“The America’s Cup is the race with no second place”
Non c’è dubbio, la competizione velica più famosa, più affascinante e più ambita è l’America’s Cup: il detto recita che non esista il secondo posto in questa gara, o si vince o si perde.
Siamo arrivati alla 37° edizione, in cui vedremo 5 challenger affrontare il defender, Emirates team New Zealand, vincitore nel 2021 nelle acque di casa, a Auckland.
Per noi italiani, la coppa riveste un significato quasi magico, con una passione che si è cementata in maniera molto forte negli ultimi 40 anni, sulla scia delle imprese di Azzurra, del Moro di Venezia e infine di Luna Rossa (ma non dimentichiamo anche Mascalzone Latino). Tutte queste imbarcazioni hanno issato il tricolore nei mari di mezzo mondo, portato prestigio alla nostra illustre tradizione velica e coinvolto migliaia di appassionati, tanto che l’Italia è oggi uno dei primi mercati televisivi per la Coppa.
E a questo proposito, ritornano alla mente anche le notti insonni per seguire le regate “dall’altra parte del globo”, accompagnati dalle dirette di Raidue con le voci di Sandro Fioravanti, Cino Ricci e Mauro Pelaschier.
Ora la mitica “brocca” è sbarcata a Barcellona, ancora una volta in una sede che non è paese d’origine del defender, che ha diritto di scegliere dove gareggiare (e di solito lo faceva “in casa”, ma ora si deve necessariamente far prevalere gli aspetti economici).
Non ci saranno solo le gare della classe regina, ma si svolgeranno anche due manifestazioni di contorno, come la UniCredit Youth AC e la Puig Women’s America’s Cup, eventi rispettivamente per le giovani promesse della vela e per le donne, che si correranno su imbarcazioni più piccole e meno prestanti.
Andiamo a scoprire un po’ degli aspetti più interessanti di questo evento, dalle spese che devono sostenere i vari teams, ai costi dell’organizzazione, quanto si spende per andare a vedere le regate, la produzione televisiva, l’impatto sulla città e……il prossimo “Drive to Survive” in mezzo alle onde!
ATTENZIONE: l'intera America's Cup sarà ripresa anche nel "dietro le quinte", per realizzare una futura serie TV in stile Drive to Survive, per la regia di due premi Oscar (Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin - per Free Solo nel 2018).
I COSTI DEI TEAMS
Qual è budget per ciascun equipaggio?
Il budget per ogni team, nell’edizione del 2021, si aggirava in genere tra i 50 e i 150 milioni di euro. Questo per coprire la progettazione e la costruzione delle barche, la formazione dell’equipaggio, le spese logistiche e le campagne di marketing.
Per l’evento appena iniziato si parla più o meno delle stesse cifre, ma i dati reali li scopriremo forse fra qualche mese.
Ogni team di America’s Cup porta solitamente un contingente numeroso, tra cui velisti, equipaggio di supporto, personale tecnico e dirigenza. In media, un team può essere composto da 80-100 persone.
LE SPESE DELL’ORGANIZZAZIONE
Per ospitare una manifestazione di questa portata, come per altri grandi eventi sportivi, devono essere garantiti due elementi essenziali: da un lato, la disponibilità di infrastrutture, in questo caso quelle portuali, e dall’altro, la copertura del rischio dei costi di organizzazione dell’evento (“ça va sans dire”…).
Barcellona ha saputo formulare una candidatura vincente che rispondeva a questi due punti di partenza, e lo ha fatto in modo diverso dalle città che l’hanno preceduta nell’organizzazione dell’America’s Cup.
In molti casi infatti la proposta delle città ospitanti è quella di costruire infrastrutture costose, legate a trasformazioni urbane complesse che non sempre sono necessarie, mentre sulla costa catalana, dicono di aver ottimizzato quanto già esistente, limitandosi alla costruzione di un solo nuovo hangar, che verrà riutilizzato in futuro per scopi commerciali.
Come detto, vi è stata una forte collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, con le aziende che si sono assunte la responsabilità di rendere possibile l’evento, sintomo di una volontà forte di organizzare le gare.
Si parla di un esborso pubblico quantificato nell’ordine di circa 75 milioni di euro, a cui vanno sommati i denari messi dai privati, con l’aspettativa di un ritorno per la città pari ad 1 miliardo di euro in introiti (3 anni fa, nel golfo di Hauraki -Auckland, si stima che il governo neozelandese abbia sborsato una cifra intorno agli 85 milioni di euro).
L’IMPATTO SULLA CITTA’
Si dice che la città, con questo tipo di evento, forse dedicato a un pubblico più elitario e facoltoso, voglia anche liberarsi dal fenomeno dell’overtourism (sovraffollamento) per attrarre invece un turismo “di qualità piuttosto che di quantità” (riporto un link ad un interessante articolo del New York Times).
Le squadre, già un anno fa, hanno stabilito le loro basi al Port Vell, il vecchio porto della città, proprio a ridosso della spiaggia di Barcelonéta, e sono ben visibili da tutti proprio all’uscita della fermata della metropolitana.
Barcelonéta è già una delle zone più colpite dal turismo di massa, da cui si è allontanata gran parte della popolazione locale. Proprio con l’arrivo della Coppa poi, l’area è stata soggetta a forti speculazioni immobiliari legati all’acquisto di case e al cospicuo aumento degli affitti.
Gli attivisti sostengono che eventi come l’America’s Cup non attraggano un tipo di turista “migliore” e che spende molto, semplicemente portano più persone in una città che già fatica a far fronte all’abituale massa di visitatori.
Una delle argomentazioni dei detrattori locali della manifestazione, invero, appare anche fondata. Ci si chiede infatti perché una competizione così “sontuosa” abbia richiesto volontari per organizzare l’evento piuttosto che offrire lavori stagionali retribuiti (si parla di 2.300 volontari di cui 2.000 a terra e il resto in mare).
Certo, come sempre, i grandi eventi scontentano inevitabilmente qualcuno, che spesso coincide con gli abitanti del posto, che vedono magari sconvolta, in peggio, la loro quotidianità.
MA QUANTO COSTA ANDARE A VEDERE L’AMERICA’S CUP? LA HOUSE OF AC37
Allora, se qualcuno vuole guardare le barche gareggiare in lontananza, può farlo dalla bella spiaggia di Barcelonéta: certo la visuale non sarà delle migliori.
Ma ormai abbiamo imparato che ogni evento sportivo che si rispetti deve avere un’area hospitality adeguata e la AC non poteva essere da meno di altre manifestazioni.
Per tutta la durata dell’evento sarà infatti aperta la struttura denominata “House of AC37”, aperta dalla 12:30 alle 19:00, che gode di una delle migliori posizioni possibili con vista diretta sul campo di regata. Vi trovano posto schermi giganti, commenti di esperti e ristoranti di qualità da stelle Michelin. Vi si tengono eventi pre-gara, feste una volta finite le match-races, DJ sets e vi sarà anche la possibilità di incontrare i protagonisti e alcune leggende del mondo velico.
Certo, si può ben immaginare che anche queste “esperienze” non siano proprio a “buon mercato”.
Assistere ad una giornata di regate infatti, durante i round robin, costa 550 euro, la finale di LV Cup 950 €, mentre la finale della Coppa America 2024 viene via a ben 1.100 euro (!).
Attenzione però: se volete godervi tutta la manifestazione sul posto, dal 22 agosto a indicativamente la metà di ottobre, senza perdere un singolo match-race…basta che sganciate l’importo di euro 27.000,00 per l’abbonamento!
NB i prezzi sono IVA esclusa, che in Spagna è al 21%…
E se volessi seguire le regate dal mare? Nessun problema, i partners ufficiali della Coppa offrono servizi su varie imbarcazioni che per le finali oscillano tra i 400 e i 500 €.
Certo, per chi vuole risparmiare qualcosa, ci sono anche servizi che offrono la visione delle gare da una barca a vela, vicino al campo di regata, a partire da soli 28,00 € (un affare!).
Infine, volendo assistere a bordo di una propria imbarcazione, non si deve far altro che iscriversi sul sito ufficiale e saranno fornite indicazioni ed istruzioni su dove collocarsi nei pressi del campo di gara.
AMERICA’S CUP 360° CARD
Ma se a qualcuno non bastano le regate, l’organizzazione ha messo a disposizione degli avventori anche una utile tessera all-inclusive, denominata “360° card”, che al modico prezzo di 199,00 euro permette di svolgere alcune attività esclusive nel “villaggio” costruito al porto vecchio.
In primis, comprende una visita all’America’s Cup Experience Exhibition Center, un museo temporaneo dove scoprire le storie e le innovazioni tecnologiche che negli anni hanno caratterizzato la manifestazione, completo di simulatori VR e un cinema IMAX .
Inoltre è previsto un tour a piedi attraverso il villaggio, dove ammirare da vicino le imbarcazioni e le basi dei team, accompagnati da guide esperte, e uno a bordo delle Golondrinas, tradizionali imbarcazioni turistiche di Barcellona.
Ma il pezzo forte, è un volo in elicottero di ben 7 minuti, con vista panoramica sulla città e sul porto.
Insomma, cosa non ci si inventa per fare cassa (!).
PRODUZIONE TELEVISIVA
Pensiamo che la principale voce di spesa per l’edizione scorsa è stata la produzione televisiva, che ha raggiunto la cifra di 9,1 milioni di euro. Per l’edizione in corso ancora non si hanno dati in merito.
In effetti, se ci pensiamo, si tratta sicuramente di una produzione molto dispendiosa, che richiede l’utilizzo di molte telecamere, a terra e sulle barche, elicotteri, grafiche in realtà aumentata e una complessa raccolta di dati da integrare con le grafiche stesse.
Per l’edizione del 2021, il primo posto tra i top markets per l’aspetto televisivo, secondo il rapporto ufficiale pubblicato dagli organizzatori, lo ha vinto proprio l’Italia (24%), davanti al Regno Unito (14%), USA (12%) e Nuova Zelanda (9% – la finale lì ha raccolto un‘audience dell’85%!).
Per questa edizione i broadcasters ufficiali per l’Italia saranno (ancora una volta) Sky Sport, con al microfono il sempre attento e competente Giovanni Bruno, nonché la prima voce Guido Meda, a cui si affianca Mediaset, che ha sostituito la RAI (EBU ha acquistato i diritti per gran parte dei paesi europei, ma non per il nostro territorio) (su Eurosport si possono trovare gli highlights).
Visto l’interesse che c’è dalle nostre parti, chissà cosa succederebbe se la Coppa si potesse celebrare finalmente nelle nostre acque (se ne era parlato anni fa, ma non se ne fece niente).
DRIVE…..”SAIL” TO SURVIVE …
Quando, nel lontano novembre 2021, fu presentato il protocollo per l’edizione n. 37 dell’AC, colpì un paragrafo che recitava: “Al fine di aprire le porte e continuare a spingere per aumentare il pubblico globale dell’America’s Cup e dello sport della vela, una condizione di ingresso per i concorrenti è che accettino di far parte di una potenziale serie di documentari dietro le quinte. L’intenzione è di portare alla ribalta la segretezza, il dramma e le personalità di tutti i team“.
Insomma, anche questa volta ci dovremmo sorbire un ennesimo “Drive to Survive” (F1), qui in salsa velica, con le telecamere che avranno pieno accesso alla manifestazione (peraltro si annoverano diverse collaborazioni tra team di Formula 1 e di AC).
Grant Dalton, CEO dell’America’s Cup, ha affermato che “lo show farà conoscere un aspetto completamente nuovo di questo sport. L’AC è uno dei pochi eventi sportivi globali che si è svolto in ogni edizione con una scarsa comprensione da parte del pubblico di ciò che accade realmente, né della reale portata del talento delle persone o dell’innovazione coinvolte”.
Il rischio però è che questo tipo di prodotti, tutti bene o male copie del capostipite DtS, pur con alterne fortune, rischino di trasmettere ancora una volta un effetto deja vù.
Aspetteremo la futura recensione del nostro Piero Valesio su La Nuca di McKinley per trarre le opportune conclusioni, intanto godiamoci le regate e “forza Luna Rossa!“.
Matteo Zaccaria | Coltiva la passione per tutti gli sport (tranne il cricket, che rimane un mistero), ma non ne pratica neanche uno (!). Avvocato vicentino, ma non “magna gati”. Appassionato del racconto sportivo in tutte le sue forme. Ritiene che se ti svegli nel cuore della notte per guardare una finale NBA, o hai una passione, o un problema, oppure entrambe le cose!
“Mi piace guardare lo sport in Tv. Contrariamente ai film non sai mai come va a finire” (Michael Douglas).