Avvertenza: non ho nulla contro il portiere della Nazionale e del PSG, Gianluigi Donnarumma, e ancora meno con la giornalista Rai Tiziana Alla che è assurta, da qualche tempo, al delicato compito di bordocampista durante gli incontri degli azzurri.
I due in questione, lo sapete, sono stati protagonisti di un confronto verbale immediatamente dopo l’umiliante 5-2 che la Germania ha rifilato all’Italia martedì sera. Alla, riferendosi al passaggio sbagliato del portiere che ha causato il quinto gol tedesco, ha detto: “Non è la prima volta che capita” riferendosi all’errore (secondo lui e anche secondo molti osservatori, causato da un fallo di un avversario) che Donnarumma ha compiuto in Real-PSG di Champions e pure ad altri commessi nella Ligue 1 e in Nazionale. Il portiere (peraltro educatamente: non ha dato di matto alla Juric, per capirci) si è risentito, ha risposto piccato alla domanda, ha concluso l’intervista e se n’è andato.
Tutto normale se non fosse che (complice anche un tweet di Piccinini) la Alla si è, pronti-via, ritrovata e vestire i panni di una sorta di Dolores Ibarruri del giornalismo sportivo italiano, una pasionaria senza paura capace di spingersi ove nessuno aveva mai osato. L’erede di Camilla Cederna e Oriana Fallaci. È decollata una beatificazione immediata perché la suddetta ha avuto il coraggio di “fare una domanda” (che poi letteralmente domanda non era) che “andava fatta”. Implicitamente dunque lasciando intendere che quelle poche parole abbiano segnato una cesura fra il giornalismo sdraiato che spesso accompagna gli eventi sportivi e una new age segnata dall’avvento alla direzione di Raisport di Alessandra De Stefano.
Ora: a parte il cotè comico della vicenda (sempre di pallone stiamo parlando) mi permetto di avanzare un dubbio. Ma è poi così rivoluzionario, così coraggioso e così opportuno porre davanti agli occhi di un portiere che ha appena subito cinque gol che anche nel recente passato aveva commesso errori simili? Dove sta l’atteggiamento guevarista? La bordocampista ha tutti i sacrosanti diritti di fare le domande che vuole ma che si aspettava? Che Donnarumma intraprendesse ipso facto un percorso di autoanalisi in diretta? Che si inginocchiasse sui ceci (anzi: sui wurstel e crauti) e chiedesse clemenza?
Detto che nessuno sano di mente può provare nostalgia per le indimenticabili interviste cui l’indomito Amedeo Goria sottoponeva l’allora presidente delle Figc Abete nell’intervallo delle partite della Nazionale, c’è un tempo per ogni cosa e ogni domanda. Sa uno spunto del genere fosse stato posto a Valentino, ad Alberto Tomba o Adriano Panatta (tanto per citare tre sportivi-comunicatori di primissimo livello) in una situazione analoga ci si sarebbe dovuti aspettare qualcosa di molto peggio della stizza di Donnarumma. Ma ricordare ad un portiere che ha appena sbagliato i suoi errori precedenti, più che una domanda (se lo fosse stata avrebbe dovuto essere posta in altro modo) aveva tutto il sapore di una piccola provocazione. E alle provocazioni tutti reagiamo, ognuno come può e come sa.
Fare di Tiziana Alla una pasionaria che ha sfidato il potere mi sembra perlomeno eccessivo per non dire fuori luogo.
Ma il dibattito, come sempre, è aperto.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.
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