Quanto costa un abbonamento allo stadio in Premier League nel 2025-26?

Questa settimana ci trasferiamo in Inghilterra. Un recente articolo del New York Times ha infatti attirato la mia attenzione sui costi degli abbonamenti proposti dalle squadre di Premier League.

L’analisi qui riportata prende spunto e si basa su dei dati elaborati da The Athletic (New York Times), che ha esaminato i prezzi dei club, cercando quanto verrebbe a spendere un nuovo acquirente e vedendo quali sono i costi per i tifosi “storici”, che di anno in anno rinnovano la propria tessera. 

Ci si sofferma su quelli che sono indicativamente i prezzi solo per vedere le partite. Non sono quindi presi in considerazione gli abbonamenti con formule premium/hospitality acquistabili tramite i portali ufficiali dei club, che rappresentano un tipo di offerta diversa (e decisamente più onerosa)!.

Ne esce un quadro interessante. Tra le tante riflessioni che potrebbero prendere spunto da questa analisi, suggerirei di soffermarsi su un dato che sta prendendo piede un po’ in tutti gli stadi d’Europa: i club puntano sempre più a spremere i tifosi, aumentando i prezzi (biglietti/abbonamenti) tagliando fuori, di fatto, un “certo tipo” di tifoseria.

Se da un lato questo potrebbe essere senz’altro un bene, perché si vanno a “curare” anche alcuni aspetti malsani in seno alle “curve” (violenza, connivenze malavitose, ecc), dall’altro si rischia di spersonalizzare il tifo, eliminando un po’ quella componente popolare, ricca di tradizione e storia, che rende affascinante il calcio (ma lo sport in generale) nella Vecchia Europa.

Vediamo di capirci qualcosa di più.

I club puntano sempre più a spremere i tifosi, aumentando i prezzi (biglietti/abbonamenti) tagliando fuori, di fatto, un “certo tipo” di tifoseria.

INTRODUZIONE

Le presenze negli stadi d’Oltre Manica continuano a mantenersi alte, con molti club che hanno delle lunghe liste d’attesa per gli abbonamenti stagionali. Per altro verso, i ricavi da diritti televisivi restano molto redditizi. Ma per i tifosi diventa sempre più difficile sostenere il costo per seguire dal vivo la propria squadra.

I prezzi degli abbonamenti sono aumentati in modo significativo da dopo la pandemia. Se è vero che in questa stagione sette club hanno congelato i costi per assistere alle 19 partite casalinghe di campionato, è pur vero però che lo scorso anno tutti i club tranne uno – il Crystal Palace – avevano già alzato i prezzi.

Quest’anno la giustificazione alla crescita degli abbonamenti sembra sia legata all’aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro inglesi (club).
In ogni caso, guardare il calcio resta dunque un hobby costoso.

L’abbonamento stagionale consente ovviamente di assistere a tutte le 19 partite casalinghe di campionato. È più conveniente rispetto all’acquisto dei singoli biglietti (“ça va sans dire”), i cui prezzi, a loro volta, sono saliti.

Vedremo come le richieste di abbonamento siano alte, tanto che si sono adottate delle strategie per garantire il rinnovo per l’anno successivo solo se si è dimostrata una presenza costante allo stadio. Dieci club della Premier League hanno infatti introdotto politiche di utilizzo minimo
Arsenal, Aston Villa, Brentford, Brighton, Leeds, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Sunderland e Tottenham richiedono che l’abbonamento venga usato per un certo numero di partite, tramite presenza diretta, rivendita sul portale ufficiale o cessione.

Vedremo poi come per i tifosi il costo continui a salire, con regole più restrittive e minori agevolazioni, con il rischio che il calcio inglese, sempre più globale e televisivo, perda via via il contatto con le sue radici locali.

PREZZI E AUMENTI – un quadro generale

Passiamo ad una rapida carrellata su quelli che sono i costi di un abbonamento negli stadi inglesi. 

Diciamolo: i prezzi non sono mai “assoluti”. Pesano il nome altisonante del club, il momento di forma (perché la gloria passata non paga le bollette) e lo stadio che ti ospita. Consolazione: in Inghilterra, almeno, non rischi di guardare la partita da dietro a un pilastro arrugginito (e ve lo scrive un tifoso vicentino…) — gli impianti sono quasi sempre moderni e la visuale è garantita.

Partiamo da Fulham, dove a fine luglio c’erano ancora abbonamenti disponibili in vendita libera e un posto nella Riverside Stand costava 3.084 sterline (€ 3.570 euro!  Una media di 185 euro a partita…). Quelli più appetibili, a 486 sterline, erano esauriti da tempo.

Il Chelsea si assesta poco sopra le mille sterline (£ 1.095) e per ottenere l’abbonamento è necessario iscriversi ad una (lunga) lista d’attesa.

Arsenal (£ 1.726), Bournemouth (£ 1.164), Brighton (£ 1.035), Tottenham (£ 2.223) e West Ham (£1.720) superano abbondantemente quota 1.000 £ (1.150 euro).

Il Manchester City propone un’opzione a £ 1.600 nella zona 93:20settore popolare dedicato al minuto in cui Sergio Aguero segnò il gol della vittoria della Premier nel 2012.

Il nuovo “Hill Dickinson Stadium” dell’Everton, costato 800 milioni di sterline e…un corposo aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti per i Toffees

Il Brentford, tornato in Premier nel 2021, dopo ben 74 anni, per i posti a bordo campo, vicino alle panchine (“Dugout”) arriva a £ 815 (contro un massimo di £ 605 per gli altri settori).

Sempre a Fulham, nella Riverside Stand un abbonamento junior costa £ 2.570, anche se vi è un’opzione under-18 più economica a £ 154. Al West Ham l’abbonamento junior più caro è £ 1.720, ma c’è anche un’alternativa a £ 109.
Va detto che, per motivi evidenti, gli abbonamenti junior, pur esistenti, sono comunquecontingentati”, da momento garantiscono un’entrata inferiore alle casse dei club.

Il Burnley ha congelato i prezzi: l’abbonamento più costoso per adulti è £ 525. Mentre il neopromosso Sunderland ha venduto tutti gli abbonamenti, con il più caro a £ 780, nonostante un aumento del 9,5% sui rinnovi.

Sul fronte dei più economici, il West Ham propone il prezzo minimo (£ 345 – € 398), davanti a Burnley (£ 352), Newcastle (£ 362) e Bournemouth (£ 423).

Un appunto sugli aumenti praticati dall’Everton, che hanno toccato anche il 21% (non quelli “popolari, arrivati però al 12%), giustificati dal passaggio dal vecchio Goodison Park al nuovo Hill Dickinson Stadium. Un rincaro inevitabile, alla faccia di chi, anche dalle nostre parti, sostiene che il passaggio ad un nuovo impianto non determini un’automatica salita dei prezzi.

Tabella riassuntiva abbonamenti Premier League

Pos.ClubPrezzo (£) 2025/26 Prezzo (£) 2024/25 % aumentoabb. più caro (£)
1Arsenal1,1271,073+4%1,726
2Chelsea880810+9%1,095
3Tottenham856856+0%2,223
4Everton730650+12%900
5Liverpool713713+0%904
6Newcastle695662+5%940
7Bournemouth674633+6%1,164
8Aston Villa672640+5%992
9Brighton610595+3%1,035
10Manchester United608579+5%1,121
11Crystal Palace600545+10%980
12Nottingham Forest575550+5%915
13Wolves525525+0%939
14Brentford495495+0%815
15Leeds United495434+14%870
16Sunderland490440+11%780
17Fulham486473+2.8%3,084
18Manchester City425425+0%1,600
19Burnley352352+0%525
20West Ham345345+0%1,720

Tabella elabora e tratta tramite il sito www.givemesport.com

Gli aumenti incidono sul mercato dei trasferimenti?

Per la maggior parte dei club, i ricavi dalla biglietteria sono una piccola parte del fatturato.

Va detto infatti che questo tipo di aumenti non incidono granché sui bilanci delle società.

Escludendo i club neopromossi:

ClubRicavi da ticketing (%)
Arsenal21,4%
Manchester United20,7%
Tottenham20,4%
Chelsea17,1%

Per i club con stadi più piccoli le percentuali sono anche inferiori: Bournemouth 4%, Brentford 6,8%, Palace 7,2%, Forest 7,6%, Wolves 9,1%.

Escludendo quindi i top club, che possono contare su politiche di finanziamento più strutturate legate anche a sponsorizzazioni molto remunerative, per le squadre di fascia medio-bassa nella Premier League i diritti TV rappresentano il 60-70% delle entrate

L’aumento dei prezzi serve solo a ricavare qualche milione in più, che peraltro non ha nemmeno un impatto rilevante sul mercato.

Ne abbiamo avuto la riprova proprio nell’ultima sessione estiva, dove la Premier ha “speso” ben più di tutte le grandi leghe europee messe insieme, e non certo grazie agli introiti regalati dagli abbonamenti.

POLITICHE DI UTILIZZO MINIMO – Manchester City (e l’Inter in Italia)

Interessante poi notare una tendenza, che si sta diffondendo anche da noi, che vede sempre più club imporre agli abbonati di assistere a un numero minimo di partite o rivendere i biglietti se assenti, pena la possibilità di rinnovo per la stagione successiva (alcuni gruppi di tifosi del City hanno contestato giudizialmente questa misura ritenendola iniqua e discriminatoria).

Al momento, non risulta l’applicazione di politiche simili da parte dei club di Serie A. Tuttavia, alcune società italiane hanno introdotto misure che incentivano la presenza regolare degli abbonati.

Ad esempio, l’Inter offre ai propri abbonati la possibilità di garantire la prelazione per la stagione successiva solo se hanno effettuato almeno 8 accessi personali durante la stagione corrente. Questa misura, seppur non obbligatoria, funge da incentivo per una partecipazione attiva degli abbonati. Inoltre, all’abbonato è imposta l’eventuale rivendita del biglietto per la singola partita, cui non intenda assistere, solo tramite il canale ufficiale del club. Spesso, infatti, l’abbonato partecipava solo alle partite più importanti e poi “rivendeva” il posto per le altre.

PAGAMENTO A RATE

Un’altra particolarità, che denota forse come i prezzi comincino ad avere un certo impatto nei bilanci familiari dei tifosi, è che ogni club consente di diluire il costo nel tempo. Metà dei club si appoggia ancora a una società chiamata V12 Retail Finance, l’altra metà gestisce internamente i finanziamenti. In generale, chi paga a rate spende ovviamente di più:

ClubRate/mesi disponibiliInteressi (%)
Arsenal4 o 10 rate4,65 – 6,31
Chelsea8 mesi6,64
Fulham4 – 10 mesi4,46 – 7,32
Leeds6 o 10 rate5,36 – 7,32
Liverpool10 mesi7,32
Forestfino al 9,8

Crystal Palace offre 10 rate senza interessi, ma solo a partire dalla fase 2 di rinnovo (prezzi +7,5%).

Insomma, pure il mercato degli abbonamenti è diventato terreno fertile per spremere il tifoso anche dal punto di vista finanziario.

È un po’ quello che è successo anni fa nel settore del consumo dove, spesso, le grandi catene di vendita (ma pensiamo anche alle case automobilistiche) hanno smesso di affidarsi a finanziarie esterne per offrire prestiti ai clienti e hanno deciso di provvedere direttamente in prima persona. In questo modo si sono trasformate in vere e proprie piccole banche, capaci non solo di fidelizzare meglio il cliente, ma anche di trattenere al loro interno i margini legati agli interessi, controllando l’intero processo di acquisto e finanziamento.

CURIOSITÀ E POLITICHE DI ABBONAMENTO

Adesso curiosiamo tra le squadre per scoprire non solo le loro particolarità, ma anche le trovate più interessanti legate agli abbonamenti.

MANCHESTER CITY – l’abbonamento “Flexi”

Il Manchester City offre una tipologia di abbonamento denominata “Flexi”: questo consente una maggiore flessibilità, richiedendo la partecipazione a un minimo di 10 partite casalinghe della Premier League. Per la stagione 2025/26, i membri “Flexi” avranno anche la possibilità di trasferire il loro biglietto fino a tre volte a stagione

Come detto, il club ha poi introdotto una politica di utilizzo minimo dei biglietti: i membri degli abbonamenti “93:20”, “Gold” e “Platinum” devono utilizzare il loro biglietto per almeno 16 delle 19 partite casalinghe della Premier League. Di queste, devono partecipare personalmente ad almeno 10 partite, mentre per le restanti possono trasferire il biglietto o metterlo in vendita attraverso il sistema di scambio ufficiale del club.

MANCHESTER UNITED – sconto per gli anziani

Dall’altra parte di Manchester, sponda United, i prezzi degli abbonamenti per gli adulti sono aumentati del 5%, ma risultano più contenuti, oscillando tra le £608 e £1 121 per l’intera stagione.

Anche il MUN prevede un uso minimo obbligatorio per mantenere i diritti dell’abbonamento, col tifoso che deve presenziare ad almeno 16 delle 19 partite casalinghe di Premier League (inclusi trasferimento o rivendita ufficiale).

Interessante come qui sia previsto anche uno sconto per anziani: la fascia “senior” ora ha uno sconto del 25% (prima era il 50%), valido a partire da 66 anni di età.

CHELSEA Politica dei punti di fedeltà

Il Chelsea FC utilizza un sistema di “Loyalty Points” per determinare la priorità nell’assegnazione degli abbonamenti:

  • 1 punto: Partite casalinghe e trasferte contro grandi rivali come Arsenal, Tottenham, Manchester United, Liverpool e Manchester City.
  • 3 punti: Partite casalinghe e trasferte contro squadre di Premier League come Ipswich Town o Leicester City.
  • 5 punti: Partite nelle fasi iniziali delle coppe nazionali e nella fase a gironi della coppe europee.

Per la stagione 2024/25, erano necessari circa 148 punti per ottenere un abbonamento, equivalenti all’aver assistito a circa l’85% di tutte le partite del Chelsea nella stagione precedente.  

IL BRENTFORD – alternativa low cost

Il Brentford FC ha deciso di mantenere i prezzi degli abbonamenti invariati per la stagione 2025/26, sottolineando il suo impegno per un calcio accessibile e conveniente. I prezzi per le diverse categorie sono i seguenti:

CategoriaPrezzo (£)
Adulto (Band A)560
Senior440
Giovane (18–24 anni)395
Junior (11–17 anni)135
Under 11135

Certo, non stiamo parlando di un club di prima fascia, però va anche considerato che si tratta di uno stadio appena fuori Londra, che rappresenta una valida alternativa “low cost” rispetto alle big che giocano lungo il Tamigi.

lo stadio del Brentford, a poche miglia da Londra, struttura moderna e prezzi “a misura d’uomo”. FOTO

CONCLUSIONI

La tendenza è chiara: i club stanno cercando nuovi modi per spremere ricavi, spesso a discapito dei tifosi storici. Gli aumenti dei prezzi, quest’anno, sono stati più contenuti, ma intanto si moltiplicano regole come l’utilizzo minimo degli abbonamenti o l’obbligo dei biglietti digitali, misure che non tutti i supporter vedono di buon occhio.

Non si tratta, purtroppo, di un fenomeno circoscritto alla Premier League: queste logiche si stanno diffondendo in maniera trasversale in tutta Europa.

È vero, il caso inglese può essere considerato particolare: lì lo spettacolo — grazie alla qualità dei giocatori, al livello del gioco, agli stadi moderni e al contorno — riesce in parte a giustificare prezzi elevati.

Ma quando simili politiche vengono applicate altrove (Serie A compresa), senza poter contare su standard comparabili, forse bisognerebbe fermarsi a riflettere.

Il rischio, altrimenti, è evidente: perdere proprio quella componente che rende il calcio unico, ossia il tifo. E non parliamo delle frange violente (che vanno contrastate senza esitazione), ma di chi porta passione vera sugli spalti e contribuisce a creare quell’atmosfera che nessuna diretta televisiva potrà mai replicare. Con costi sempre più proibitivi, anche questi tifosi rischiano di restare fuori.

Non a caso il presidente Ceferin, non molto tempo fa, ha ricordato che “il calcio è di tutti”. Ma la domanda resta: fino a che prezzo?

Matteo Zaccaria | Coltiva la passione per tutti gli sport (tranne il cricket, che rimane un mistero), ma non ne pratica neanche uno (!). Avvocato vicentino, ma non “magna gati”. Appassionato del racconto sportivo in tutte le sue forme. Ritiene che se ti svegli nel cuore della notte per guardare una finale NBA, o hai una passione, o un problema, oppure entrambe le cose!
“Mi piace guardare lo sport in Tv. Contrariamente ai film non sai mai come va a finire” (Michael Douglas).

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