Quando di mezzo c’è il calcio, si sa, l’italiano medio si trasforma, si libera delle frustrazioni quotidiane dando libero sfogo ai peggiori istinti. Accade che anche persone normalmente stimabili nei rispettivi campi d’azione, finiscano per perdere la trebisonda, scagliandosi in modo sguaiato e imprevedibile contro arbitri o avversari.
In questo contesto – malato di tifo e con una cultura sportiva assai limitata – i media hanno (avrebbero) un ruolo fondamentale, vale a dire quello di elevare il livello del dibattito, fornendo le chiavi d’interpretazione per analizzare fatti e situazioni nel modo più distaccato ed equilbrato possibile. Avrebbero, per l’appunto. Perché molto spesso, purtroppo, finiscono per comportarsi esattamente all’opposto, cavalcando le polemiche per mere ragioni opportunistiche/commerciali. Quanto accaduto in questi ultimi due giorni, dopo Juventus-Bologna di sabato, è uno spaccato molto indicativo di questo modo di fare giornalismo. Un’impostazione che Sport in Media condanna nel modo più assoluto.
DE LIGT e IL CORSPORT
Juventus-Bologna è stata una bella partita, giocata a buoni ritmi da entrambe le squadre. Il Bologna ha dimostrato un’ottima organizzazione, oltre che coraggio e determinazione. La Juventus ha giocato a tratti molto bene, creando diverse azioni, specialmente nel secondo tempo. Vittoria meritata della Juventus, con il Bologna che si è rivelato un avversario di buon livello fino all’ultimo minuto. Peccato che questa banalissima lettura, di una normale partita di campionato sia stata condizionata, meglio, inquinata, da alcuni media che hanno ridotto tutto il match all’episodio del presunto rigore negato al Bologna, a fine partita, per fallo di mani di De Ligt. Su tutti, si è distinto il Corriere dello Sport del direttore Ivan Zazzaroni, tifoso bolognese ed amico (ex?) di Sinisa Mihajlovic. Per due giorni consecutivi, il Corsport ha pubblicato in prima pagina degli editoriali a firma Alessandro Barbano. Il primo, surreale e strumentale, intitolato “Qualcuno ci spieghi le regole del gioco“. Il secondo, oggi, in cui a distanza di 36 ore ritorna su quell’episodio da moviola citando “il sorrisetto sardonico di De Ligt”: oltre il surreale.
Oggi è stato il turno di Mario Sconcerti, che nell’editoriale sul Corriere della Sera, primo quotidiano italiano, si è reso protagonista di una perla involantaria:
Riassumendo: il Corsport mischia le carte e contribuisce a creare ulteriore confusione sul regolamento (l’esatto opposto di quello che dovrebbe fare un medium sportivo). Sconcerti, in un uno-due di pregevole fattura, dapprima sostiene che si sia parlato poco del fallo di mani di De Ligt (il Corriere dello Sport ci ha fatto solo la prima pagina e l’editoriale, TV private, radio e social hanno parlato a lungo di questo episodio), per poi concludere che per lui era rigore, nonostante il regolamento. Proprio così: nonostante il regolamento (!).
Già, perché cosa dice il regolamento? Per farla breve, chi è interessato veramente a capire le regole del gioco – una percentuale molto piccola di tifosi, in realtà; la maggior parte preferisce sparare sentenze senza conoscerlo nemmeno in parte – dovrebbe avere la buona regola di leggere il medium più autorevole, oggettivo e formativo sui temi arbitrali: il blog dell’ex arbitro Luca Marelli. Se proprio si deve scendere sul livello del “vivisezionare le partite alla moviola, anche ai tempi del VAR”, dall’analisi di Marelli emergono alcune cose interessanti, completamente sparite dalle analisi – superificiali – di molti media:
- C’era un rigore per la Juventus per fallo di Bani su De Ligt
- Il gol del Bologna andava annulato per un precedente fallo su Bernardeschi
- Il secondo gol della Juventus andava annullato per fallo di Pjanic
- Il mani di De Ligt non è punibile, quindi niente rigore
Insomma, emerge un’altra partita – a livello di episodi arbitrali – rispetto a quella raccontata dai media che, anziché svolgere il loro ruolo informativo, hanno preferito buttare tutto in caciara, contribuendo a ingenerare ulteriore confusione tra i tifosi, già poco propensi al ragionamento e alla discussione oggettiva. Un esempio paradgmatico di disinformazione.