Premessa doverosa: Sport in Media vorrebbe poter parlare bene di tutti, tessere le lodi di questo o quel medium per il modo di coprire o raccontare un evento, per una telecronaca o per una trasmissione. In tal senso, in questi giorni abbiamo avuto modo di elogiare le ottime telecronache di Fabrizio Tumbarello (Rai Sport) nel judo e la sorprendente leggerezza de “Il Circolo degli anelli“, il programma in prima serata di Rai 2 con la coppia Simeoni-Chechi in splendida forma.
Allo stesso tempo, però, quando ci si trova di fronte a scelte cervellotiche, interruzioni per dare la linea all’intoccabile Tg2 che comportano la perdita di una diretta importante (vedi finale di Alice Volpi di domenica 25 luglio), non si può tacere. E onestamente ci dispiace puntare il dito o criticare la Rai perché è evidente lo sforzo complessivo della redazione sportiva. Il problema di base nella copertura Rai dei Giochi Olimpici di Tokyo, ma è un discorso che si può fare da Atene 2004 in poi, è legato all’inaccettabile rigidità dei palinsesti Rai, unita in questo caso al limite-limitante delle 200 ore complessive di dirette, un tetto che porta Viale Mazzini a interrompere spesso gli eventi per lanciare il Tg Olimpico o, ancora peggio, per passare la linea alla consueta “Rete” e quindi al Tg2 (ne abbiamo già scritto qui).
In tutto questo, però, Rai2 è riuscita nell’impresa di “bucare” le dirette di due storiche – nel vero senso della parola – medaglie dell’Italia nel Sollevamento Pesi. Domenica 25 luglio il bronzo di Mirko Zanni non è stato mandato in diretta perché in quel momento stava andando in onda la differita della finale 3°-4° posto di scherma di Alice Volpi. Differita perché la diretta dell’incontro della fiorettista azzurra era saltata causa Tg2 delle 13.00. Ovviamente.
Oggi, Giorgia Bordignon ha conquistato, sempre nel Sollevamento Pesi, la prima medaglia della storia italiana ai Giochi a livello femminile e anche qui la Rai non ha mandato in diretta l’impresa dell’atleta lombarda.
Oltre a un problema di rigidità di palinsesti di Rete e al limite-limitante delle 200 ore, sembra chiaro che, in alcuni casi, manchi un po’ di flessibilità e dinamicità per saltare da un campo di gara all’altro in presenza di momenti cruciali. Spiace doverlo rimarcare, ma ai tempi dei social e dell’informazione in tempo reale, mandare in onda in differita un evento (peraltro storico) di cui tutti sanno già il risultato e di cui tutti stanno già discutendo in Rete, non è più scusabile.