Lo spunto per questo articolo è arrivato da Indiscreto, sito imperdibile per chi ama il giornalismo sportivo senza filtri, con opinioni nette e non edulcorate. In un pezzo sul risultato di Filippo Tortu alla prima uscita stagionale sui 100 metri (9″97 ventoso), il direttore Stefano Olivari si è soffermato sulla “mediaticità” del nuovo talento dell’atletica leggera italiana.
Questo il passaggio più importante dell’articolo:
Stefano Olivari – Indiscreto
(…) la cosa che ci ha colpito è la quantità di persone normali, di solito più interessate al futuro di Sarri o Icardi, che ci ha chiesto in mattinata ‘A che ora ora corre Tortu? Su quale canale si vede?’ e poi nel pomeriggio ‘Cosa ha fatto Tortu?’.
Del resto prima di noi, che arriviamo sempre dopo, aveva intuito qualcosa Mediaset che ha mandato tutto il meeting in diretta sul Canale 20. Un meeting imperniato su Tortu, anche se è piaciuta molto la prova di Re nei 400. Di più, un meeting organizzato da Tortu, anzi dai Tortu, attraverso il loro Sprint Academy Group. A 21 anni questo ragazzo è già capace di far tornare i conti solo con sponsor personali (prima fra tutti la Fastweb che lo piazza in ogni spot) e televisioni: per l’atletica un miracolo, segno che Tortu è diventato un personaggio trasversale prima ancora di avere vinto qualcosa.
Siamo al calciocentrico ‘Cosa ha fatto Tomba?’ e ‘Cosa ha fatto la Pellegrini?’, per non ricordare il ‘Cosa ha fatto Mennea?’ (…)
Sono due gli aspetti salienti della storia. Il primo riguarda la mediaticità di Filippo Tortu. A soli 21 anni (il 15 giugno), è riuscito a ritagliarsi uno spazio notevole, anche a livello di sponsor, in uno sport sempre meno considerato dai media. Tortu ha scavalcato lo steccato dei media specializzati per approdare alla ribalta della TV generalista, sia con gli spot Fastweb che attraverso le ospitate da Fazio&Co. Non solo. Il fatto che Mediaset – non proprio il prototipo della TV multisportiva – acquisti i diritti televisivi e trasmetta le sue gare in diretta, è la dimostrazione che Tortu suscita attesa e interesse in modo ampio, non solo tra la nicchia degli appassionati di atletica.
L’altro aspetto interessante riguarda il cosiddetto “tombismo” o “valentinorossismo“. Tempo fa coniai questi termini per definire l’interesse occasionale per alcuni sport da parte di molti sportivi da divano. In altre parole, come avvenuto anche in passato, spesso in Italia uno sport diventa bello e appassionante solo se c’è un atleta (o una squadra) italiano/a altamente competitivo/a. Lo diventa ancora di più se questo atleta è anche un “personaggio” spendibile a livello mediatico. Gli esempi di Alberto Tomba e Valentino Rossi sono emblematici. Grazie ai loro successi, al modo di interpretare la gara (e il dopo-gara), al loro carisma, sci alpino e motociclismo hanno vissuto degli anni entusiasmanti a livello di popolarità e seguito. È entrata nei libri di storia (sportiva) “l’Italia che si fermava la domenica a pranzo per seguire la seconda manche di Tomba“. Ecco, con Filippo Tortu si comincia a respirare un clima di attesa simile, anche grazie al fascino dei 100 metri.
Il tutto, con due differenze sostanziali rispetto ai suddetti totem. In primis, Tortu non è (ancora) ai vertici mondiali della disciplina. Nei primi 5 mesi del 2019, infatti, già 9 atleti hanno registrato un tempo sotto i 10″. Il secondo, è che diversamente da Tomba e Valentino Rossi, Tortu non è un personaggio, anzi, è sempre molto posato e misurato. Di fatto, se il velocista brianzolo-sardo continuerà a crescere in modo così costante – prossimo appuntamento i 200metri al Golden Gala del 6 giugno – attirando sempre più “appassionati occasionali”, ci troveremmo di fronte a una nuova forma d’interesse, maggiormente legata all’aspetto sportivo (il risultato) e spettacolare (la disciplina) e meno al personaggio. Il problema principale sarà trovarle una definizione. Tortuismo non suonerebbe benissimo, ma saremmo ben lieti di utilizzarla.
immagine tratta da 20 Mediaset
Ehm… no.