Da quella che definisco la privilegiata posizione del mio divano di casa, mi ha sempre incuriosito il lavoro di chi sta dietro le quinte di un evento sportivo, grazie a cui ogni telespettatore ha la possibilità di assistere a un incontro, come se fosse dentro allo stadio.
Questa rubrica è nata così, con l’idea di raccontare quel mondo che gli altri non raccontano, che gira intorno allo sport in TV.
E grazie alla mia sfacciataggine (!), ho avuto per la prima volta la possibilità di parlare con uno di questi professionisti, raggiungendolo telefonicamente, emozionato, più io di lui, sebbene abbia quasi il doppio dei suoi anni, forse perché è la prima volta che parlo con uno la cui voce sento in tv il sabato pomeriggio.
Il primo di una (spero) lunga teoria di intervistati è Alessio De Giuseppe, giornalista bolognese classe 1997, che lavora per l’emittente televisiva E-TV, e che segue da bordo campo le partite della serie B, attualmente trasmesse da DAZN.

Reduce da Spal-Venezia, valevole per la 32ma giornata della serie cadetta, e in procinto di partire alla volta di Roma per seguire la trasferta del Bologna nella capitale, Alessio non mi parla della sua professione, ma mi racconta con l’entusiasmo di chi l’ha sempre inseguita, una sua grande passione, che coltiva fin dalla giovane età, da ben prima degli anni delle superiori quando con la scusa di andare in bagno, talvolta, usciva dalla classe per collegarsi con un’emittente radiofonica o televisiva per parlare di basket o di calcio.
COME PREPARA UNA PARTITA UN BORDOCAMPISTA TELEVISIVO
Mi spiega che un bordocampista prepara la gara fin dal momento in cui riceve la designazione, che gli viene comunicata assieme alla compagine, che, con lui, permetterà a noi divanofoli di vedere la partita in tv, dietro la quale, mi rivela Alessio, lavorano almeno una trentina di persone del broadcaster che produce il match, tra addetti al camion regia, cameraman, microfonisti, telecronista e bordocampista.
Dal lunedì che precede il match, Alessio inizia a studiare le squadre, dapprima vedendo la replica integrale dell’ultima partita giocata da ciascuna di loro, dopo di che iniziando a leggere giorno dopo giorno i quotidiani e le testate locali, per capire quali possono essere gli argomenti da sviluppare nelle interviste post gara, quelli che suscitano l’interesse dei tifosi delle due squadre, perché, in fondo, uno dei suoi ruoli, é proprio quello di fare al campione la domanda che gli vorrebbe sottoporre il tifoso.
Ma non solo: Alessio analizza le statistiche delle due compagini, individua quelli che possono essere i giocatori chiave, ossia quelli che possono risolvere l’incontro, confrontandosi già durante la settimana con il telecronista designato, e, naturalmente, segue le conferenze stampa dei due allenatori il giorno prima della match, buttando un occhio ai profili social dei vari giocatori.
Finalmente, dopo tanta attesa arriva il giorno dell’incontro, quello in cui Alessio è fra i primi a raggiungere lo stadio, almeno due ore e mezza prima del calcio d’inizio, non solo perché c’è il briefing con il regista, con il telecronista e con i responsabili degli uffici stampa delle due squadre (durante il quale si limano i dettagli per cercare di offrire allo spettatore un prodotto il più possibile senza difetti), ma anche per entrare nell’atmosfera del match, sebbene l’attuale emergenza pandemica abbia purtroppo annacquato questo passaggio.

Un’ora e mezza prima del kick off arrivano i pullman delle squadre assieme a quella degli arbitri: Alessio mi spiega che da quel momento in poi le antenne devono essere ben dritte per cogliere l’espressione di un giocatore che pensava di partire dalla panchina, mentre invece partirà dal primo minuto, o per intercettare qualche malumore di un escluso, semmai eccellente.
Il tutto, sempre utilizzando quel buon senso, che non deve mai mancare, perché se anche la tensione sale, ci si avvicina a grandi passi al momento dell’evento, quello più atteso da tutti, tifosi, giocatori e addetti ai lavori, per il quale questi ultimi hanno lavorato per un’intera settimana, incrociando dati e compulsando statistiche.
È tutto pronto, le squadre escono dal tunnel, lo spettacolo può finalmente iniziare: il bordocampista è il trait d’union tra il telecronista e le panchine, è colui che cerca, nei limiti del possibile, di fare la spola tra una panchina e l’altra per cogliere le indicazioni tattiche dei due allenatori; è il primo a capire se un allenatore fa riscaldare un giocatore perché non è soddisfatto di uno che ha schierato; è chi ogni tanto deve azzardare, per indicare in anteprima un cambio che avverrà di lì a poco, ovvero per anticipare i minuti di recupero che verranno concessi, quelli ai quali ogni tifoso si aggrappa nella speranza, molto spesso vana, di non veder uscita sconfitta la propria squadra del cuore.
Mi spiega che nel corso della gara un fondamentale ausilio glielo forniscono gli addetti stampa delle due società, nel rigoroso rispetto dei protocolli regolamentari che vengono fatti osservare dagli ispettori della Lega che stazionano con lui a bordo campo, lì dove vorrebbe essere ogni tifoso.
Quando la partita finisce, il bordocampista entra ancor di più nel vivo del suo lavoro con le interviste post gara, durante le quali, nel giro di pochi minuti, ha la possibilità di porre ai giocatori e agli allenatori non solo le domande che può essersi preparato nel corso della settimana (quelle aventi a oggetto i temi caldi d’interesse dei tifosi), ma anche quelle che hanno trovato origine match appena concluso.

UN ANEDDOTO TRA CAMPO E SOCIAL
E proprio in relazione a questo aspetto del suo lavoro, Alessio mi racconta un particolare aneddoto, figlio dell’epoca che stiamo vivendo, nella quale un giornalista non può non seguire pure i profili social dei giocatori e degli allenatori, grazie ai quali si può entrare in tempo reale nella vita di una persona.
Così, sabato 21 novembre 2020, Sebastiano Esposito, giovane attaccante, all’epoca in prestito alla Spal, ha segnato la sua prima marcatura nella serie cadetta, esultando in un modo decisamente particolare.

Particolare, sì, ma non per Alessio, che aveva seguito in settimana il profilo social della giovane promessa di Castellamare di Stabia, che aveva ritratto in una delle sue stories settimanali il suo piccolo cane, di nome Nano (peraltro anch’esso dotato di profilo instagram), circostanza che non è sfuggita all’attento bordocampista bolognese, che ha dimostrato nell’intervista post gara di essere sul pezzo, strappando un sorriso all’attaccante della Spal in un giorno che ricorderà per tutta la vita.

IL BORDOCAMPISTA AI TEMPI DEL COVID-19
Già, il sorriso, quello dei tifosi, che da oltre un anno non possono partecipare alle partite della loro squadra del cuore a causa dell’emergenza pandemica, dalla quale tutti auspichiamo di uscire quanto prima e a causa della quale i rapporti tra bordocampista, giocatori e addetti ai lavori non possono che essere distaccati.
Dallo scorso mese di giugno infatti, al termine della gara il bordocampista deve stare a debita distanza dal giocatore che intervista, indossando, ovviamente, il DPI, senza più reggere il microfono, posizionato su di un’asta.
E se il lavoro di un bordocampista è senz’altro più agevole senza i tifosi, perché il predetto riesce a cogliere tutte le espressioni di giocatori, allenatori e arbitri, con un velo di malinconia Alessio mi confessa che sarebbe più contento intercettare qualche dettaglio in meno, pur di tornare a lavorare in uno stadio pieno di tifosi che ti trascinano nella telecronaca.
Ho già abusato troppo della disponibilità di Alessio, al quale chiedo come ultima cosa dove immagina di trovarsi tra qualche anno.
Mi risponde che ogni giornalista deve avere delle ambizioni, ma deve lavorare sodo e quotidianamente, perché, come gli è stato insegnato in famiglia, il lavoro paga, sempre, ritenendosi un ragazzo fortunato, perché gli han regalato un sogno (o meglio, aggiungo io, perché lo sta vivendo, guadagnandoselo con il proprio impegno settimanale), come cantava un altrettanto giovane artista italiano, cinque anni prima che Alessio nascesse.
“Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette” scriveva Francesco De Gregori ne “La leva calcistica del 68”: ne sono sicuro, penso io, “il suo nome me lo sono annotato sul mio personalissimo cartellino”, come direbbe Rino Tommasi.
Grazie Alessio e ad maiora.
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.