Ci sono tante espressioni che ci vengono in soccorso quando si tratta di ragionare su incidenti verbali di vario genere. Ne citiamo due, dal popolare “un bel tacer non fu mai scritto” al letterario (e manzoniano) “del senno di poi son piene le fosse”. Un passaggio più contemporaneo viene dalla intro di Charlie, la benemerita newsletter del Post dedicata al giornalismo e che nell’ultimo numero si intitolava “Fare meno previsioni”. Una definizione che si attaglia benissimo al mondo del giornalismo sportivo.
L’esempio sommo è fornito dal calciomercato, una specializzazione cresciuta a dismisura negli ultimi anni, fino a degenerare. Una corsa – soprattutto social – a mettere il proprio cappello su un trasferimento annunciato per primi, spazzando pietosamente sotto il tappeto quanto invece toppato alla grande. Ma in quel settore si va un tanto al chilo: tra decine e decine di trasferimenti non puoi, prima o poi, non azzeccarne uno. E appuntarti la medaglia sul petto, in una lotta tra comari che diverte chi vi assiste.
Vengono poi le previsioni di chi vincerà: un campionato, una coppa, un torneo internazionale. Qui ci sono dati più oggettivi su cui lavorare perché, pur non essendo il calcio una scelta esatta, entrano in gioco aspetti da cui non puoi fuggire. Le eccezioni esistono, ma alla lunga non tengono. Come al Mondiale. Puoi applaudire la vittoria dell’Arabia Saudita sull’Argentina o quella del Giappone sulla Germania, ma sai che il titolo sarà affare per pochi. Pur senza una certezza finale, altrimenti saremmo tutti milionari grazie alle puntate azzeccate.
Infine ci sono le previsioni a breve, di chi si lascia andare a giudizi su una partita in corso, soffermandosi sui singoli. Lasciando da parte Antonio Cassano, le cui parole ormai sconfinano nel ridicolo quotidiano, è stato divertente seguire la telecronaca di Serbia-Camerun, con la coppia Dario Di Gennaro-Andrea Stramaccioni. Sul 3-1 per la squadra di Stojkovic, entra in campo Vincent Aboubakar. Di professione fa il centravanti, un buon interprete del pallone. La Francia raggiunta 18enne nel 2010, poi il Portogallo con il Porto e un paio di puntate in Turchia al Besiktas, fino alla scelta, nel 2021, di andare all’Al-Nasr in Arabia Saudita, dove pagano bene. A corredo una Coppa d’Africa nel 2017 (con titolo di miglior marcatore) e vari trofei nazionali, insieme con 92 presenze, 33 reti e la fascia da capitano spesso indossata.
Quando entra, chi commenta al microfono osserva: “Non è partito titolare, paga anche la scelta di essere andato in un campionato non allenante come quello arabo”. Come dire: che volete possa combinare? Frase un po’ buttata lì, visto cosa hanno proposto proprio gli arabi finora in Qatar (non uno di loro gioca all’estero). Frase che diventa avventata quando Aboubakar prima realizza la rete del 2-3, quindi offre a Choupo-Moting la palla per il 3-3. Il tutto nel giro di 3 minuti, undici dal suo ingresso. Ma, per dirla alla Charlie, “viviamo in un contagioso sistema che incentiva a fare previsioni sbagliate”.
Leo Lombardi