in campo politica di Berlusconi e quella scelta attraversa tutto il film con potenza forse superiore all’evento sportivo. Non solo il Cavaliere è presente ancora oggi nella contesa politica essendo nome e volto della campagna di Forza Italia per le Europee: ma è come se la manovra di marketing sportivo-politico di cui allora fu ideatore e protagonista (fare del Milan un modello per la sua iniziativa politica e raccogliere attorno a sé un’utenza che appoggiasse quell’iniziativa) trovasse nuova freschezza oggi, nell’imminenza di una importante consultazione elettorale. Si può dire che il titolo della serie sia stato quanto mai azzeccato e non solo perché in qualche modo richiama “Una squadra” prodotto da Domenico Procacci; ma che quel Milan sia stato “molto più di una squadra” è chiaro ancora oggi, quando la potenza di quel messaggio è ancora evidente e ha ancora un ruolo nel discorso sociale e politico. I guerrieri di Jedi di cui sopra (compreso un ineffabile Galliani) parlano di calcio: ma il ruolo che si trovano a ricoprire è anche politico, oggi come allora. Si capisce perché Berlusconi amasse così tanto Savicevic: i due erano accomunati da una genialità su cui ognuno può dare il giudizio che crede ma senza negare che nessuno fra gli uomini di calcio è mai riuscito a creare una storia sportiva che continuasse a restare parte di una operazione anche politica pure dopo la sua dipartita. Berlusconi c’è riuscito. Decisamente: molto più che un club.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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