Nel profluvio di coloro che prendono spunto da un celebre film di Antonio Pietrangeli (“Io la conoscevo bene” con una giovanissima e indimenticabile Stefania Sandrelli) e inondano i social di ricordi personali su Gianni Clerici, scomparso all’età di 91 anni, oppure pubblicano foto e o ricordi di lui in realtà per parlare di sé stessi, vale la pena di riflettere sul perché la coppia di telecronisti composta da Gianni e Rino Tommasi abbia rappresentato un unicum nella storia del rapporto fra sport e tv.
Tommasi e Clerici hanno commentato il tennis in tv su Telepiù per anni a partire dal ‘91. Tommasi convinse Berlusconi (allora azionista del gruppo) che il suo partner ideale non avrebbe potuto essere che Clerici: a Silvio non piaceva il tono di voce di Gianni. Il loro modello di telecronaca resta irripetibile. Si potevano permettere di aprire i collegamenti cantando in coppia “Bongo Bongo Bongo/stare bene sol nel Congo” senza che nessuno ponesse questioni razziali o che scovasse, dietro a quella canzoncina, un altro significato che non fosse l’essere Tommasi&Clerici. Loro erano via via diventati non più una coppia di giornalisti-telecronisti quanto i creatori di un mondo. Che si riferiva sì a quanto succedeva in campo ma soprattutto ad un’aura che li avvolgeva e che faceva di loro dei protagonisti quanto i giocatori in campo e a tratti anche di più.
Rino era i numeri, la statistica. Gianni era la lettura di quanto lui vedeva e pochi altri vedevano, il piacere, il gusto del gesto, la creazione con le parole di “figure” (Edberg tacchino freddo, tanto per citarne una) che nessun social manager di oggi sarebbe nemmeno in grado di avvicinare. Funzionavano e basta.
Gianni andava oltre ciò che si vedeva in campo. Per lui il “quasi gol” di carosiana memoria era un punto di partenza: da lì partiva per aprire le porta di un mondo che ancora aveva qualche pretesa di elitarità e conduceva per mano il telespettatore dentro quel giardino dell’Eden. Dando valore e colore a ogni dettaglio, a ogni sfumatura. Tanto, per quanto riguardava il punteggio, c’era Rino. Un po’ come quando chiedevano a Platini perché a lungo camminasse in campo e lui rispondeva: tanto a correre ci pensa Bonini. E Rino era molto più di Bonini.
Non c’era stato nessuno come loro prima. Su Telemontecarlo (che trasmetteva un po’ di tennis) Lea Pericoli, voce sola, era la principessa che illuminava l’ascoltatore con la sua grazia: ma dalla tribuna d’onore. In Rai c’erano il distante Guido Oddo e l’emotivo-debordante Galeazzi. Rino&Gianni dalla loro cabina, facevano gruppo con chiunque li ascoltasse. Aprirono la porta al commento a più voci di qualunque sport (nel team c’erano anche Ubaldo Scanagatta e Roberto Lombardi) ma soprattutto fecero del tennis, per milioni di persone, un rettangolo di gioco dove, in realtà, si giocava anche a vivere.
Poi un giorno furono pensionati. E in molti ci siamo guardati attoniti chiedendoci perché. Volevano svecchiare il commento, c’era anche chi non li amava, il tennis e chi ci investiva sopra voleva quello sport in tv si rivolgesse di più ai giovani e ai possibili acquirenti di magliette. E uno che citava Joyce parlando di Lendl non rispondeva ai requisiti giusti.
Tutto il commento sportivo di oggi deve qualcosa o tanto a Clerici&Tommasi. Che poi altri abbiano tentato e tentino di scimmiottarli senza averne la classe è un altro discorso.
Ma adesso basta. Sigla.
Bongo Bongo Bongo/stare bene sol nel Congo
Bingo Bango Bengo/tante scuse ma non vengo/
Io rimango qui.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.
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