L’evento era di quelli imperdibili, destinati a occupare, anche visivamente, un posto importante nella storia dello sport. Come Tommy Smith e il suo pugno chiuso alzato durante la premiazione dei 400 ai Giochi di Città del Messico; oppure il gol di Maradona (sempre in Messico) che il telecronista argentino salutò come l’Aquilone cosmico. Oppure ancora come il duello di Digione fra Villeneuve e Arnoux. Però, qualcuno potrebbe obiettare, il ritiro di Roger Federer alla O2 Arena di Londra era stato annunciato; i commentatori erano facilitati perché non avrebbero dovuto affrontare un evento imprevisto.
Vero. Ma la dimensione di ciò che è successo dopo l’ultimo punto del doppio di Laver Cup che ha opposto Roger&Rafa a Tiafoe e Sock era prevedibile solo fino ad un certo punto. In realtà è andata in scena una sorta di ultima cena tennistica che si è rivelata per tutti presenti e per i milioni di persone che l’hanno seguita nel globo una gigantesca esternazione di sentimenti. Ognuno, piangendo con Roger&Rafa ha tirato fuori da sé il dolore anche fisico che si prova quando si entra a contatto col la certezza del limite.
Non una situazione facile per i telecronisti Jacopo Lo Monaco e Barbara Rossi. I quali, quando non c’era da tradurre il parlato di Roger nell’intervista, hanno compiuto una scelta coraggiosa e apprezzabile: sono stati zitti. Non una parola. Hanno lasciato che il gigantesco singhiozzare della O2 Arena si diffondesse nell’aere compiendo tre-quattro passi indietro e lasciando spazio, si è colto chiaramente, anche alla loro di emozione.
Una scelta scontata? Mica tanto. Pensate a cosa sarebbe successo se a commentare una serata così intensa ci fosse stato il telecronista (Non Adriano Panatta, per carità; l’altro) che ha commentato la Davis nello scorso weekend. Tutto si sarebbe risolto in un profluvio di parole, parole, parole. La stragrande maggioranza delle quali superflue. Il duo di Eurosport invece ha scelto che fosse la realtà a parlare e ha consegnato a chi stava guardando un ricordo visivo, uditivo e sentimentale che resterà nel tempo.
Quella di venerdì notte non sarà ricordata solo come quelle dell’addio di Roger; ma anche quella delle rivincita del silenzio. Una lezione, sicuro.
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PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.