Dopo l’ennesima, ineguagliabile impresa di Rafael Nadal al Roland Garros (per capire, a livello numerico, la grandezza di quanto fatto dal maiorchino vi consiglio questo post di Massimiliano Ambesi) il grande Paolo Bertolucci – uno dei protagonisti del “The last dance italiano” (cit. dalla prima recensione uscita su “Una Squadra, a firma Piero Valesio) – ha pubblicato una serie di tweet tra l’ironico e l’indignato sullo spazio dedicato a Nadal dalla Domenica Sportiva (Rai 2) del 5 giugno.
Questo il tweet finale:
Prima di questo tweet, Bertolucci ne aveva pubblicati altri dello stesso tenore:
TUTTO VERO, MA… #SIAMOQUESTI
Come sempre, generalizzare o non fare i dovuti distinguo tra giornalisti e media che hanno dato il giusto risalto all’ennesima vittoria di Nadal, sarebbe profondamente sbagliato. Oggi i quotidiani sportivi italiani, in un periodo calcisticamente molto scarico, se non per le partite di Nations League dell’Italia e per il dilagare della “seconda disciplina sportiva per seguito e spazi dedicati”, vale a dire il calciomercato (vedi puntata n.20 di #Sportinmedia2U), hanno riservato più o meno lo stesso spazio in prima pagina alla vittoria dello Slam n.22 rispetto a quanto fatto dopo la n.21 (31 gennaio, Australian Open). A dire il vero il Corsport lo ha ridotto, aprendo con Gnonto. La Gazzetta, in particolare, ha aumentato la “percentuale di spazio” occupata da Nadal in prima pagina, ma l’apertura del quotidiano rosa è rimasta sul calcio e sul possibile/probabile rinnovo di Leao. Insomma, nemmeno di fronte a un evento sportivo di rilevanza planetaria, nemmeno dinanzi a un record mostruoso, con pochi paragoni (nessuno?) in qualsiasi disciplina sportiva, ottenuto tra l’altro in uno sport iper-competitivo ed estremamente popolare su scala mondiale come il tennis, si è riusciti a dedicare una copertina semi-monografica a una leggenda dello sport. Lo ha fatto immancabilmente L’Equipe, ma risulta stucchevole rimarcare ogni volta la differenza di approccio e di apertura mentale (sportiva). Peraltro, l’unica notizia calcistica non parla di Ligue 1, ma del Galles qualificato ai Mondiali.

Detto in sintesi e in maniera brutale: in un Paese con un normale tasso di cultura sportiva, con tutto il rispetto, i vari Gnonto, Leao (il rinnovo possibile/probabile di) e tutte le varie ipotesi di calciomercato – quindi non notizie – finirebbero in un angolino di fronte alla grandezza sportiva di quanto combinato da Nadal.
Paolo Bertolucci, quindi, ha perfettamente ragione a sottolineare questo totale ribaltamento delle gerarchie mediatico-sportive. Un ribaltamento ormai cristallizzato, inscalfibile, in cui il calciomercato o le questioni calcistiche di poca rilevanza ottengono più spazio rispetto ad eventi sportivi di portata mondiale o quantomeno dal peso specifico infinitamente superiore a quello di un’indiscrezione di calciomercato.
C’è un però, però. L’Italia, meglio, i tifosi italiani – non gli sportivi, che sono in larga minoranza – sono questi, vogliono questo, si interessano maggiormente delle questioni di calciomercato della propria squadra rispetto al tennis o a qualsiasi evento/impresa sportivo/a.
Dopo l’Australian Open e dopo aver visto la prima pagina della Gazzetta dello Sport, scrissi questo tweet:
Col senno di poi, un tweet totalmente sbagliato e lontanissimo dalla realtà dei fatti. È esattamente il contrario: #siamoquesti.
E, si badi bene, non è una mia opinione o sensazione personale. C’è un dato, un numero che sintetizza perfettamente questo approccio allo sport da parte di media e tifosi (≠ sportivi) proprio legato al tennis e al Roland Garros.
IL PODCAST SU STORIA E ATTUALITÀ DEI MEDIA SPORTIVI
UN DATO EMBLEMATICO E DEFINITIVO
Martedì 31 maggio si è disputata al RG, in prima serata televisiva, la partita tra Rafa Nadal e Nole Djokovic, quarti di finale. Un evento sportivo enorme, il confronto tra i due tennisti più forti in attività (in piena attività, mi perdoni sig. Roger), ma soprattutto uno di quegli incontri destinati a fare la storia del torneo e dello sport in generale. Forse – ma è tutto da vedere… – anche una delle ultime sfide tra i Big Three (prima della vittoria di Nadal, 61 tornei dello Slam in 3). Quella sera la concorrenza televisiva in generale e sportiva in particolare era sostanzialmente inesistente, a meno che qualcuno non consideri tale la finale del Campionato Primavera di calcio (nei playoff di basket c’era gara 3 tra Tortona e Virtus Bologna, con esito piuttosto scontato, pur ricordando e applaudendo la bellissima stagione della neopromossa Bertram Yachts Tortona).
Insomma, al netto di tutti i soliti discorsi sulla differenza tra trasmettere un evento sportivo in chiaro o a pagamento e dei numeri non rilevati a livello streaming (quindi Discovery+ ed Eurosport su DAZN), c’erano tutte le premesse affinché tutti gli appassionati di sport italiani – o presunti tali – si sintonizzassero su Eurosport per assistere a un match paragonabile a un Ali-Foreman o a un Lakers-Celtics dei tempi di Magic e Bird.
Bene, sapete qual è stato l’ascolto televisivo di Nadal-Djokovic in prima (e seconda…) serata su Eurosport? 279.000 spettatori con il 2,3% di share (il picco è stato 424.000).
Senza scomodare i risultati delle reti generaliste e rimarcando ancora come confrontare gli ascolti in chiaro con quelli delle Tv a pagamento sia certamente forzato e spesso fuorviante, ecco un dato della stessa serata televisiva (martedì 31 maggio 2022): “Su Real Time Primo Appuntamento in Crociera ha ottenuto 372.000 spettatori con il 2%, nel primo episodio inedito, e 303.000 spettatori con il 2.3%, nel secondo episodio in replica“. Qui potete trovare gli altri dati della serata.
È palese che se la partita fosse stata trasmessa sul Nove – uno dei canali in chiaro di Discovery – avrebbe raccolto molti più telespettatori, ma in generale chi ama lo sport, sapendo di questa sfida a livelli siderali, avrebbe fatto i salti mortali per vederla (Eurosport, tra l’altro, rientra tra i canali base di qualsiasi abbonamento Sky).
Insomma, di cosa stiamo parlando?
Nemmeno 300.000 spettatori per un evento sportivo del genere, in prima serata, senza concorrenza calcistica o di altri appuntamenti televisivi rilevanti. In definitiva: caro Paolo, hai perfettamente ragione, ma #siamoquesti e i media sportivi – che avrebbero comunque un compito di diffusione e instillazione quotidiana di cultura sportiva tra i tifosi (perché non provarci, almeno?) – sono lo specchio di tale mentalità. Per questi motivi continuano a seguire questa impostazione, cercando di soddisfare le richieste dei tifosi (più numerosi e quindi commercialmente più interessanti degli sportivi) che chiedono a ogni ora del giorno notizie di calciomercato della propria squadra del cuore.
#siamoquesti e senza un lavoro profondo, di diversi anni, a partire dall’ambito scolastico, la mentalità sportiva prevalente in Italia, a tutti i livelli, sarà questa. Purtroppo.