Lele Adani è noto per la sua passione sfrenata per il calcio – sudamericano, in particolare – e per il trasporto con cui vive e commenta le partite. Assieme a Riccardo Trevisani forma una delle coppie di telecronisti più affiatate in circolazione. Negli ultimi 2-3 anni, tuttavia, l’ex difensore di Fiorentina e Inter, ha ricevuto molte critiche per essere diventato un po’ troppo prigioniero del suo personaggio, iper-competente ma a volte troppo enfatico e con un linguaggio eccessivamente tecnico (un po’ lo stesso tipo di critica ricevuta da Flavio Tranquillo, “reo” di parlare solo a una nicchia specializzata di appassionati). Famose, poi, le sue litigate in diretta con Massimiliano Allegri.
Oggi Adani si è reso protagonista di una “polemica interna” molto forte e diretta, come da suo stile. Intervenuto alla trasmissione radiofonica Deejay Chiama Italia (sul modo in cui Radio Deejay tratta il calcio si potrebbe scrivere un post, ma qui basti ricordare che il programma del sabato è affidato al duo Zazzaroni-Caressa…), Adani ha aspramente criticato la frase di Capello su Cristiano Ronaldo e, in modo collegato, “Il Club di Fabio Caressa”, vale a dire la trasmissione di Sky Sport che seguiva la sua telecronaca in Juventus-Milan. Di fatto una critica al programma della TV per cui lavora.
Capello aveva dichiarato che “Cristiano Ronaldo non salta l’uomo da 3 anni“, evidenziando quindi la parabola discendente del campione portoghese (peraltro, in una stagione tutt’altro che brillante fin qui, va menzionata l’azione con cui Ronaldo sfiorò il gol a Madrid contro l’Atletico a settembre). Adani ha risposto in questo modo:
“È una cavolata assoluta. Anzi, vi dirò una cosa. Se Dybala non avesse fatto il gol della vittoria tutti loro avrebbero criticato Sarri, vi faccio questa confidenza. L’Italia è questa, meno competenza e tanta polemica”.
Daniele Adani
Dritto al punto, quindi. Ricordiamo che Il Club, ieri sera, era composto da Caressa, Bergomi, Marchegiani, Capello e De Grandis. In assoluto, il discorso di Adani è condivisibile, nel senso che in Italia la ricerca costante della polemica, a discapito di ragionamenti più complessi, curricula e trofei vinti – e non stiamo parlando solo di CR7 – è il pane quotidiano. La potremmo definire “Ravezzanismo“, dal nome del direttore-conduttore dei programmi del circuito di Telelombardia, le cui trasmissioni si fondano sulla creazione e discussione di di casi e polemiche, molto spesso stucchevoli (e i risultati d’ascolto, peraltro, premiano tale impostazione mediatica). Del resto, siamo un Paese dalla memoria calcistico-sportiva – e non solo quella – a breve/brevissima durata.