Finalmente, dopo molto tempo perso e tantissime polemiche tranquillamente evitabili, si è arrivati all’unica soluzione plausibile: nel prossimo mese, causa Coronavirus, tutti gli eventi sportivi saranno disputati a porte chiuse. Negli ultimi 10 giorni, la Lega Serie A di calcio, i club e i tifosi sui social hanno dato vita a uno spettacolo indecoroso, un mix micidiale fatto di scarsa lucidità, tifo accecante, incapacità di valutare la situazione nel complesso, oltre a una totale mancanza di autorevolezza e credibilità.
Come ribadito nell’ultimo podcast di Sport in Media, occorrevano poche e semplicissime valutazioni. Sarebbe bastato partire dal contesto generale (in cui lo sport e il calcio sono inseriti, volenti o nolenti) che vede una situazione emergenziale, senza precedenti e quindi senza termini di paragone, che impone scelte drastiche, soggette a cambiamenti di ora in ora. Si sarebbe dovuto calare il tutto nell’ambito sportivo, in cui deve valere una regola d’oro, fondamentale, che è stata incredibilmente ignorata o dimenticata da molti protagonisti, media compresi: tutte le squadre devono poter competere nelle medesime condizioni, salvo provvedimenti sanzionatori. Punto. Invece, per due weekend, il calcio italiano non è stato in grado di rispettare questo principio basilare, applicabile concretamente attraverso due opzioni: o rinvio totale della giornata di Serie A o disputa di tutte le partite a porte chiuse. Tertium non datur (considerando l’impossibilità di disputare tutte le partite a porte aperte). Invece è stato partorito un pastrocchio inverecondo, con alcune partite disputate a porte aperte, altre a porte chiuse, tifosi del nord impossibilitati a entrare nel loro stadio, altri tifosi settentrionali che sono potuti andare in trasferta, altri ancora controllati all’ingresso col termo-scanner. Sul piano sportivo, poi, alcune squadre hanno giocato regolarmente, altre sono state costrette al rinvio a data da destinarsi, venendo meno al principio paritetico di cui sopra. Da questa mancata decisione preventiva è scoppiato il caos più totale, con la creazione di un clima irrespirabile, proprio nei giorni più difficili e particolari degli ultimi anni: un capolavoro al contrario.
PS, sempre in ottica “prevenire è meglio che curare e soprattutto litigare”, sarebbe opportuno già da ora decidere su un aspetto, come scrive giustamente Stefano Olivari su Indiscreto: “Bisognerebbe quindi fin da subito stabilire cosa si farà del campionato di Serie A in caso di quarantena dei calciatori di una squadra. Stagione finita? Stagione bloccata per proseguire con il caldo, magari dopo gli Europei e facendo slittare l’inizio di quella successiva? Stagione annullata? Non c’è ovviamente una risposta giusta, ma una risposta bisognerebbe comunque averla prima che il paziente 1 della Serie A si manifesti“.
E ORA? SERIE A IN CHIARO IN TV? FATTIBILITÀ, PRO E CONTRO
Prima di Juventus-Inter della scorsa settimana (…), si era discusso della possibilità che il Derby d’Italia potesse essere trasmesso in chiaro in TV. Era stata la stessa Sky Sport (titolare dei diritti in Pay-TV e proprietaria di TV8) a rendersi disponibile. Poi, nel più classico pantano burocratico italiano, la cosa è sfumata causa Legge Melandri che non prevede la trasmissione in chiaro delle partite di Serie A.
Oggi, dopo il provvedimento governativo che ha imposto le porte chiuse per il prossimo mese, si è riaperto il dibattito sulla trasmissione in chiaro, questa volta però estesa a tutte o a gran parte delle partite di Serie A. Ciò per evitare raggruppamenti presso bar o club e per consentire ai tifosi (soprattutto a chi è abbonato allo stadio) di poter assistere alle partite per cui ha già pagato. È fattibile? È giusto? Quali sono i pro e i contro di questa opzione?
FATTIBILITÀ
A livello generale, per consentire alle televisioni di poter trasmettere in TV in chiaro tutte/alcune/determinate partite della Serie A, basterebbe un comma inserito in un Decreto Legge (lo strumento legislativo utilizzato dal Governo in casi straordinari di necessità e urgenza), che superasse provvisoriamente la Legge Melandri. La difficoltà sarebbe la declinazione pratica: modalità di trasmissione, numero di partite tramissibili, suddivisione tra i vari broadcaster, ecc.
I PRO
Sicuramente la soluzione delle partite in chiaro in TV in questo mese di quarantena calcistica, renderebbe felici (o quantomeno più soddisfatti) i tifosi che hanno già pagato i loro abbonamenti o biglietti allo stadio, in alcuni casi anche molto profumatamente. Consentirebbe, inoltre, di evitare il formarsi di gruppi numerosi presso bar o locali pubblici, il rischio principale in questo periodo. In generale, poi, permetterebbe di risollevare un po’ l’animo ai milioni di appassionati, in molti casi confinati tra le mura domestiche (per necessità o scelta).
I CONTRO
Chi ha già un abbonamento a Sky Sport e/o a DAZN, non sarebbe molto d’accordo nel vedere “regalate” le partite (anche in questo caso con costi non proprio banali) a chi non ne possiede alcun abbonamento televisivo o, peggio ancora, a chi ne ha uno pirata. Soprattutto, non farebbero i salti di gioia i titolari di locali pubblici o bar, che pagano cifre elevate alle Pay-TV e che, in un periodo non semplice, potrebbero respirare un po’ (con gli stadi chiusi avrebbero un bacino di potenziali clienti decisamente più ampio).
Oltre a questo, la trasmissione in chiaro delle partite di Serie A, comporterebbe inevitabili polemiche tra i competitor televisivi. Un esempio concreto? Il Governo decide di aprire alla trasmissione in chiaro di 3 o 4 partite (le più importanti) a weekend. Chi le trasmetterebbe? Sky, che ne detiene i diritti, su TV8? E quelle di DAZN? E la Rai che si era già fatta avanti per Juventus-Inter? Ma allora perché non Mediaset, sempre attenta al calcio in chiaro? E questi diritti in chiaro avrebbero un costo da riconoscere alla Lega Serie A? Occorrerebbe un passo indietro da parte di tutti e un accordo globale nell’interesse generale, ma l’impressione è che potremmo assistere a delle beghe di stampo condominiale, sul modello di quelle vissute tra i club calcistici fino a poche ore fa.