Oltre alle straordinarie emozioni regalateci dalla spedizione azzurra, i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 saranno ricordati a livello video-televisivo per il confronto Discovery+ Rai 2 e per essere stati i primi a “prevalenza streaming“. A dire il vero, già a Rio 2016 e a PyeongChang 2018 lo streaming era stato largamente utilizzato da Rai ed Eurosport, ma per diverse ragioni non aveva recitato un ruolo preponderante nella visione dei Giochi.
Uno dei motivi per cui lo streaming non si era (è) ancora affermato definitivamente in Italia è legato alla sua “maturità tecnologica”, condizionata anche dalle ataviche problematiche infrastrutturali del nostro Paese (in questo caso, comunque, vi è l’attenuante della complessità orografica del territorio italiano). Dopo i Giochi 2018, tuttavia, lo streaming ha conquistato larghe fette di pubblico, non solo tra i giovani. Il tutto grazie alla spinta calcistica di DAZN e alla crescita costante degli altri sistemi OTT, da Netflix a Prime Video, fino all’ultimo arrivato Disney+. Non è un caso, quindi, se proprio a partire dall’imminente stagione calcistica, lo streaming sarà la via principale per seguire la Serie A (sul punto, e sulla tenuta della Rete per il live-streaming di eventi sportivi visti da milioni di telespettatori, permangono diversi interrogativi).
Tornando agli indimenticabili Giochi di Tokyo 2020, su Sport in Media ho dato ampio spazio al dualismo Discovery+/Eurosport vs Rai2, sottolineando in alcuni articoli i pregi e i difetti delle due proposte. In questo articolo, scritto poche ore dopo l’inizio dei Giochi, rimarcavo il confronto epocale tra streaming e Tv classica:
Si tratta, di fatto, di un confronto epocale tra due modi completamente diversi di intendere la copertura di un evento sportivo, peraltro unico nel suo genere. Da un lato di Discovery+/Eurosport, con il suo servizio innovativo, verso cui ci stiamo più o meno velocemente proiettando. Un servizio in streaming-OTT specializzato, che propone diversi flussi video e permette agli abbonati di scegliere in totale libertà l’evento che più interessa, senza subire le scelte della regia o le interruzioni pubblicitarie. Dall’altro, il servizio classico, tradizionale, arci-noto della Rai, con un canale – Rai2 – ribattezzato come sempre Rete Olimpica, che propone un grande contenitore olimpico in cui si salta da un campo di gara all’altro, soprattutto in presenza di atleti italiani. Una proposta che da un lato aiuta il telespettatore a orientarsi tra i mille eventi, ma dall’altro rischia di far perdere delle fasi di gara importanti per una serie di fattori: a) contemporaneità degli eventi; b) interruzioni pubblicitarie; c) interruzioni per il Tg Olimpico; d) interruzioni per il Tg2 (sigh).
Tale confronto è diventato ancora più intenso a causa dell’incredibile scelta dei dirigenti Rai in carica nel 2019 che, per risparmiare pochi milioni di euro, decisero di lasciar perdere i diritti streaming di Tokyo2020, creando una sorta di embargo olimpico internettiano per la Rai (a fine Giochi qualcuno ha sottolineato un paradosso, legato a quella scelta).
P.S., diversi siti, durante i Giochi, hanno ripreso quel mio articolo del 2019, guardandosi però bene dal citare la fonte. Un caro saluto.
Tralasciando ogni riferimento o valutazione sui telecronisti Rai e Discovery+/Eurosport, ecco alcune riflessioni sul lascito video-televisivo dei Giochi di Tokyo 2020.
- Dopo le inaspettate difficoltà iniziali sui flussi audio, Discovery+/Eurosport ha fornito un prodotto eccellente, permettendo agli appassionati di seguire in modo totalmente autonomo e indipendente qualsiasi campo di gara. Tutti noi appassionati ricordiamo come un sogno il mosaico interattivo di Sky a Vancouver 2010 e Londra 2012. Ecco, il player di Discovery ne rappresenta la naturale evoluzione tecnologica, con un plus e un minus. Il plus è rappresentato dalla copertura davvero totale dei campi di gara: dalle partite dei gironi del torneo di badminton e hockey prato, fino alle qualificazioni di taekwondo e karate, si poteva davvero vedere tutto. Non solo. Una chicca che non sarà sfuggita agli appassionati di atletica leggera, è stata quella della moltiplicazione dei flussi video: uno con la classica regia omnicomprensiva (quindi con le inevitabili leggere differite di salti o lanci avvenuti durante una gara in pista), l’altro interamente dedicato ai concorsi. Tutto molto bello (cit.).
Il minus è legato alla mancata presenza di un flusso che potremmo chiamare “Italia Team”. In pratica, una sorta di Diretta Olimpica in cui passare da un campo di gara all’altro in presenza di atleti italiani e guidare così gli appassionati nel marasma olimpico. Per fare questo, ovviamente, occorre un team specifico, ma questo tipo di servizio – simile a quello proposto da Rai 2, ma senza le irritanti limitazioni di spot e Tg2 – rappresenta lo step successivo a cui dovrebbe ambire Discovery+/Eurosport. Un progetto sui cui si può lavorare in vista di Pechino 2022 (i Giochi Invernali presentano meno contemporaneità rispetto a quelli Estivi e potrebbero essere una buona palestra per Parigi 2024). - Un altro aspetto molto interessante della copertura Discovery+/Eurosport è stato quello della gestione dei canali/profili social: Facebook, Twitter, Instagram. Un’integrazione costante, con un approccio e un registro linguistico adatto al tipo di canale utilizzato. Ovviamente i video – soprattutto quelli dei telecronisti che soffrono ed esultano in postazione – hanno avuto un’importanza centrale (anche per l’assenza della concorrenza…), ma considerando il fuso orario, anche i post riepilogativi e quelli di presentazione delle gare hanno contribuito in modo tangibile al racconto dei Giochi. In conclusione, chi detiene i diritti video-televisivi dell’evento non deve e non può più limitarsi alla classica copertura, ma deve sfruttare al massimo i canali social, sia a fini informativi che promozionali. Di fatto, soprattutto in presenza di eventi sportivi di questa portata, i broadcaster ufficiali devono pensare a una vera e propria redazione social, dedicata integralmente alla costante realizzazione di post per i tre suddetti canali. Discovery+/Eurosport lo ha capito e a Tokyo 2020 ha offerto una copertura social di ottimo livello.
- Verso la fine dei Giochi, il nuovo ad della Rai, Carlo Fuortes, ha assicurato che non ci sarà più un evento sportivo trasmesso dalla Rai senza copertura streaming. Insomma, nel 2021 (ma anche nel 2019…), se si acquistano i diritti televisivi di un evento sportivo è scontato/automatico acquistare anche quelli online. Questa è stata la principale, ingiustificabile mancanza del servizio pubblico, anche in considerazione del fuso orario e della necessità per molte persone – causa lavoro o ferie – di recuperare le gare On Demand.
- Ho letto diverse opinioni sulla copertura Rai a Tokyo2020. Qualcuno si è soffermato sui telecronisti, altri hanno puntato sugli ascolti, qualcun altro sul successo inaspettato (e meritatissimo) de “Il circolo degli anelli”. Detto che non è questa la sede per le pagelle dei telecronisti (ribadisco solo i complimenti a Fabrizio Tumbarello per le telecronache del Judo), occorre secondo me fare dei distinguo e non buttare tutto nello stesso calderone.
Per poter giudicare concretamente l’operato di Rai 2 durante i Giochi, è necessario secondo me partire da un fattore dirimente: il grado di passione/trasporto con cui si seguono le gare. Se si è realmente appassionati, si freme per un quarto di finale nella scherma o nel tiro con l’arco, ci si alza di notte per seguire una qualificazione nel canottaggio o una partita del girone di pallanuoto, la copertura di Rai 2 non può bastare (ovviamente appartengo ai facinorosi di questa categoria). Se invece i Giochi sono un passatempo e si accetta passivamente e acriticamente quello che viene proposto dalla televisione, la proposta Rai basta e avanza.
Purtroppo, a distanza di 17 anni da Atene 2004 o di 15 da Torino 2006, l’impostazione Rai del “Canale interamente dedicato ai Giochi” è ampiamente superata a livello tecnologico e insufficiente per il numero di ore trasmesse, oltre che a tratti indisponente per le continue interruzioni causa spot e Tg2. In questi casi, visto il flusso continuo di eventi e delle relative sovrapposizioni, emerge in modo plastico l’assurda rigidità dei palinsesti Rai (da non confondere con Rai Sport). Quello che è avvenuto durante la prima domenica, con Rai 2 che si è persa la diretta di due medaglie italiane, è la dimostrazione più tangibile di tutto questo.
L’eredità lasciata da Tokyo2020 è lampante. Se la Rai vorrà trasmettere nuovamente i Giochi estivi e vorrà fornire un servizio davvero completo e innovativo, dovrà agire in tre direzioni.
La prima è legata alla necessità di aumentare, almeno del 25/30%, le ore di diretta a disposizione. Essere costretti a contare i minuti o a interrompere le dirette per dare la linea ai Tg Olimpici ed evitare così di sforare le ore giornaliere, significa viaggiare in senso opposto all’essenza video-televisiva olimpica, fatta di continui rimbalzi di linea e di gare che si intersecano nei loro momenti culminanti. Chiaramente, un maggior numero di ore a disposizione significa trattare con chi detiene i diritti e sborsare una cifra più elevata, ma i Giochi Olimpici sono l’Evento sportivo per eccellenza e la Rai ha il dovere di trasmetterli nel miglior modo possibile.
La seconda riguarda la copertura televisiva. Basta con il canale olimpico “fittizio”, fermo all’impostazione di Atene 2004. Occorre un vero canale olimpico, in cui le dirette degli eventi abbiano la priorità su qualsivoglia spot e telegiornale. Dopodiché si possono limare diverse cose, si può essere maggiormente flessibili nei “cambi di campo” e nella scelta degli eventi da seguire, ma sono dettagli che si possono vedere in un secondo momento. L’importante è costruire un canale in cui, per 16 giorni, i Giochi siano sacri, come e più del Tg2. Se poi non si riesce a coprire tutto, c’è sempre il canale Rai Sport+HD (altro aspetto da riconsiderare negli accordi contrattuali).
La terza direzione, come detto, è quella della obbligatorietà della copertura streaming, che potrà in alcuni casi coprire eventuali sovrapposizioni o concomitanze difficili da gestire (vedi quarti di finale di volley e basket maschili). - I programmi di approfondimento hanno rappresentato il vero successo di Rai 2. Il riepilogo pre-serale con Jacopo Volpi e Julio Velasco (Fiona May non ha mai brillato come opinionista) è stato gradevole e con molti spunti interessanti. Niente di particolarmente innovativo – qualcuno si ricorderà i riassunti pomeridiani di Sydney 2000 con Marco Mazzocchi e il prof. Antonio Dal Monte ospite fisso – ma in certi casi non è necessario creare format particolari. Bastano semplicità e competenza.
“Il circolo degli anelli” ha conquistato tutti, grazie soprattutto alla chimica tra Alessandra De Stefano e i suoi ospiti, Sara Simeoni e Jury Chechi in primis. I collegamenti con le case dei medagliati – uno spunto da Calciomercato l’originale speciale Euro 2020? – e il racconto delle storie personali e familiari hanno rappresentato il perfetto trait d’union tra il programma sportivo e il talk serale di prima serata, favorendo così degli ascolti “trasversali”. Come già detto da altri, la Rai avrebbe al suo interno risorse e idee per produrre costantemente dei prodotti televisivi di qualità. “Il circolo degli anelli” non può e non deve essere un’eccezione, ma una costante.
Appuntamento a Pechino 2022 (mancano solo 170 giorni!) per vedere, è il caso di dirlo, se vi saranno delle novità nelle proposte video-televisive.